Vino: aumentano i ricavi grazie a export e mercato domestico
Secondo il report di Mediobanca, il settore vede anche una crescita dell'occupazione. Positive le attese per il 2018. E brinda anche la Borsa
I dati pre-consuntivi del 2017 del comparto vinicolo italiano mostrano un settore in crescita per l'ottavo anno consecutivo (+6,5% rispetto al 2016). Si tratta del maggior incremento degli ultimi 5 anni. Anche nel 2017 l'export ha rappresentato il volano delle vendite (+7,7% sul 2016), in un quadro in cui anche il mercato domestico ha fornito un contributo decisivo (+5,2%). Lo afferma un report dell'Area Studi di Mediobanca che ha presentato l'aggiornamento annuale dell'indagine sul settore vinicolo italiano e internazionale.
Gli "spumanti" (+9,9% sul 2016) crescono di più dei "vini non spumanti" (+5,6%) e anche sul fronte dell'occupazione il mondo del vino registra un aumento, con un +1,8% rispetto al 2016. Quali sono le previsioni per il 2018? In linea con il segno più dei principali indicatori, le aspettative di vendite per il 2018 restano positive: il 93% delle società esaminate prevede di non subire un calo delle vendite nell'anno in corso, mentre solo il 7% attende una flessione dei ricavi. Il 17,4% ritiene addirittura che la crescita sarà superiore al 10%.

L'andamento dei top player nel 2017
I tre maggiori produttori per fatturato nel 2017 sono stati il gruppo Cantine Riunite-GIV (594 mln di euro, +5,1% sul 2016), Caviro (315 mln, +3,9%) e Antinori (221 mln, +0,4% sul 2016). Seguono Zonin, che ha realizzato una crescita del 4,2% portandosi a 201 mln di euro, e la Fratelli Martini a 194 mln (+13,3%). Sette società hanno realizzato nel 2017 un aumento dei ricavi superiore al 10%: La Marca (+30,7%), Farnese (+28%), Ruffino (+15,5%), Enoitalia (+14,5%), Contri (+14,1%), Fratelli Martini (+13,3%) e Mezzacorona (+13,1%).
Alcune delle società esaminate hanno una quota di fatturato estero quasi totalitaria, come Botter al 96%, Ruffino al 93,3%, F.lli Martini con l'89,9%, Mondodelvino (85,4%), Zonin con l'85,1%, La Marca e Schenk entrambe all'82,7%, Farnese con l'81,9% e la cooperativa Cavit (80%). Solo otto gruppi hanno una quota di export inferiore al 50% delle vendite.
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