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15/06/2016

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Albanese (SMMdayIT): il potenziale del social media marketing e' infinito

Oggi i clienti/utenti sono social, digital e mobile, e questo vale per le PMI italiane come per le multinazionali: è necessario adeguarsi a questo cambiamento. Come coinvolgerli? Quali strategie per aziende, professionisti e PA? Sono solo alcuni dei temi trattati al SMMday Italia 

Coi social non si fa solo comunicazione. Si creano relazioni e si sviluppano collaborazioni, si fa e si mantiene il business. Le aziende devono dotarsi al loro interno di un Centro di Competenza Social e Digital che lavori a stretto contatto con Comunicazione, Marketing, Sales, Risorse Umane e ICT. Ne abbiamo parlato con Andrea Albanese, Social Media Marketing & Digital Communication Advisor, fondatore e organizzatore di #SMMdayIT, che si terrà a Milano il prossimo 22 giugno.

Social media marketing e digital communication: qual è lo stato dell'arte per le aziende italiane?

Quando abbiamo lanciato la prima edizione del Social Media Marketing Day Italia #SMMdayIT, nel 2013, i social media erano visti come passatempo per ragazzini, alla stregua di videogames e affini. Ancora oggi c'è chi sostiene che sui social si stia solo per svagarsi e che non rappresentino una vera leva strategica nel marketing e nella comunicazione aziendali.

Alcune aziende italiane hanno compreso l'importanza di essere social e di esserlo bene, con investimenti mirati soprattutto in risorse umane: è troppo rischioso affidare la gestione dei canali social di un brand o dell'azienda alla prima persona senza esperienza che arriva in azienda.
Negli ultimi anni ho avuto l'opportunità di fare formazione in aula a 5.000 aziende in campo social e digital: questo mi ha dato il polso della situazione. C'è consapevolezza crescente da parte degli operativi, ma anche tanta titubanza nel top management, che spesso non struttura con metodo, determinazione e rigore un reparto social e digital. I social media presuppongono reattività, immediatezza ed autonomia, altrimenti sono difficili da gestire con profitto.

E invece, a livello più internazionale quali sono i social media trends?

Come sempre gli Stati Uniti, ma anche Paesi come il Regno Unito o la Corea, sono molto più avanti nell'aver compreso il potenziale enorme in termini relazionali e di business che le piattaforme social offrono: considerate che al mondo la quasi totalità della popolazione con accesso a internet frequenta i social network, prevalentemente da mobile.

Caso a parte è rappresentato dalla Cina che utilizza i social network sia a livello business integrato con l'eCommerce, ma anche come forma di contatto e colloquio con la popolazione (i social network occidentali che conosciamo, non sono quelli utilizzati in questo Paese). Primo grande elemento da valutare fra i trends è la ormai assodata centralità dei video, in particolare il live broadcasting ormai reso disponibile a tutti gli utenti Twitter con Periscope e Meerkat, agli utenti Facebook attraverso Live, oltre che da piattaforme come Blab, che consentono conversazioni in live broadcast con 4 partecipanti e infiniti spettatori, ingaggiati e ingaggiabili attraverso Twitter e Facebook.
Il secondo grande trend che vediamo è quello delle chat: le conversazioni tornano private, si sta cercando di nuovo il 1-to-1, il che è fondamentale soprattutto per il customer care.
Il terzo è la continua integrazione con i sistemi di eCommerce e di pagamento per trasferimento di danaro attraverso vari sistemi di chat ed App.


Parleremo anche di questo al Social Media Marketing Day di quest'anno. Non vi anticipo altro.

Comunicazione social. Perché fa ancora così fatica in Italia a livello B2B e B2C? E' solo un problema di percezione o più in generale di cultura?

L'Italia fatica in parte per carenze infrastrutturali, in parte per lacune formative (si parla da anni del gap fra mondo scolastico e mondo del lavoro, e con l'evoluzione delle professioni e delle tecnologie degli ultimi anni questo gap è ancora più evidente), e credo in parte perché i social sono molto più complessi di quanto in realtà appaia. Più che di un digital divide, siamo immersi in un cultural divide.
I social richiedono maggiori competenze di comunicazione e marketing ed un approccio rigoroso e costante: aggiornare il proprio status di Facebook non è fare comunicazione social professionale. Nel momento in cui ci si trova a creare contenuti quotidiani e soprattutto ad avere e gestire le reazioni degli utenti (clienti o potenziali tali) ecco che arriva la crisi: le aziende non sono abituate a conversare.


L'ADV tradizionale era molto più semplice: era un one-to-many, ma non era comunicazione bidirezionale ed interattiva. Quella social lo è, perché è circolare: creazione del contenuto, posting, risposta, interazione, conversazione. E le risposte sono un arricchimento sia del contenuto che dell'azienda stessa, perché possono rappresentare spunti importanti di sviluppo e miglioramento. I social implicano l'ascolto: per questo le aziende fanno così fatica (e non parlo delle PA).

L'Italia è il Paese delle PMI. Come convincerle a dotarsi di una struttura di digital/social marketing apposita?

Il primo passo è far capire loro cosa i social media possono fare per lo sviluppo del business e la stabilità dell'azienda. Si dice che il ROI dei social media sia la sopravvivenza di un'impresa nell'arco dei prossimi 5 anni. Coi social non si fa solo comunicazione, si creano relazioni e si sviluppano collaborazioni. La necessità è sicuramente quella di creare il Centro di Competenza Social e Digital interno alle aziende, che lavori a stretto contatto con Comunicazione, Marketing, Sales, Risorse Umane, ICT: sarà il fulcro delle aziende del futuro.


Per far passare un progetto social in una PMI bisogna essere pratici, realistici, concreti, orientati al risultato e con un piano che dimostri i vantaggi economici di fatturato e di comunicazione. E' anche vero che far comprendere ad una PMI l'utilizzo dei social spesso è molto complesso, ma sarà il mercato e la concorrenza a selezionare le aziende, chi si opporrà all'evoluzione forzata imposta dai social e dal digital, farà la fine dei dinosauri. I clienti sono social, digital e mobile, e questo vale per le PMI italiane come per le multinazionali: è necessario adeguarsi a questo cambiamento.

Quali sono 5 errori che le PMI commettono nella social media strategy?

Il primo l'ho accennato poc'anzi. Affidare i canali social a una persona senza esperienza e soprattutto senza attitudine al mondo social: la persona costa poco e magari ha gestito la pagina Facebook della ProLoco del paese (senza nulla togliere alle ProLoco che fanno un lavoro splendido sui loro territori), sono elementi sufficienti per affidare il proprio destino digitale. Il social media manager deve essere un professionista della comunicazione, con skills ben definite.



Il secondo errore è non integrare la presenza social e digital con la strategia di comunicazione in senso lato: dall'immagine coordinata al tone of voice. Serve coerenza, perché garantisce identificabilità.
Il terzo errore è spesso credere che basti postare: sui social la parola d'ordine è interagire.
Il quarto è quello di non ascoltare: pochissime sono le aziende che hanno adottato sistemi di social media monitoring per comprendere il sentiment attorno al proprio brand, identificare aree o utenti critici e tener d'occhio le conversazioni in rete.
Il quinto, che forse è il primo, è considerare i social ed il digital come passeggeri che presto passeranno di moda. E di conseguenza non affrontarli con serietà.

Quali possono essere le 5 relative soluzioni?

La soluzione è implicita nella spiegazione degli errori.
Per prima cosa, i social media vanno affidati a professionisti della comunicazione digitale, non a persone di passaggio che non sanno nulla né dell'azienda né di comunicazione.
Il secondo punto è includere i social quali asset della propria strategia di comunicazione e marketing e renderli coerenti all'immagine aziendale.



Il terzo è iniziare a conversare con la propria community e creare relazioni. Sperimentare è la parola d'ordine.
Il quarto è dotarsi sia di un sistema di monitoring social e digital, sia di un sistema di social CRM che permetta di completare l'integrazione di cui al punto due.
L'ultimo è quello di iniziare a comprendere che con 1 miliardo e 600 milioni di utenti Facebook non è una moda e non passerà. Anzi si evolverà.

Quali saranno le novità del Social Media Marketing Day Italia di quest'anno?

La quarta edizione rispecchia il cambiamento di un anno di lavoro, riflessioni, relazioni e cambiamenti delle piattaforme social e di come le persone intendono i Social Media. Quest'anno il calibro della manifestazione è ancora più raffinato, con relatori del calibro del Direttore dell'Agenzia Ansa o il Direttore Marketing di Twitter Italia, il Direttore Media Relations Italia di UniCredit e il Direttore della Comunicazione della Commissione Europea in Italia, il Direttore della Comunicazione di Confcommercio, solo per citarne qualcuno.


I temi che andremo a trattare sono studiati apposta per fornire spunti di riflessione e cambiamento ad aziende, professionisti e PA. I social media hanno un potenziale davvero enorme e prima le organizzazioni italiane se ne accorgeranno prima potremo sperare di vincere la sfida con i nuovi competitor, che ormai sono per tutti Amazon, Google e la stessa Facebook.
Il format della giornata resterà invariato: 16 interventi da mezz'ora ciascuno, sarà davvero molto intenso e interessante.

Andrea Albanese è Social Media Marketing e Digital Communication Advisor, Project Manager, Docente, Community Manager dei gruppi Linkedin SMDMItalia, SMWMMItalia, GiPISM
Organizzatore del 'Social Media Marketing Day' #SMMdayIT
Video di presentazione: http://smmdayit.it/social-media-marketing-day-italia-2016
Sito di riferimento: www.smmdayit.it
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