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24/01/2018

idee

La sostenibilità passa anche dagli investimenti nell'istruzione

Mortier (Degroof Petercam AM): l'OCSE ha mostrato che la spesa pubblica destinata all'istruzione è ampiamente ripagata da maggiori entrate fiscali, salari e produttività più alti

La sostenibilità di un Paese dipende anche dalle generazioni future. Investendo nelle capacità di oggi, ci si assicura la partecipazione futura della popolazione non solo all'attività economica, ma anche al finanziamento della spesa pubblica.
Tra i diversi Paesi OCSE si riscontrano grandi differenze in termini di spesa pubblica destinata all'istruzione. La crisi finanziaria ed economica del 2008 ha avuto delle gravi conseguenze sui Paesi maggiormente coinvolti, che sono stati costretti ad attuare dei tagli in seguito a riduzioni drastiche del budget.
Eppure, sono numerosi gli incentivi che spingerebbero gli Stati ad investire nell'istruzione, in quanto una popolazione con migliori competenze contribuisce ad:
a) Accrescere il livello dei salari e migliorare le prospettive lavorative individuali;
b) Aumentare la produttività e le entrate delle aziende;
c) Accrescere le entrate fiscali per i governi.

Potenziare il livello di competenza di una popolazione favorisce la riduzione dei livelli di non-occupazione e può anche aumentare gli standard di salute. Un recente studio OCSE ha mostrato che la spesa pubblica destinata all'istruzione è ampiamente ripagata da maggiori entrate fiscali.

Pertanto, per ogni euro investito nell'istruzione, i governi ricevono più di un euro di ritorno sotto forma di tasse sul reddito personale più elevate.
Nonostante ciò, gli incrementi in termini di competenza conseguenti a una spesa pubblica addizionale differiscono considerevolmente tra gli Stati e a seconda delle misure adottate. Tagli fiscali e crediti formativi sembrerebbero essere meno efficienti dei prestiti, delle borse di studio e delle spese dirette. Per i Paesi con un basso utile sul capitale investito dedicato alle competenze, le entrate fiscali attese potrebbero non riuscire a coprire le spese supplementari destinate all'istruzione universitaria. E ciò si verifica in particolare se la spesa pubblica è già elevata.

Spesa pubblica destinata all'istruzione: l'utile sul capitale investito

Si tratta dell'utile sul capitale investito ottenuto dai governi, ovvero le entrate fiscali supplementari a fronte di costi sostenuti per l'istruzione (costi diretti, programmi di assistenza, ecc.). Per Paesi come l'Olanda e il Portogallo, ad esempio, le entrate stimate sono più del doppio del costo dell'investimento.


Da un lato, ciò può essere spiegato da una spesa piuttosto bassa in termini relativi, e dall'altro lato da un premio proporzionalmente più alto sul mercato del lavoro per l'istruzione universitaria.
Nel nostro modello di sostenibilità, guardiamo oltre gli investimenti e la spesa, ponendo grande attenzione anche all'esito di questi investimenti, come il livello di istruzione acquisito dalle generazioni. Il livello di istruzione è cruciale nella determinazione dei tassi di occupazione e pertanto è in grado di influenzare anche la futura crescita degli Stati.

Il tasso di disoccupazione giovanile (25-34 anni) rispetto ai livelli di istruzione

L'assenza di investimenti diretti sull'istruzione da parte di uno Stato è una strategia miope, in quanto in questo modo gli Stati rischiano di compromettere il loro futuro ostacolando la partecipazione economica della loro popolazione, la crescita della produttività e le entrate fiscali future.

Ophélie Mortier, Responsabile degli Investimenti Responsabili, Degroof Petercam AM


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