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05/07/2017

economia

Mercati emergenti: asset in rialzo per il quarto mese consecutivo

Secondo Raiffeisen CM, continuano i flussi di capitale in entrata, molto richieste soprattutto le obbligazioni. Valutazioni azionarie in gran parte ancora promettenti

In ognuno dei primi quattro mesi dell'anno gli asset dei paesi emergenti hanno registrato un guadagno: azioni, valute e obbligazioni, sia in valuta forte che in valuta locale. Un fenomeno che non si vedeva dal 2002.
I mercati azionari dei Paesi emergenti nel loro complesso continuano a mostrare una crescita quasi doppia rispetto ai mercati azionari delle nazioni industrializzate. Ad aprile sono cresciuti in modo particolarmente significativo i corsi azionari in Polonia, Grecia e Turchia.
Nell'ultimo mese, gli Emerging Markets hanno registrato afflussi positivi di capitale per il quinto mese consecutivo e per la terza volta consecutiva il volume è stato superiore ai 20 miliardi di dollari. Gli investitori stranieri sembrano avere un interesse immutato, in particolare per le obbligazioni.
Il volume delle emissioni di obbligazioni in dollari USA dei paesi emergenti è aumentato sostanzialmente e i premi per il rischio rispetto ai titoli di Stato USA sono nel frattempo scesi a livelli storicamente bassi. Persino un Paese non investment grade come il Paraguay è riuscito a piazzare senza problemi un'obbligazione in dollari USA a 10 anni con un rendimento di appena 4,7%.


Sembra che anche i piccoli investitori negli USA e in Giappone si precipitino sempre di più ad acquistare obbligazioni dei mercati emergenti.
È da vedere, se gli attuali premi di rendimento compensano ancora i rischi assunti. In questo contesto è naturalmente giusto osservare che da molto tempo ormai questo non è più il caso dei titoli di Stato di molte nazioni industrializzate sviluppate. Il cosiddetto "reflation trade" sembra, dopo una breve pausa a marzo, continuare a essere in buona salute.
Però continuano a essere in primo luogo i dati congiunturali soggettivi, come, per esempio, i sondaggi tra i direttori d'acquisto o la fiducia dei consumatori che segnalano un'espansione economica più forte. È vero che anche per i dati oggettivi il quadro è complessivamente positivo, ma assolutamente non nella stessa misura.
Il divario tra gli indicatori di sentiment e i dati attuali sull'economia soprattutto negli USA si è aperto come raramente prima d'ora. Sia la banca centrale USA sia la stragrande maggioranza degli analisti credono, tuttavia, che i dati congiunturali molto deboli del primo trimestre negli USA siano un'eccezione e che la crescita riprenderà a salire in modo consistente nel corso dell'anno.


Questa è una buona notizia, in particolare per i mercati azionari sviluppati.
Per gran parte dei Paesi emergenti invece la Cina è ancora molto più importante degli USA e dell'Europa. E per la Cina nei prossimi trimestri invitano alla prudenza sia i recenti dati congiunturali sia la politica monetaria e fiscale (vedi sotto i dettagli relativi alla Cina).
Un'eccezione al riguardo sono gran parte dei paesi emergenti dell'Europa centrale e orientale. Per loro è determinante l'economia dell'UE e questa continua a essere ancora molto solida.
Dal punto di vista strettamente tecnico, l'indice azionario MSCI Emerging Markets ha ancora un potenziale di crescita del 7% circa prima di incontrare la linea di tendenza al ribasso dai picchi del 2008. Al più tardi allora potrebbe iniziare almeno un consolidamento che dopo i forti rialzi dei corsi degli ultimi mesi sarebbe comunque assolutamente normale. In questo contesto è importante rilevare che la netta correzione di molti prezzi delle materie prime finora non ha quasi lasciato il segno sulle azioni dei mercati emergenti.
 


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