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26/10/2016

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I giovani cercano un lavoro in linea con i propri progetti e sono attenti al work-life balance

Maltagliati (CornerJob): studiando le ricerche da mobile per occupazioni di profilo medio-basso e ad alta rotazione vediamo che i millennials hanno imparato a mirare in modo migliore e più pragmatico i loro progetti professionali e di vita

Cercare lavoro è un lavoro, e farlo attraverso siti e applicazioni da mobile sembra essere di pertinenza della fascia più giovane della popolazione. E' quanto emerge dal primo Osservatorio sul Mercato del Lavoro di profilo medio-basso di CornerJob. Vediamo i principali risultati.

L'età di entrata nel mondo del lavoro si abbassa

Su oltre 100mila candidature pervenute sulla piattaforma CornerJob nel corso dell'estate 2016, il 38,9% appartiene a ragazzi tra i 18 e i 24 anni. Seguiti dalla fascia 25-34 anni che totalizza il 28,2%. Un risultato importante, da contestualizzare nel quadro stagionale, che dimostra la volontà dei più giovani di avviare un contatto con il mondo del lavoro il più presto possibile. Anche parallelamente al proprio percorso scolastico e anche a costo di sacrificare le vacanze. Non solo: il 54,9% dei candidati tra i 18 e i 24 anni non sono al debutto professionale ma hanno già alle spalle uno o due anni di esperienza e il fatto che il profilo professionale a cui si candidano sia medio-basso non li preoccupa affatto.

"I ragazzi di oggi - spiega Giovanni Dell'Orto, sociologo e job counselor - non sono così attratti dagli ?status symbol' delle generazioni precedenti. Per loro è importante testare il più presto possibile come inserire il loro percorso professionale all'interno di un progetto di vita complessivo e, soprattutto, conquistare rapidamente l'indipendenza economica".

La Campania tra le regioni in cui il mercato è più dinamico

La Campania si piazza al terzo posto sia per quanto riguarda l'offerta di lavoro (9,3% del totale nazionale) sia per quanto riguarda il numero dei candidati (11%). Al secondo posto si piazza il Lazio con il 19,1% delle offerte e il 17,3% dei candidati, mentre al primo posto c'è la Lombardia con il 20,1% dell'offerta e il 17,7% dei candidati. La regione del Sud, quindi, sta mostrando un forte segnale di dinamismo, superando sorprendentemente, seppur di pochi punti percentuali, anche regioni considerate motori pulsanti dell'economia come il Veneto e l'Emilia Romagna.

Il settore immobiliare è quello più attivo

Il calo dei prezzi degli immobili, soprattutto nei grandi agglomerati urbani (Milano, Roma, Firenze, Torino e Bologna in testa), ha fatto in modo che il mercato abbia cominciato a dare segni sensibili, seppur non eclatanti, di ripresa.

Per questo, anche le ricerche di lavoro di medio-basso profilo e ad alta rotazione hanno visto questo settore in testa alla classifica, sia per quanto riguarda le offerte di lavoro, il 40% del totale, sia per quanto riguarda i candidati, che rappresentano il 35, 6% del totale. Subito dopo vengono il settore HoReCa (con l'8,7% dell'offerta e il 16,8% della domanda), il supporto al commercio e l'edilizia (a distanza di quasi 10 punti percentuali sul fronte delle candidature). "Anche questo boom degli agenti immobiliari è un segnale sorprendente", commenta Dell'Orto. "Provato dal fatto che i giovani sono meno interessati al classico ?lavoro stagionale' o temporaneo per arrotondare i loro bilanci, ma cercano comunque posizioni che abbiano già un profilo di competenze definito. Da utilizzare come prova sul campo per indirizzare la propria carriera futura".

Cresce il part-time

Secondo le rilevazioni di CornerJob, nel trimestre estivo i contratti part-time originati dalla piattaforma sono stati 1.841. Quelli full-time 41. In questo caso si potrebbero individuare i primi segni di una svolta culturale, sul versante dei millennials e delle donne, circa la ricerca di un lavoro che sia in linea con i propri progetti e necessità di work-life balance.




Previsioni per il quarto trimestre

I dati rilevati nel corso dell'estate, soprattutto in termini assoluti (oltre 100mila candidati e oltre 11mila offerte) ci permettono di affermare che l'estate 2016, per quanto riguarda il mercato del lavoro di profilo medio-basso e ad alta rotazione, è stata decisamente dinamica e che il fattore 'vacanze' ha avuto un'influenza relativa. Questo ci consente di prevedere che i segnali pervenuti nel terzo trimestre corrispondono a un trend che probabilmente proseguirà anche nel trimestre successivo e con un ritmo lievemente crescente. Possiamo quindi essere ottimisti?
"Non ancora", afferma Mauro Maltagliati, co-fondatore e country manager per l'Italia di CornerJob (nella foto). "Comparando i risultati italiani con quelli rilevati negli altri Paesi europei in cui siamo presenti, l'Italia ha ancora molte 'rigidità' per quanto riguarda il mercato del lavoro che nemmeno una crisi decennale è riuscita ad abbattere. L'eccezione che conferma la regola sono i millennials, cresciuti grazie alla rete con una cultura globale, e che quindi hanno imparato a mirare in modo migliore e più pragmatico i loro progetti professionali e di vita.


Ma l'Italia, come sappiamo, non è un Paese di giovani. E quindi altre categorie come gli over 45 o le donne, fanno ancora fatica. Non voglio entrare nelle polemiche sul Jobs Act e annessi in quanto credo che i risultati reali si potranno valutare solo sul medio termine. Ma sicuramente manca ancora una logica di sistema, che incoraggi le aziende a percepire sé stesse come organizzazioni la cui efficienza deriva dal contratto sociale, e non solo formale, che riescono a concordare con i loro dipendenti. Al tempo stesso, i lavoratori hanno bisogno di riformulare su altri parametri la consapevolezza della loro posizione nella mappa del lavoro. Che in molti casi corrisponde a un punto di rottura con il passato, ma che non è necessariamente negativo. Chiaramente questo cambio culturale deve essere agevolato da politiche centrali che tengano in evidenza non solo gli aspetti economici e contrattuali, ma anche il contatto con la realtà sociale del Paese".
Conclude Dell'Orto: "sicuramente questi dati identificano un trend che crescerà nei prossimi mesi. A trainarlo saranno soprattutto i giovani. I millennials, infatti, sono sempre più emancipati dalle introiezioni ricevute dalle generazioni precedenti.


Il tempo indeterminato è sempre meno una variabile cruciale nel percorso professionale. Anzi, preferiscono esplorare più territori possibili prima di indirizzare il proprio percorso. Non solo, anche la scelta del progetto formativo è sempre meno legata alla previsione - ormai imprevedibile - dello sbocco professionale e sempre più aderente alla propria vocazione culturale. Sono e saranno sempre di più quindi i giovani che sceglieranno una certa facoltà universitaria, ma faranno un lavoro diverso da quello a cui tale scelta li porterebbe naturalmente. Un punto di prova importante sono gli startupper, che scelgono di misurarsi da subito con l'avventura imprenditoriale. Lo fanno con un pragmatismo diverso dalla generazione, ad esempio, della new economy di inizio millennio. Sono infatti altrettanto creativi e talentuosi, ma hanno la capacità del "fare", ovvero di tradurre l'idea creativa in idea di business attirando pertanto investimenti decisamente importanti. CornerJob ne è un esempio. Anche la flessibilità sarà sempre più importante. Questo vale per i giovani, ma ancora di più per le donne, dove l'equilibrio tra vita professionale e vita privata non è un'opzione ma una cogente necessità.


Naturalmente, sono convinto e d'accordo con Maltagliati nel prevedere che tutto questo processo, a differenza di altri Paesi, non sarà né facile, né immediato. L'Italia va avanti a piccoli passi e non certo attraverso rivoluzioni. In ogni caso il percorso è avviato e non si fermerà".


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