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05/10/2016

economia

Migliora l'outlook per le azioni dei mercati emergenti, ma durera' nel tempo?

Secondo Raiffeisen CM, dall'inizio dell'anno l'indice MSCI EM ha fatto registrare una crescita di quasi il 15%, molto superiore all'indice di riferimento dei mercati sviluppati

Agosto è stato caratterizzato da oscillazioni dei corsi estremamente limitate sui mercati finanziari. Negli USA, per esempio, non c'è stato un singolo giorno in cui le quotazioni azionarie abbiano subito variazioni superiori all'1%. Mentre i mercati sviluppati, nel complesso, hanno chiuso il mese quasi senza variazioni e con una leggera perdita, i mercati azionari dei Paesi emergenti hanno guadagnato ancora una volta; l'indice MSCI EM è salito del 2,3% circa.
All'interno dell'universo degli Emerging Markets l'andamento di valore è stato così omogeneo come non lo era stato da tempo. Non ci sono state significative deviazioni verso l'alto o il basso. I flussi di capitale verso le azioni e obbligazioni dei Paesi emergenti sono continuati. Soltanto a luglio e agosto sono stati pari a circa 42 mld di dollari. Tuttavia, i corsi obbligazionari sono rimasti piuttosto fermi e le valute dei mercati emergenti hanno, nel complesso, addirittura perso leggermente ad agosto. Una spiegazione potrebbe essere che i suddetti flussi in entrata si riferiscono esclusivamente ai mercati finanziari.


Contemporaneamente si sono registrati anche forti flussi di capitale in uscita dagli Emerging Markets, in particolare deflussi trainati dall'economia reale attraverso il settore bancario. Una parte significativa di questi dovrebbe, tuttavia, essere attribuibile alla Cina, dato che il paese continua a investire massicciamente all'estero.
Nel complesso, la situazione si è consolidata negli ultimi mesi andando da un'inversione di tendenza a una performance delle azioni dei Paesi emergenti superiore alla media. Dall'inizio dell'anno, l'indice MSCI EM ha fatto registrare un guadagno di quasi il 15%, nettamente superiore all'indice di riferimento dei mercati sviluppati.
Gli specialisti dell'asset allocation attivi a livello globale hanno di nuovo iniziato a incrementare le loro quote di Emerging Markets; molti investitori azionari sono, però, ancora sottopesati sui Paesi emergenti. Anche se ci sono evidenti motivi per considerare maggiormente i mercati emergenti. La crescita economica rispetto agli anni passati è molto più bassa, ma sembra, tuttavia, essersi stabilizzata nel frattempo.

Le partite correnti migliorano. Inoltre, la maggior parte dei Paesi emergenti vengono quotati con forti sconti che si spiegano solo in parte con i rischi politici maggiori.
Contrariamente alla maggior parte dei mercati sviluppati, nei Paesi emergenti gli utili aziendali dovrebbero leggermente aumentare nel 2016 e nel 2017 si prevede addirittura un netto incremento a doppia cifra. Tuttavia, bisogna dire che le stime sugli utili per il 2017 sono probabilmente troppo ottimiste; questo vale, però, anche per la maggior parte dei mercati sviluppati. Nonostante questi argomenti a favore delle azioni dei Paesi emergenti, va ribadito, in generale, che una buona selezione dei Paesi e settori dovrebbe continuare a essere molto importante. La forte crescita del credito, a lungo termine insostenibile in molti Paesi emergenti rimane inoltre il tallone di Achille per la futura crescita dell'economia e degli utili.

Russia

L'economia russa sembra ulteriormente stabilizzarsi, è, però, ancora molto distante da una nuova ripresa. La produzione industriale a luglio è scesa contrariamente alle stime degli analisti.


Gli indicatori anticipatori per il settore manifatturiero hanno ceduto a sorpresa. In compenso sono nuovamente saliti nel settore dei servizi. L'inflazione è aumentata lievemente. Alla luce di ciò, la banca centrale ha lasciato invariati i tassi guida. Per l'economia russa è stato senza dubbio positivo il rialzo del prezzo del petrolio che ha recuperato ampiamente le perdite del mese precedente. Il rublo si è leggermente apprezzato rispetto a luglio. Il mercato azionario è leggermente migliorato con un aumento dell'1,3% circa (MICEX) e di conseguenza si trova vicino a nuovi massimi storici. L'indice RTS in dollari ne è ancora molto lontano.

CE3 - Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria

Polonia. Il presidente polacco ha presentato un testo rivisto per la soluzione definitiva del problema dei crediti in valuta estera che peserebbe molto meno sulle banche rispetto alla soluzione prevista finora. Tuttavia, continua a essere solo una bozza e non ancora una legge. I più recenti dati congiunturali hanno deluso quasi tutti. La crescita economica rallenta sensibilmente; brutte notizie per il governo di Varsavia che ha bisogno esattamente del contrario per finanziare i programmi sociali appena annunciati.


Una violazione dei criteri di disavanzo dell'UE sta diventando sempre più possibile; proprio adesso che esistono già altri conflitti con l'UE.
Nel frattempo, nel secondo trimestre sia la Repubblica Ceca sia l'Ungheria hanno fatto registrare tassi di crescita nettamente superiori alle previsioni degli analisti. In Ungheria hanno contribuito sia il settore dei servizi sia l'agricoltura e l'industria. Come nella Repubblica Ceca, anche in Ungheria i salari reali sono aumentati notevolmente nell'ultimo periodo a causa dell'offerta di forza lavoro piuttosto scarsa, cosa che a sua volta sta dando un impulso alla domanda interna. Nella Repubblica Ceca la banca centrale prevede intanto che il suo obiettivo d'inflazione del 2% possa essere raggiunto già nella primavera del 2017; molto prima di quanto anticipato finora.
Il mercato azionario ceco è stato invece poco supportato dalla congiuntura più solida; ad agosto è stato uno dei pochi mercati azionari dei Paesi emergenti a cedere. Ciò era dovuto alle deludenti prospettive sui dividendi di alcune società chiave quotate alla borsa di Praga.


In compenso, le azioni polacche e i titoli ungheresi hanno fatto registrare un leggero aumento.


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