Sono alcuni dei risultati della ricerca dell'Osservatorio Industria 4.0 della School of Management del Politecnico di Milano.
"Sembra ormai vinta la prima sfida culturale, quella della consapevolezza sull'Industria 4.0: l'Italia dispone di un Piano Nazionale, il tema è al centro dell'attenzione del mondo economico e il livello di conoscenza tra le imprese è salito notevolmente.
In questo contesto, il mercato italiano mostra già una crescita a doppia cifra e l'Industria 4.0 italiana vive un momento di grande fervore", spiegano Alessandro Perego, Andrea Sianesi e Marco Taisch, Responsabili Scientifici dell'Osservatorio Industria 4.0.
"Ma ora si aprono nuove sfide per le imprese: bisogna disegnare i progetti sulle specificità di ciascuna realtà, riuscire a liberarne realmente il potenziale innovativo e misurare i dati raccolti, dotandosi inoltre delle necessarie competenze.
Il pieno impatto della trasformazione 4.0 si avrà tra 10-15 anni e vanno formulate strategie e roadmap con lungimiranza.
Il Piano Nazionale sta svolgendo un duplice ruolo di acceleratore della trasformazione 4.0 - proseguono Perego, Sianesi e Taisch - : da un lato sta contribuendo a diffondere maggiore conoscenza del tema, dall'altro sta mettendo in moto un meccanismo virtuoso di investimenti privati e di crescita dei consumi.
Rimane però il timore che l'ondata di investimenti derivi più dall'opportunità fiscale che da una vera consapevolezza delle potenzialità della Quarta Rivoluzione Industriale.
Il Piano può fungere da stimolo, ma le imprese non devono perdere di vista la vera opportunità competitiva che rappresenta l'Industria 4.0".
Le tecnologie
"La quota più importante del mercato di Industria 4.0 ovvero il 63% pari a circa 1 miliardo di euro, è legata ai progetti di connettività e acquisizione dell'Industrial Internet of Things - rileva Giovanni Miragliotta, Direttore dell'Osservatorio Industria 4.0 -, seguito dall'Industrial Analytics (20%, pari a 330 milioni di euro), dal Cloud Manufacturing (9%, 150 milioni di euro) e dall'Advanced Automation (sistemi di produzione e di movimentazione autonomi e collaborativi, con una quota dell'8% pari a 120 milioni di euro".
Cresce l'interesse per l'Advanced Human Machine Interface (wearable e interfacce uomo/macchina come display touch, scanner 3D, visori per la realtà aumentata), che per il momento rappresenta ancora solo l'1% del mercato.
Sono più di 800 le applicazioni 4.0 dichiarate dalle 241 imprese rispondenti all'indagine dell'Osservatorio, per una media 3,4 applicazioni per azienda, distribuite nelle tre aree dei processi aziendali: Smart Lifecycle (sviluppo prodotto, gestione del ciclo di vita e gestione dei fornitori), Smart Supply Chain (pianificazione dei flussi fisici e finanziari) e Smart Factory (produzione, logistica, manutenzione, qualità, sicurezza e rispetto norme).
Nella Smart Factory, il 38% delle imprese ha adottato soluzioni di Industrial IoT e il 33% di Industrial Analytics, ma oltre un quarto ha investito anche in soluzioni di Advanced Automation (26%) e Advanced HMI (27%).
Nella Smart Supply Chain il 32% delle imprese adotta soluzioni di Industrial Analytics e il 15% di Industrial IoT, mentre è ancora basso l'utilizzo di piattaforme cloud.
In ambito Smart Lifecycle, l'Additive Manufacturing é centrale nelle fasi di prototipazione, ma sono le applicazioni IoT, Analytics e Cloud a crescere di più, attestandosi su livelli di poco inferiori al 20%.
"Con una media di 3,4 applicazioni per azienda, l'indagine rivela l'ottima vitalità delle imprese italiane nell'Industria 4.0 - continua Miragliotta -, ma la situazione non è omogenea per numero e dinamica delle applicazioni, oltre che per posizionamento rispetto ai concorrenti: Industria 4.0 sta diventando, già in questa fase sperimentale, un elemento di differenziazione tra le imprese.
Tra le diverse tecnologie, a fare la parte del leone sono Industrial IoT e Industrial Analytics, mentre tra i processi il caposaldo resta la Smart Factory, ma finalmente si vedono tassi di adozione prossimi al 20% anche in ambito Smart Lifecycle e Smart Supply Chain".
Job&Skill 4.0
L'Osservatorio Industria 4.0 ha identificato oltre 100 skill tecniche necessarie per definire strategie, progettare, gestire e abilitare i processi e modelli di business di Industria 4.0.
Le imprese italiane giudicano complessivamente importanti le skill 4.0, ma tra tutte quella più rilevante risulta la capacità di "definire un piano di adozione delle tecnologie per il miglioramento dei processi produttivi", su cui meno della metà delle aziende rispondenti (solo il 46%) dichiara di sentirsi sufficientemente preparata.
Quasi altrettanto importante è ritenuta poi la "capacità di integrare digitalmente i processi di business con clienti e fornitori lungo la supply chain", su cui il 54% delle imprese si sente preparata ma nel 75% dei casi è comunque previsto un potenziamento tramite programmi di formazione, nuove assunzioni o collaborazioni.
"Per cogliere davvero la sfida dell'Industria 4.0, le aziende devono dotarsi delle necessarie competenze, rivedendo strategie e pratiche di selezione, assunzione e sviluppo delle risorse umane, ma anche i piani di formazione, le reti di collaborazione", commenta Sergio Terzi, Direttore dell'Osservatorio industria 4.0.
"La skill 4.0 considerata più rilevante dalle imprese non è affatto banale perché richiede di contemperare prospettiva strategica di business e tecnica, considerando le implicazioni sulla sicurezza fisica del personale, la cybersecurity, la privacy, la proprietà dei dati ed altri aspetti legali".
Per dotarsi delle competenze mancanti, l'8% delle aziende selezionerà nuovo personale o avvierà collaborazioni sulle skill chiave dell'Industria 4.0, in particolare per ricercare la capacità di definizione del piano di adozione delle tecnologie (10%), per la capacità di analisi, modellazione e simulazione dei dati di produzione provenienti da sensori e dispositivi (10%), per la conoscenza di sensoristica e piattaforme IoT per il monitoraggio dei flussi di materiali (10%).
Le competenze per cui invece sono in corso o pianificate nei prossimi 18 mesi azioni di formazione sono soprattutto nella gestione della produzione: definizione del piano di adozione delle tecnologie per i processi produttivi (33%), analisi, modellazione, simulazione dei dati di produzione (31%) e progettazione di un sistema di manutenzione predittiva (31%).
I corsi di formazione si terranno principalmente tramite lezioni in aula in presenza, ma tra gli approcci formativi innovativi il metodo più diffuso è quello dei corsi online, sia webinar che sistemi più complessi di elearning.
Raro, ma da segnalare anche l'uso di realtà virtuale e aumentata per la formazione di operatori di linea.
Le startup
Sono 245 le startup finanziate a livello internazionale nate dal 2011 al 2015 attive nell'ambito dell'Industria 4.0, capaci di raccogliere finanziamenti complessivi per oltre 2 miliardi di dollari.
Il censimento realizzato dall'Osservatorio Industria 4.0 rivela un numero di nuove imprese in crescita del 15% rispetto allo scorso anno, di cui circa metà propone soluzioni Cloud e Analytics (rispettivamente 30% e 20%) e l'altra metà si distribuisce tra soluzioni di Industrial IoT, Advanced HMI, Advanced Automation e Additive Manufacturing.
Il Nord America si conferma la culla ideale per la nascita e la crescita delle startup, con 136 nuove imprese nell'Industria 4.0, il 55% del totale, e il 71% dei finanziamenti totali ricevuti, ovvero oltre 1,4 miliardi di dollari: i finanziamenti medi delle startup nordamericane sono maggiori oltre 3 volte rispetto alle cugine europee (10,9 milioni di dollari per le nord-americane e 2,9 per le europee).
L'Italia ospita 24 startup (circa il 30% delle 80 censite nel Vecchio Continente), ma con finanziamenti medi al di sotto della media continentale.
Tra le nuove soluzioni italiane si segnalano a Milano la piattaforma Cloud sviluppata da Else CORP, realtà orientata alla "Mass Customization", a Trieste le soluzioni IoT e di Advanced HMI di IDX, a Cosenza la soluzione IoT per la localizzazione indoor degli operatori addetti alla manutenzione 4.0 di GiPStech.
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