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20/12/2017

economia

Perchè la riforma di Trump non si pagherà da sola

Winograd (AllianceBernstein): alcuni sostengono che i tagli alle aliquote verranno compensati dalla crescita economica che andranno ad innescare. Ma il deficit sale più di prima

Dopo il successo ottenuto al Senato, la realizzazione della riforma fiscale targata Donald Trump sembra ormai prossima. E' improbabile che le differenze che separano le due camere del Congresso americano si rivelino un ostacolo. Anzi, l'arrivo ad una soluzione finale e l'implementazione del nuovo schema fiscale potrebbe arrivare addirittura prima della fine dell'anno, con varie conseguenze.

Le reazioni dei mercati

Per l'azionario si tratta di una buona notizia. Meno tasse potrebbero infatti tradursi, a livello aggregato, in utili netti più consistenti e in incentivi all'investimento. C'è da sottolineare, tuttavia, come le società americane non soffrano di disidratazione: il colpevole del rallentamento degli investimenti non è la liquidità. Di conseguenza, è più probabile che casse più gonfie vadano ad innescare azioni di buyback, come già successo in occasione del taglio fiscale operato da Bush, piuttosto che maggiori investimenti, limitando così l'impatto economico in termini di crescita.
Si consideri poi l'eventualità, data ormai per certa, che venga a cadere l'obbligo individuale di sottoscrizione di una polizza sanitaria, così come contenuto all'interno dell'Obamacare.

Tale obbligo forza persone sane, che normalmente potrebbero decidere di non avere un'assicurazione sanitaria, a sottoscriverne una, aiutando così a mantenere bassi i prezzi a beneficio di coloro che, altrimenti, non potrebbero permettersela. Secondo le stime, più di 10 milioni di individui rinuncerebbero ad avere una copertura, causando un rialzo nei premi assicurativi a danno dei meno abbienti.

Crescita economica

Stando a quello che dovrebbe essere il testo finale, crediamo che i cambiamenti fiscali della riforma non saranno né rivoluzionari, né di particolare effetto per l'economia reale. Nel breve termine, le nostre stime vedono un incremento marginale del tasso di crescita nell'ordine di uno 0,2%/0,3% annuo per il biennio 2018/2019. Nel lungo termine, però, l'impatto sarà minimo, in quanto alcuni dei punti della manovra non saranno più applicabili, in ottemperanza al tetto massimo di 1,5 trilioni di dollari posto sul debito affinché il testo passasse il vaglio del Senato. Se la scadenza di tali termini fosse prorogata, le conseguenze sulla crescita potrebbero essere riviste, ma per avere chiarezza su questo si dovranno attendere ancora un po' di anni.



Politica monetaria

Una crescita più veloce porta con sé una maggiore inflazione. Se la crescita economica è già oltre, poi, alle stime a pieno regime della Federal Reserve, uno stimolo fiscale non va che ad accrescere le probabilità di una politica monetaria più stringente. Considerando gli effetti limitati della riforma, conseguenze che verranno ancor più limate dall'irrigidimento della politica monetaria, ad oggi non possiamo che confermare la nostra previsione di quattro rialzi dei tassi nel corso del 2018.

I costi della riforma

Alcune voci del Congresso sostengono che i tagli alle aliquote verranno compensati dalla crescita economica che andranno ad innescare, ovvero che la riforma si pagherà da sola. Secondo i nostri calcoli, tuttavia, ci vorrà una spinta al Pil molto più forte di quella data da questa legge perché non ci siano ricadute sulle entrate. I segnali indicano infatti che il deficit Usa si espanderà tra i 600 milioni e i 1,5 trilioni di dollari in più di quanto non avrebbe fatto a carte ferme.

Eric Winograd, senior US economist di AllianceBernstein

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