I lavoratori italiani chiedono incentivi per assunzioni e formazione
Cerasa (Randstad): per oltre due terzi dei dipendenti l'occupabilità è responsabilità condivisa tra lavoratori, governo e imprese. Il 91% vuole incentivi per l'aggiornamento professionale
Per restare competitivi sul mercato del lavoro gli italiani si rimboccano le maniche, ma chiedono la collaborazione del governo e delle imprese. L'85% dei lavoratori ritiene che mantenere l'occupabilità sia una responsabilità condivisa tra gli stessi lavoratori, il governo e le imprese. E il ben il 91% chiede al governo incentivi alle imprese per facilitare le assunzioni, mentre la stessa percentuale vuole incentivi direttamente ai dipendenti per stimolarli a investire nel proprio sviluppo professionale. Se nove dipendenti su dieci vorrebbero un programma di formazione intensivo offerto dalla propria azienda, tre su quattro chiedono alle imprese di aiutare la forza lavoro più senior ad aggiornare le proprie competenze.

L'ultima edizione del Randstad Workmonitor - l'indagine trimestrale sul mondo del lavoro di Randstad, secondo operatore mondiale nei servizi per le risorse umane, condotta in 33 Paesi del mondo su un campione di 400 lavoratori di età compresa fra 18 e 65 anni per ogni nazione sul tema della responsabilità dell'occupazione - rivela tra gli italiani una richiesta generale di impegno ai lavoratori stessi, alle istituzioni e alle imprese, consapevoli della necessità di un dialogo costante fra tutte le parti in gioco nel mercato del lavoro.
"Gli italiani hanno capito che in un mondo del lavoro sempre più mutevole e competitivo bisogna assumersi la responsabilità della propria capacità di essere attraenti per il mercato", ha dichiarato Marco Ceresa, Amministratore delegato di Randstad Italia. "Dalla ricerca emerge però anche la convinzione diffusa che alti livelli di occupazione siano il risultato della partecipazione condivisa fra lavoratori, imprese e governi, una concertazione spesso più apparente che un'alleanza sostanziale su obiettivi comuni: il risultato è che il lavoratore, pur facendosi carico della propria occupabilità, avverte la sensazione di uno sbilanciamento di responsabilità nei suoi confronti e il bisogno di una collaborazione più costante e concreta fra le parti".

Nel dettaglio, secondo il Randstad Workmonitor, il 78% degli italiani si sente il principale soggetto responsabile della propria occupabilità, ma quest'onere è avvertito meno intensamente sia rispetto alla media globale (85%) sia alla maggior parte dei paesi europei, fra i quali soltanto Grecia (72%) e Ungheria (56%) registrano percentuali inferiori. Più forte, invece, è la sensazione che per garantire alti livelli di occupazione la responsabilità debba essere condivisa fra lavoratori, imprese e governi: lo pensa l'85% degli italiani contro la media degli altri paesi pari all'81%; in Europa soltanto i norvegesi registrano la stessa percentuale, tutti gli altri paesi europei sono meno convinti di questa opzione. In Italia è anche più diffusa la tendenza a concentrare nei governi e nelle imprese l'obbligo di mantenere elevata l'impiegabilità dei dipendenti. Il 69% dei lavoratori italiani ritiene che il governo dovrebbe intervenire per centrare quest'obiettivo, ben 13 punti in più della media globale (56%), un valore che in Europa è superato soltanto dalla Francia (72%). Il divario dalla media dei Paesi analizzati si dimezza se si considera la percentuale di impiegati che conferisce la responsabilità dell'occupabilità alle imprese: oltre due italiani su tre affidano alle imprese questo compito (70%), sei punti sopra la media globale (64%), una convinzione condivisa anche da molti paesi europei, come il Belgio (75%), la Francia (79%), l'Olanda (72%) e la Spagna (84%).
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