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21/12/2016

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Avanzo-Barbieri (Neuberger Berman): il futuro dipende da come i mercati peseranno le news 

Le scelte di Trump e il rischio politico delle elezioni in Europa saranno i fattori che guideranno l'economia nel 2017

Manterrà il Presidente eletto degli Stati Uniti le promesse protezionistiche? E quanto andranno ad impattare le sue politiche su dollaro, bilancio e rapporti con gli altri Paesi? Cosa accadrà alla leadership dell'Unione Europea dopo le tornate elettorali che ci aspettano? Sono tanti i nodi che andranno ad esser sciolti nei prossimi 12 mesi. Ne abbiamo parlato con Marco Avanzo-Barbieri, Country Head Italia di Neuberger Berman.

Quali mosse ci sono da aspettarsi dai mercati dopo l'elezione di Trump?

I mercati dopo l'elezione di Trump si sono mossi in modo molto rapido: inizialmente negativi e subito dopo correzione al rialzo. Tasse americane al rialzo, valute emergenti al rialzo, e bond emergenti in generale puniti molto severamente. Quello che ci si può aspettare adesso è una valutazione attenta a tutte le dichiarazioni che l'esecutivo di Trump rilascerà dopo gennaio e, soprattutto, a tutto quello che riuscirà a conseguire a livello legislativo con l'appoggio del congresso, che non è del tutto scontato. Direi quindi che ci si può aspettare un processo di normalizzazione su alcuni mercati e soprattutto un peso, magari idiosincratico, a seconda del tipo di news che sentiremo.

Questo a livello di healthcare piuttosto che infrastrutture, a livello di NAFTA o di TTP. Faccio un esempio: in campagna elettorale Trump ha annunciato dazi altissimi sulle importazioni da Paesi emergenti, come il Messico. In realtà, non è facile tagliare certi tipi di importazione. Pensiamo al petrolio: non è semplice tagliare queste importazioni in fase di necessità di importarlo dal punto di vista USA. Oppure quelle di alimentari. Non è un caso che da dopo le elezioni non si sia più sentito parlare di NAFTA. Staremo quindi a vedere come i mercati "peseranno" in modo scrupoloso e attento le news.

Quale sarà il rapporto tra il nuovo presidente e la FED? Cosa potrà accadere ai tassi di interesse?

Inizialmente c'era stato qualche rumor sul fatto che la Yellen si sarebbe dimessa dopo l'elezione di Trump, poi ha annunciato che avrebbe finito il mandato. A parer mio, il Presidente eletto degli Stati Uniti e la Presidente della FED avranno bisogno l'uno dell'altra molto più di quanto si pensi. Trump vuole implementare una politica fiscale espansiva. Questo genere di politiche producono PIL ma anche tanto debito pubblico, e di riflesso anche parecchia inflazione.

La politica monetaria è un modo proprio per controbilanciare l'inflazione. Forse per una volta la FED sarà chiamata molto di più a controllare le spinte inflazionistiche più che a spingere la crescita. Ricordo che il mandato della FED è duale su questi due aspetti.

L'avvento di Trump, la Brexit, ed elezioni in Olanda, Francia e Germania: che 2017 aspetta l'eurozona e più in generale l'Unione Europea?

Personalmente mi aspetto una continuazione di questo mercato caratterizzato dal rischio politico come abbiamo già visto nel 2016. Certo è che le elezioni in Europa, specialmente in Francia e Germania, saranno importanti per capire che tipo di leadership contraddistinguerà poi l'Unione Europea, se più tedesca come quella attuale, o meno. Il rischio maggiore che abbiamo in Europa, ma anche in altri Paesi, è quello populista. Detto questo, vedo difficile che il populismo prevalga in elezioni generali come possono essere quelle francesi e tedesche, nonostante il consenso di alcuni partiti di nazionalismo economico stanno riscuotendo nelle campagne elettorali.




Che ripercussioni potranno avere questi fattori sull'euro?

Ripercussioni ci saranno. Ma ricordiamo che in tutto questo ciò che influisce sulla moneta comune non è tanto la politica quanto la Banca Centrale. Ciò che avrà più "peso" sarà la retorica di Mario Draghi. Vediamo come questa cambierà, soprattutto da un punto di vista di Quantitative Easing, che poi noi italiani è molto importante poiché la base degli acquirenti dei nostri titoli di stato è mutata sensibilmente rispetto a 10 anni fa. E la BCE è oggi un importante obbligazionista per l'Italia.

Il 2016 ha visto il ritorno sulla scena e nei portafogli degli investitori dei mercati emergenti. Quale andamento si prospetta per il 2017 per l'obbligazionario? Un dollaro forte, come vorrebbe Trump, che conseguenze avrebbe in queste economie?

Gli emergenti hanno corretto tanto. Prima di Trump tutti gli indici viaggiavano più o meno in doppia cifra, anche oltre il 15%, e ora abbiamo solo alcuni in doppia cifra e molti in singola cifra. I Paesi Emergenti non beneficiano sicuramente da alti tassi USA e dollaro molto forte.


Detto questo, i fondamentali degli emergenti sono molto forti in questo momento: poco debito, crescita in rialzo partite correnti in miglioramento e, soprattutto, mercati domestici che continuano a crescere. I due grandi Paesi emergenti che hanno molto penalizzato il comparto in questi anni, Russia e Brasile, stanno uscendo dalla loro fase recessiva, e questo impatterà sicuramente in modo favorevole. Sul lato tassi di interesse non abbiamo grandi sorprese, non è un "taper tantrum". Sappiamo benissimo dove sta andando la FED, il rialzo di dicembre è ampiamente scontato, così come gli altri nel 2017. Mosse assolutamente digeribili dal debito degli emergenti. Il dollaro forte è stato sicuramente un problema nell'ultimo mese. Pochi se lo aspettavano. Però mi riallaccio a quanto detto prima: non è possibile pensare ad una politica fiscale espansiva, con forte debito USA in rialzo e un dollaro che continua a rimanere forte. Quindi prima o poi il dollaro si normalizzerà, sia nei confronti dell'euro sia verso le valute dei Paesi emergenti.

E a livello di mercati azionari?

In questo momento occorre cautela.


Più che altro perché l'azionario è denominato in valuta locale. Ciò significa che se un mercato in valuta locale fa un +20% la stessa valuta perde il 30% non si è ottenuto un grande risultato in euro? Comunque, quando l'outlook sulle valute locali sarà più chiaro, ci sarà un buon punto di entrata per l'azionario emergente, poiché i fondamentali degli Emerging Market sono buoni e, soprattutto, facendo selezione sui quei Paesi che magari chiedono un po' meno dall'esportazione ma più dalle economie domestiche, e che siano più isolati dalle dinamiche delle Trumpinomics, che ad oggi sembrano molto protezionistiche.

Esiste una qualche possibilità di un hard landing per la Cina?

Sì, è possibile pensare ad una situazione di questo tipo, ma è uno scenario cui non attribuiamo troppa probabilità per un motivo: va ricordato che la quota di partecipazione da parte del governo all'economia del Paese è molto forte. Una quota che non è paragonabile a quella che vediamo nei Paesi sviluppati. Quindi, prima di avere un hard landing in termini di politica monetaria da parte della PBOC (ndr: Banca Centrale cinese), probabilmente il governo provvederà a stimoli con una politica fiscale espansiva che, tra l'altro, potrebbe aiutare a sostenere la svalutazione dello yuan che tanto vuole il governo cinese.




Quali saranno i macrotemi di investimento per il 2017?

In realtà non differiscono tanto da quelli del 2016. Speriamo solo che alcuni temi siano un po' più efficaci. Sicuramente consigliamo di mantenere una duration bassa nei Paesi sviluppati, siano essi anche Stati Uniti o Giappone. Riteniamo che i cosiddetti spread product in ambito internazionale siano comunque attraenti: parliamo quindi sia di debito di Paesi emergenti con valuta forte, sia di high yeld, sia di certi settori con subordinati non finanziari.
Quello che è mancato veramente all'appello nel 2016 sono stati gli alternativi. Ci si aspettava tanto. Ma in un anno caratterizzato da molto rischio politico e inversioni di tendenza, otre che alcune politiche fiscali in America, ci sono state molte difficoltà per i gestori di alternativi. Se ci sarà un processo di normalizzazione del rischio politico, c'è tanto valore sulle strategie alternative, dove però consigliamo di rimanere sempre con strategie semplici, liquide e trasparenti.
Per quanto riguarda il comparto azionario - quest'anno ci si aspettava tanto, specialmente per l'Europa, cosa che non è arrivata - le valutazioni europee sono molto interessanti, probabilmente molto più che in America.


Il problema è il timing, proprio perché con tutte le incertezze elettorali, i Non Performing Loans in Italia (un terzo di tutta l'Europa), serve probabilmente un trigger per innescare il settore.
Per l'azionario USA, che ha visto un grosso rimbalzo, noi consigliamo di posizionarsi più su quei settori che beneficiano da una ripresa o da una accelerazione dei consumi, oppure perchè non sono troppo dipendenti dalle esportazioni. Anche perché non conoscendo bene quale sarà la politica - protezionista o meno - di Trump, non possiamo sapere quali saranno le reazioni degli altri Paesi. Ricordiamo che molte blue chip americane sono di multinazionali, quindi aziende esportatrici. Quindi settori come le small cap o Idealistic Investment trust sono comparti che sicuramente beneficeranno molto dalla politica annunciata di Trump, così come l'high yeld e gli energetici.
 


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