Non è finita finché le Banche centrali intervengono
Ward (J.P. Morgan AM): dopo un periodo di volatilità eccezionalmente bassa, quest'anno potrebbe essere opportuno adottare un approccio più flessibile
Nel 2017, il contesto macro ha offerto terreno fertile alla maggior parte degli attivi. La ripresa si è rafforzata in termini settoriali e geografici e, sebbene i rischi di deflazione si siano attenuati, l'inflazione non è riuscita ad accelerare in misura sufficiente a rovinare la festa. Le Banche Centrali si sono impegnate a mantenere una politica accomodante nell'immediato futuro, con soddisfazione degli investitori azionari e obbligazionari. L'interrogativo che si pone la maggior parte degli investitori è: è troppo bello per durare?

Riteniamo che vi siano pochi motivi di preoccupazione immediati. La ripresa è probabilmente "matura", ma vi sono ancora spazi per una diffusione dell'espansione sia in Europa che nel mondo emergente. Se non altro, i rischi macroeconomici stanno attenuandosi e vi è addirittura potenziale di rialzo, ammesso che la produttività cominci a risalire di pari passo con gli scambi commerciali e gli investimenti. Anche negli Stati Uniti, dove il ciclo è più maturo, gli indicatori anticipatori si mantengono forti e prospettano utili societari robusti.
Mentre la Federal Reserve (Fed) continuerà lentamente ad aumentare il tasso dei Fed Fund, i tassi a lungo termine sono destinati a essere frenati dalla perdurante politica accomodante della Banca Centrale Europea (BCE) e della Bank of Japan (BoJ). Non si deve sottovalutare l'impatto dello straordinario impegno della BoJ ad ancorare il rendimento dei titoli di Stato decennali allo 0%. Dimentichiamo "non combattere la Fed"; è la BoJ che dovremo tenere sotto controllo.
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