Commodity: un fragile equilibrio
Hansen (Saxo Bank): il secondo trimestre difficilmente rappresenterà il punto di svolta dell'indice delle materie prime, dati i molteplici rischi che persistono nei differenti settori
L'entusiasmo che ha scombussolato il settore delle materie prime a seguito dell'elezione di Donald Trump lo scorso novembre negli Stati Uniti e l'accordo Opec sul taglio della produzione, sempre in novembre, ha contribuito ad innescare un notevole aumento della domanda speculativa, che è durato sino a febbraio.
Tuttavia, ciò che è apparsa in maniera evidente nel primo trimestre, è l'assenza di uno slancio dei prezzi che giustificasse questo accumulo di "toro" nelle scommesse speculative.

Sul finire del trimestre il petrolio era di nuovo sotto pressione, con i tagli alla produzione Opec e non-Opec diluiti da aumenti verificatisi altrove.
L'esuberanza generata da Trump aveva iniziato ad attenuarsi all'affiorare di dubbi sulla capacità di far approvare al Congresso le sue politiche di crescita.
Il Bloomberg commodity index - un paniere delle principali materie prime - che lo scorso anno aveva lavorato male, ha rinnovato la propria debolezza, soprattutto nel petrolio, ma in marzo ha finalmente scatenato vendite record da parte dei fondi.
Il secondo trimestre difficilmente rappresenterà il punto di svolta dell'indice dati i molteplici rischi che persistono nei differenti settori. Il dollaro potrebbe continuare a fornire supporto allo svanire dell'impennata del toro, non da ultimo nei confronti dell'euro e dello yen.
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