Andamento positivo dell'economia, ripresa della domanda in tutti i settori e un po' di inflazione stanno dando benzina ai mercati immobiliari europei
Dopo dieci anni di crisi, anche profonda, i mercati immobiliari europei hanno ritrovato la strada della ripresa. In tutti i comparti aumentano gli scambi e anche le quotazioni salgono più dell'inflazione. E l'Italia può crescere nella locazione residenziale, nel terziario innovativo (come il co-working) e nell'ampia area dei servizi. Ne abbiamo parlato con Mario Breglia, presidente di Scenari Immobiliari, in occasione della presentazione dell'European Outlook 2018.
Il vostro report si basa su 4 pilastri: residenziale, commerciale, terziario e logistico. Quali sono gli andamenti?
Il comparto residenziale è quello che ci sta dando maggiori soddisfazioni. E' quello che ha sofferto di più per la crisi, ma oggi è un mercato in crescita, sia per numero di scambi sia per prospettive di aumento dei prezzi. C'è una nuova domanda che cerca abitazioni di qualità , anche con innovazioni tecnologiche. Questo è un prodotto che sul mercato ancora manca.

In senso più ampio, è un mercato che dopo tanto tempo torna ad essere attrattivo per gli investitori istituzionali, che trovano nel residenziale un rendimento stabile e costante nel tempo.
Va molto bene anche il mercato degli uffici però - a differenza del residenziale, dove l'onda positiva riguarda tutte le città - è concentrato in alcune aree. Parliamo di Milano (unica realtà positivi in Italia), in Germania Francoforte e Stoccarda, in Francia Parigi e in Spagna Madrid. Londra sta soffrendo su questo mercato per via della Brexit e ne soffrirà ancora di più nei prossimi anni. Vanno molto bene le città del nord Europa: Helsinki e Stoccolma sono città in vera fase di boom anche nel comparto degli uffici.
Il settore commerciale è un mercato dinamico in senso globale, ma con velocità diverse nei vari Paesi. Mentre la grande distribuzione è ancora in forte sviluppo in Italia, soffre in Francia e Germania, ed è in forte ridimensionamento in Gran Bretagna e Stati Uniti, dove ormai si parla di "cimiteri della grande distribuzione".
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