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26/10/2016

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Guarcilena: la gestione sportiva, tra ricerca del risultato ed eventi con gli sponsor

Trek-Segafredo e' uno dei principali team a livello mondiale. Scopriamo cosa significa gestire un team professionistico di altissimo livello

Gestire una squadra sportiva d'eccellenza non è un compito semplice. Far squadra tra campioni e artisti come i meccanici è qualcosa di complesso, soprattutto se per buona parte dell'anno si è in giro per il mondo. Inoltre, la squadra ha spesso tre team che corrono in luoghi differenti, con esigenze quasi opposte. Ne abbiamo parlato con Luca Guarcilena, Managing director del Team Trek-Segafredo.

Cosa significa essere manager di un'azienda sportiva?

La nostra azienda è Trek Bike Company che è proprietaria della squadra che in questo momento è sponsorizzata da Segafredo. E' una squadra che è nata nel 2014 e il progetto partiva da lontano, perché inizialmente era di proprietà lussemburghese e poi Trek ha deciso di divenire proprietaria della squadra sportiva e sviluppare tutto quello che è l'immagine della squadra secondo i criteri e canoni dell'azienda di biciclette. Ovviamente l'intento era fare del risultato sportivo quello che è poi la facciata dell'azienda, cercare di raggiungere il consumatore ultimo della bicicletta tramite quelle che sono le prestazioni e i risutltati dei grandi campioni. La squadra nacque fondamentalmente legandosi a Fabian Cancellara, che attualmente è il campione olimpico a cronometro, ma che già era un atleta di grande livello per le classiche. L'abbiamo quindi supportato con tutta una serie di atleti adatti a quel tipo di corse, oltre a un gruppo di giovani talenti che sono sfociati quest'anno nella vittoria al Campionato italiano di Giacomo Nizzolo, piuttosto che della maglia della Classifica a punti della Vuelta di Fabio Fellne e molti altri.


Stiamo parlando di un'azienda americana importante, leader, nel settore della bicicletta, unita con uno sponsor italiano storico di caffè e con una strategia di business americana, ma con un cuore italiano: una combinazione che in questo momento ci sta portando dei buoni risultati e in futuro spero che ce ne porti ancora di maggiori per essere nell'eccellenza del ciclismo mondiale. L'idea è chiaramente quella di vincere la classifica mondiale o almeno essere sul podio.
Un'azienda complessa, che deve coniugare i campioni primedonne e i meccanici vecchio stampo, dei veri artigiani della bicicletta. Qual è il segreto?

E' un lavoro abbastanza complesso perché passiamo da personalità difficili, passatemi il termine, da un grande campione che è un piccolo mondo a sè stante, e arriviamo al meccanico che ha quel concetto di bottega da paese che si dedica esclusivamente alla bicicletta, per arrivare al creare tutte quelle situazioni che possono garantire all'atleta di fare la propria performance nel modo migliore. Essenzialmente, per gestirli bisogna conoscerli, stare vicino a loro e alle esigenze che hanno e che incontrano sulla strada, perché non possiamo dimenticarci che il ciclismo è uno sport itinerante e viviamo quasi da zingari 300 giorni all'anno. Abbiamo tre attività che si sovrappongono in vari livelli di competizioni e abbiamo atleti di 14 stati differenti, uno staff di altre 8 nazioni e si passa tutta la stagione a viaggiare nei vari continenti, perché corriamo nei cinque continenti, e di conseguenza è chiaro che le problematiche ed esigenze dei singoli diventano fondamentali per far funzionare la struttura.


E' ovvio che non è un lavoro di routine e questo è un vantaggio, perché di volta in volta la motivazione è sempre di tipo elevato e differente. Va tenuto conto che è un ambiente che soddisfa, perché si punta alla vittoria, ed è anche un ambiente divertente. Però dall'altro lato, essendo lontani dalle famiglie, questo può creare dei dasagi, degli attriti, delle tensioni, e di conseguenza la capacità di management in realtà sta nel problem solving dei problemi personali che si riflettono sui problemi operativi, e che di conseguenza vanno a limitare nei vari casi la prestazione dell'atleta. Essendo l'atleta la punta dell'iceberg con cui tutti dobbiamo cercare di lavorare, dobbiamo porlo nella condizione ideale per fare prestazioni nel modo corretto. La tecnologia dal punto di vista dei dati fisiologici dell'atleta, cioè il controllo della prestazione e dell'allenamento, ha fatto dei passi da gigante: si riesce ad analizzare potenza, frequenza cardiaca, cadenza, velocità, altimetria, vento e molto altro in modo immediato e diretto. Da quel punto di vista, con una buona analisi e capacità di filtro dei dati, si riescono a fornire all'atleta degli elementi che garantiscano la tranquillità per poter utilizzare il proprio estro per fare il risultato. La tecnologia oggi è un vero aiuto per quello che è la professione del corridore di alto livello. Noi abbiamo un partner tecnologico importante come CA Technologies che ci supporta. I limiti in questo momento li vedo principalmente vincolati a quelli che sono gli aspetti pubblici dell'attività dell'atleta, perché ci piace interagire con il fan, ci piace interagire con il pubblico e chiaramente questo è un valore aggiunto, ma a volte si creano si creano delle situazioni di disagio che bisogna gestire, e questo è forse l'unico vero limite della tecnologia applicata allo sport.


E cosa le piacerebbe avere di più?

Mi piacerebbe avere il live in gara, quindi mettere a disposizione del pubblico tutto quello che noi viviamo dall'interno, cosa non semplice. Perché il ciclismo è uno sport itinerante e quindi la creazione di immagini live, di suoni piuttosto che di trasmissione dei dati è complicata. Basti pensare a quando si fanno cinque, sei passi di montagna e dove la copertura dei dati non è semplice come sembra. Mi piacerebbe far vivere le emozioni che noi dall'interno riusciamo a vivere tramite le prestazioni degli atleti. Credo che questo sia ancora più attrattivo per il pubblico di quanto sia già in questo momento.
Ma com'è gestire dei campioni e degli atleti nei momenti in cui si deve presenziare ad event degli sponsor?

E' fondamentale far capire agli atleti che loro sono i primi testimonial di se stessi e delle aziende per cui lavoriamo e ci sponsorizzano. Nel momento in cui c'è un evento specifico ad hoc per i clienti delle aziende che ci sostengono è chiaro che l'atleta, nonostante non abbia fatto qualche ora prima degli sforzi notevoli o siappresti a farli, deve capire che fa parte del proprio lavoro anche dedicarsi al cliente dell'azienda che è un'appassionato di bici e che ha piacere a fare una foto o avere un autografo del grande campione. Devo dire che dal nostro punto di vista i ragazzi hanno percepito bene questa tipologia di intervento che va fatto e sono sempre molto disponibili. E' chiaro che la capacità dei nostri collaboratori è quella di creare eventi che garantiscano una buona visibilità agli sponsor, ma allo stesso tempo non limitino fortemente quelle che sono le prestazioni degli atleti o comunque la giornata dell'atleta di per se quando è in gara.


In questo momento devo dire che come squadra siamo ben attrezzati e siamo stati in grado di gestire i diversi eventi con una discreta facilità avendone il beneficio che ne consegue.
 


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