Lo smart working piace in Italia ma il 65% lavora ancora in modalità tradizionale
Sangiorgi (Randstad): le imprese devono ripensare l'organizzazione del lavoro per consentire a tutti i dipendenti l'accesso a forme di flessibilità lavorativa e a un corretto equilibrio fra vita professionale e tempo libero
Lo smart working attira sempre più consensi fra i lavoratori italiani e anche le imprese cominciano ad aprirsi a iniziative di lavoro "agile". Oltre otto dipendenti su dieci (84%), infatti, apprezzano la smart working perché ritengono che migliori la creatività , la produttività e la soddisfazione sul posto di lavoro e l'84% crede che aiuti a mantenere un buon equilibrio fra lavoro e vita privata. Quasi un italiano su due ha già sperimentato forme di lavoro "agile" e il 43% dichiara di trovarsi in una fase di transizione dalla modalità di lavoro tradizionale (in cui tutti i dipendenti lavorano durante il classico orario d'ufficio) allo smart working, a conferma di come anche le imprese si stiano progressivamente adeguando. Ma quasi due terzi dei dipendenti lavorano ancora esclusivamente in modalità tradizionale. E in particolare le donne, il segmento di lavoratori più attento al tema del worklife balance, aderiscono con molto meno entusiasmo dei loro colleghi uomini al lavoro "agile", esprimendo meno fiducia nella sua capacità di garantire un corretto equilibrio fra vita privata e lavorativa (-11%) e preferendo, invece, il lavoro in ufficio (+10%). L'ultima edizione del Randstad Workmonitor - l'indagine trimestrale sul mondo del lavoro del secondo operatore mondiale nei servizi per le risorse umane, condotta in 33 Paesi del mondo su un campione di 400 lavoratori di età compresa fra 18 e 65 anni per ogni nazione - rivela una crescente richiesta tra gli italiani di flessibilità e autonomia professionale, ma anche una resistenza culturale in una buona fetta di lavoratori e imprese, che rimane legata alla modalità di lavoro tradizionale.

"Lo smart working in Italia è una realtà estremamente dinamica e in trasformazione che coinvolge quasi la metà dei lavoratori intervistati, con alcune imprese che già stanno effettuando la transizione dall'impiego tradizionale a quello agile ed altre che stanno applicando forme di flessibilità che riguardano il luogo e l'orario di lavoro", dichiara Valentina Sangiorgi, Chief HR Officer di Randstad Italia. "Tuttavia, nonostante la maggioranza degli italiani guardi con favore allo smart working, due terzi dei dipendenti lavorano ancora esclusivamente in ufficio e quasi uno su due teme che il lavoro agile possa avere ripercussioni negative sulla propria vita privata. Un segno che c'è ancora una barriera culturale da superare e che le imprese devono ripensare l'organizzazione del lavoro per consentire a tutti i dipendenti l'accesso a forme di flessibilità lavorativa e a un corretto equilibrio fra vita professionale e tempo libero".

I princiali risultati della ricerca
Nel dettaglio, secondo il Randstad Workmonitor, gli italiani sono fra i lavoratori che apprezzano maggiormente lo smart working. All'87% dei dipendenti piace perché permette di mantenere un buon equilibrio fra vita professionale e privata (+5% rispetto alla media globale e +7% rispetto alla media europea), una percentuale che in Europa è superata soltanto dal Portogallo (90%). L'84%, invece, ne apprezza il conseguente aumento di autonomia, produttività , creatività e soddisfazione sul posto di lavoro (3% in più della media globale e 5% in più della media europea); in Europa soltanto Francia (88%), Svizzera (88%) e Portogallo (90%) registrano consensi maggiori. Due italiani su tre (66%, +1% sulla media globale) vorrebbero lavorare occasionalmente in modalità agile, più di tutti gli altri europei, ad eccezione di spagnoli e portoghesi (73%).
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