Bond: se tutti sono Green, chi lo è per davvero?
Lo Giudice (MainStreet Partners): gli investitori saranno il vero ago della bilancia, premiando gli emittenti che hanno una traiettoria precisa con obiettivi pianificabili e misurabili
Per la prima volta in otto anni, la Green Bonds Europe Conference ha ospitato quest'anno un segmento interamente dedicato all'inclusione dei fattori ESG nell'universo del reddito fisso: l'interesse mostrato dai partecipanti, tra cui emittenti, investitori, banche, società di rating e consulenti provenienti da tutta Europa, testimonia come ormai il mercato sia maturo non solo relativamente alle "obbligazioni green", ma anche per un passaggio ulteriore, che vede sempre di più e in modo crescente l'integrazione delle variabili extra-finanziarie ESG (Environment, Social and Governance) anche nel fixed income.

Le emissioni obbligazionari green continuano infatti a crescere: secondo i dati presentati a Londra da Environmental Finance, il mercato - che ha raggiunto quota 177 miliardi di dollari nel 2017 - è destinato a superare "quota 200" nel 2018 per avvicinarsi ai 250 miliardi. È chiaro quindi l'interesse da parte dell'industria europea, riscontrabile anche nell'emissione di green bond da parte di istituzioni finanziarie internazionali come la European Investment Bank (BEI), che ha recentemente pianificato un Sustainability Awareness Bond.
Se allarghiamo lo sguardo in generale alle obbligazioni tematiche, vediamo un aumento degli strumenti d'investimento sostenibili disponibili: oltre ai green bond, infatti, anche i social e sustainability bond si stanno guadagnando una fetta di mercato importante. Ma potrebbero essere i Transition bond la tipologia di obbligazioni più interessante per il futuro, ovvero bond emessi da società non green che si impegnano a diventare più sostenibili nel tempo attraverso la raccolta di debito.
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