L'Italia può cambiare passo
Loser (Arca Fondi): il nostro Paese ha dei plus e dei minus. Deve lavorare su questi ultimi e valorizzare le proprie eccellenze, sulla base dei risultati economici conseguiti
La Brexit farà il suo corso, e l'Italia deve fare le riforme per riguadagnare credibilità con i partner europei e ritornare a crescere. Partendo dal su risparmio e ricchezza privata, oltre che dalle eccellenze di molte nostre industrie. E' l'opinione di Ugo Loser, Amministratore Delegato di Arca Fondi SGR, che abbiamo intervistato.
Qual è il vostro pensiero sulla Brexit?
La Brexit è stato un momento fondamentale del processo di integrazione europea in quanto ne ha messo in discussione la solidità del progetto. E' stato un evento molto distruttivo che è avvenuto dopo il problema della Grecia e di quello del crisi del debito italiano.
Chiaramente, dal nostro punto di vista, la Brexit comporterà una accelerazione e una maggior determinazione nella persecuzione dei segnali molto incoraggianti che si vedono nelle iniziative tra Francia e Germania, a cui l'Italia ha l'interesse ed il dovere di unirsi.
Sarà possibile una Regrexit?
E' molto difficile che questo avvenga, ancorchè la maggior parte degli inglesi si sia resa conto che è loro interesse esser parte di un progetto più grande per esser un interlocutore credibile nel mondo globalizzato di oggi.
In tutto questo, il nostro Paese è solo alla finestra?
L'Italia ha un deficit importante di credibilità, ma ha un patrimonio altrettanto importante di massa critica di risultati economici conseguiti. E' chiaro che ha dei plus e dei minus. Deve lavorare su questi ultimi e valorizzare i plus.
Banalmente, se guardiamo alla nostra industria, ha 4mila miliardi di euro in risparmio privato, 10mila miliardi di ricchezza privata.
A questo si aggiunge una posizione fenomenale in molti settori, non solo il lusso e l'alimentare, ma nella meccanica, nella chimica e nel settore farmaceutico ecc. In questi settori operano molte multinazionali "tascabili" che hanno un potenziale enorme e che creano una enorme ricchezza. Quindi, in questo senso, l'Europa non può fare a meno dell'Italia. E questi sono i plus.
I minus sono chiaramente una struttura politica, conseguente sia all'assetto istituzionale sia al retaggio culturale del Paese, che ci rende storicamente poco affidabili. A questo si aggiunge una mancanza di disciplina finanziaria che ha creato un sacco di problemi, in primis a noi e poi ai nostri partner europei nel passato.
E qual è la vostra visione nel breve termine?
Nel breve è positiva, nel senso che la lista delle cose da fare per l'Italia e per gli italiani è scritta. Chiaramente, possiamo avere varie modalità e diverse gradazioni nella determinazione di perseguire l'agenda delle riforme, ma questa è ineluttabile. E comunque, con tutti i problemi di tenuta politica, queste riforme sono state fatte da entrambi gli schieramenti.