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28/06/2017

economia

Sta finendo l'epoca del denaro a buon mercato?

van de Belt (Kempen CM): in ogni caso né l'eurozona né gli Stati Uniti intendono avviare una politica di rialzi eccessivi dei tassi di interesse

Mentre gli accadimenti politici continueranno a suscitare qualche preoccupazione qua e là, nei prossimi mesi saranno probabilmente le Banche centrali a catalizzare l'attenzione dei mercati. La Fed inizierà a rivelare gradualmente i suoi piani di riduzione del bilancio, mentre la BCE dal canto suo avvierà presumibilmente un progressivo tapering del programma di acquisti di obbligazioni. Di conseguenza prevediamo che i rendimenti obbligazionari cominceranno a salire.

I mercati si concentreranno sempre meno su Trump

Negli Stati Uniti, le tensioni politiche si sono riacutizzate per un breve periodo nell'ultimo mese. Le accuse rivolte a Trump sulle interferenze nelle indagini sui legami tra la Russia e l'ex consigliere per la sicurezza nazionale Flynn hanno alimentato voci di un possibile impeachment, determinando una certa volatilità sui mercati finanziari e una flessione dei prezzi sia delle azioni statunitensi sia dei rendimenti obbligazionari. Tuttavia l'ipotesi di impeachment si è allontanata e gli investitori si sono tranquillizzati rapidamente mentre gli indicatori di rischio, come il VIX, sono ritornati a livelli decisamente bassi.

Inoltre l'amministrazione Trump ha presentato la legge di bilancio per l'anno prossimo, rivelando l'intenzione di ridimensionare il governo federale. Anche il progetto di alleggerire il carico fiscale delle imprese è rimasto invariato. Tuttavia la legge non contiene misure robuste che permettano l'attuazione di tale piano finanziariamente, il che solleva dubbi sulla reale fattibilità del programma di riduzione delle imposte.

Ancora scadenze politiche in Europa

Dopo la vittoria di Emmanuel Macron alle elezioni presidenziali in Francia, le incertezze politiche in Europa hanno iniziato a stemperarsi ai primi di maggio. Ma la tregua si è rivelata di breve durata. Nel Regno Unito, il partito di Theresa May ha vinto le elezioni politiche ma si è trattata di una mezza vittoria. I Conservatori hanno perso la maggioranza nella Camera bassa e questo ridurrà il margine di manovra di cui la Premier britannica ha bisogno per far votare le leggi sulla Brexit in Parlamento. I mercati valutari hanno reagito istantaneamente agli exit poll e la sterlina inglese ha perso significativamente terreno rispetto all'euro e al dollaro.

Anche questa volta, come negli ultimi mesi, il deprezzamento della sterlina ha determinato un apprezzamento del mercato azionario anglosassone. Il Gilt è rimasto relativamente stabile.
In Italia si parla sempre più insistentemente di elezioni anticipate da tenersi in autunno ora che il partito di Matteo Renzi ha proposto una nuova legge elettorale sostenuta anche da altri partiti. Bisognerà però vedere se e come la proposta di legge verrà votata dal Senato. Anche in caso di esito favorevole tuttavia, le elezioni anticipate non sono scontate. Innanzitutto devono essere indette dal Presidente della Repubblica Mattarella che attribuisce molta importanza alla stabilità politica. E, in secondo luogo, eventuali elezioni in autunno perturberebbero il dibattito sulla legge finanziaria per il 2018. Tenuto conto della precarietà delle finanze pubbliche e delle richieste dell'UE di procedere a un consolidamento fiscale, gli investitori probabilmente seguiranno con attenzione gli sviluppi del Paese.

La fine del denaro a buon mercato?

Nel frattempo, i venti della politica monetaria stanno iniziando a cambiare direzione.


La Banca centrale USA sta predisponendo un piano per ridurre l'entità del suo bilancio, mentre la Banca centrale europea sta preparando gradualmente i mercati finanziari a una prossima riduzione del programma di acquisto di obbligazioni. In tal modo la BCE intende evitare che i mercati finanziari siano investiti dall'onda d'urto del tapering come era successo negli Stati Uniti nel maggio 2013 dopo l'annuncio della Fed di riduzione degli stimoli monetari. La BCE correggerà la sua forward guidance nei prossimi mesi. Riteniamo che dopo l'estate la Banca centrale europea annuncerà un'ulteriore riduzione del programma di acquisto di asset obbligazionari a partire dal 2018, per arrivare a una cessazione completa entro la fine dello stesso anno. Non soltanto il rischio di deflazione è pressoché scongiurato, ma stanno diventando sempre più visibili alcuni effetti collaterali negativi. Inoltre, anche le obbligazioni acquistabili dalla BCE stanno iniziando a diminuire.

Crescita dei rendimenti obbligazionari

Le politiche monetarie non convenzionali hanno determinato un drastico calo dei rendimenti obbligazionari negli ultimi anni, spingendo gli investitori alla ricerca di rendimento.


La fine del quantitative easing significherà che il premio per il rischio di credito offerto dai Titoli di Stato potrebbe aumentare leggermente, soprattutto in Italia. Inoltre, i premi alla scadenza sui Titoli di Stato core europei potrebbero crescere. Anche negli Stati Uniti prevediamo premi alla scadenza più elevati sui Titoli di Stato come conseguenza della riduzione del bilancio da parte della Fed. Tuttavia né l'Eurozona né gli Stati Uniti intendono avviare una politica di rialzi eccessivi dei tassi di interesse. Per le società sarà più caro finanziarsi sul mercato dei capitali.
La BCE e la Fed hanno ridotto talmente tanto i tassi di interesse che le società hanno potuto finanziarsi a costi veramente bassi. Con l'aumento dei tassi di interesse si scoprirà chi ha preso in prestito troppi capitali e chi non potrà più permettersi di finanziarsi a tassi più alti. Inoltre, il quantitative easing ha reso appetibile il mercato finanziario a investitori normalmente non interessati alle azioni, causando un aumento delle quotazioni azionarie. I prezzi più elevati delle azioni erano giustificati dalle aspettative di un aumento anche degli utili aziendali nel lungo termine.


Circostanza che dovrebbe verificarsi ora, soprattutto in Europa. In caso contrario si assisterà a una correzione dei mercati.

Ruth van de Belt, Investment Strategist, Kempen Capital Management


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