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01/02/2017

economia

Nuovi record per l'azionario ma molti rischi all'orizzonte

Burgess (Columbia Threadneedle Inv.): se Trump riuscirà a mantenere interamente le promesse sulle imposte e la spesa pubblica, e a trovare un approccio costruttivo sul piano del commercio internazionale, il rally in corso può continuare

Con l'ingresso nel 2017 l'azionario ha continuato a registrare nuovi record, ma siamo consapevoli che il futuro riserva una pletora di rischi politici e macroeconomici, tra cui le imminenti elezioni in Francia, Olanda e Germania, l'Articolo 50 e la presidenza di Donald Trump. Contrariamente alla fine dell'anno scorso, quando i rendimenti globali erano derivati per gran parte da settori specifici, come la finanza e l'energia, l'ultimo rimbalzo dei titoli ha avuto un respiro più ampio. La sterlina indebolita ha trainato la performance delle azioni britanniche, benché il recente intervento del primo ministro, Theresa May, sulle trattative per la Brexit abbia fatto rimbalzare la valuta a parziale scapito del FTSE 100.

Il fattore Trump

Di recente i mercati azionari si sono concentrati sull'aspetto della cosiddetta Trumponomics relativo alla crescita, nella convinzione che Trump sarà un fattore positivo per l'espansione economica statunitense e mondiale, oltre che per gli utili societari, creando quindi un ambiente favorevole per le azioni.

Negli Stati Uniti, gli utili sono in miglioramento, principalmente sulla scia del rialzo del prezzo del petrolio e del dollaro USA, per non parlare della fiducia sempre più solida dei consumatori, che alimenta il rimbalzo del mercato. Se il presidente Trump riuscirà a mantenere interamente le promesse sulle imposte e la spesa pubblica, oltre a trovare un approccio costruttivo sul piano del commercio internazionale, non c'è motivo per cui il rally in corso non debba continuare.
La sottoccupazione suggerisce che vi sia ancora spazio nel mercato del lavoro, in cui sta affiorando una pressione salariale comunque moderata. Finché l'inflazione non comincerà a risalire, non vi sarà bisogno di incrementi dei tassi e il mercato potrà andare avanti lungo la traiettoria degli ultimi tempi. Se a questo si aggiungono i tagli alle imposte ventilati da Trump in tutte le forme, l'ambiente per le aziende e i consumatori non può che migliorare. A giudicare dalla recente impennata della fiducia delle piccole imprese rilevata dai dati, Trump ha avuto un effetto incoraggiante sul mondo imprenditoriale e, come sappiamo, finché persisterà questo clima i mercati continueranno ad andare bene.


Detto questo, se da un lato promette tagli di imposta, dall'altro Trump strizza l'occhio ai dazi commerciali e solo in pochi sono riusciti a dipanare appieno le complessità dei potenziali emendamenti alla Border Adjustment Tax (o BAT, la normativa per la tassazione differenziale sul reddito fra importazioni ed esportazioni), a seguito dei quali sia i produttori che assemblano parti provenienti dall'estero, sia le aziende che importano negli Stati Uniti prodotti finiti potrebbero trovarsi a pagare aliquote fiscali superiori.
Come appare chiaro, questi fattori non portano buone notizie per il settore produttivo dei mercati emergenti e qualsiasi aumento del protezionismo legato a Trump può danneggiare gravemente le società con una catena logistica globale, alla pari di un rafforzamento del potere negoziale dei lavoratori. Eppure i rischi che profiliamo potrebbero essere mitigati dalla politica di bilancio espansiva negli Stati Uniti e dalla politica monetaria in Europa e in Giappone. L'allentamento quantitativo mondiale al di fuori dell'America contribuirà a tenere a freno i tassi, assicurando un ambiente ragionevolmente favorevole di basso costo del denaro e crescita dignitosa.



Mentre il credito societario e le azioni sembrano scontare un'accelerazione dell'economia, il reddito fisso core si sta muovendo in senso opposto. Vi sono diverse spiegazioni plausibili per questa divergenza, non ultimo il fatto che le aspettative di inflazione sono risalite nei mercati obbligazionari core, a indicare che anche questi forse scontano la crescita più vivace segnalata dall'azionario. La fine della recessione mondiale dei profitti, con le revisioni degli utili ai massimi pluriennali su scala globale, è un'altra possibile causa della performance azionaria migliore.

Posizionamento del portafoglio

In termini di posizionamento del portafoglio, abbiamo valutato l'ipotesi di una bolla nel credito societario high yield. Chiaramente non appare sottovalutato, con i rendimenti ai minimi record e gli spread in contrazione a livelli da tardo ciclo; tuttavia, la copertura degli interessi è ragionevole, mentre i default sono diminuiti (almeno temporaneamente) sulla scia della ripresa dei prezzi energetici. Per adesso, non intendiamo spostarci verso un'esposizione più neutrale, ma stiamo monitorando i rischi per il posizionamento attuale, a partire dalla possibilità che negli Stati Uniti la crescita cominci ad accelerare più di quanto abbiamo previsto.



Quello appena concluso è stato un anno difficile, che ha lasciato molti investitori a leccarsi le ferite. I saldi liquidi in ambito azionario sono ancora elevati, ma manteniamo una certa cautela (che talvolta diventa riluttanza) riguardo alla detenzione di attività rischiose, una strategia che ha dato buoni risultati, in particolare nei portafogli di asset allocation. Ci aspettiamo che la volatilità persista per tutto il 2017 ma, in quanto gestori attivi, continueremo a cercare opportunità per incrementare le posizioni high-conviction.

Mark Burgess, Chief Investment Officer EMEA e Responsabile azionario globale di Columbia Threadneedle Investments


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