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17/02/2016

economia

Commissione europea: le nuove sfide da affrontare nel 2016

L'economia entra nel quarto anno di ripresa e la crescita prosegue ad un ritmo moderato, trainata soprattutto dai consumi. Tuttavia le grandi sfide che attendono gran parte dell'economia mondiale mettono ancora più a rischio la crescita dell'UE

Le previsioni d'inverno della Commissione indicano prospettive generali di crescita sostanzialmente invariate dall'autunno, anche se aumenta il rischio che, soprattutto a causa di fattori esterni, la crescita risulti inferiore a quanto anticipato. Nella zona euro la crescita dovrebbe raggiungere quest'anno l'1,7% rispetto all'1,6% dello scorso anno, per attestarsi all'1,9% nel 2017. Per l'UE invece si prevede che la crescita economica rimanga stabile all'1,9% quest'anno, portandosi al 2,0% l'anno prossimo.
Alcuni dei fattori che sostengono la crescita dovrebbero risultare più forti e più duraturi di quanto previsto in precedenza. Si tratta ad esempio dei bassi prezzi del petrolio, delle condizioni di finanziamento favorevoli e del basso tasso di cambio dell'euro. Allo stesso tempo però aumentano i rischi per l'economia e si affacciano nuove sfide: la crescita più lenta della Cina e di altre economie di mercato emergenti, la debolezza del commercio mondiale nonché le incertezze in ambito geopolitico e strategico.


Valdis Dombrovskis, Vicepresidente responsabile per l'Euro e il dialogo sociale, ha dichiarato che "in Europa prosegue la ripresa, e la crescita è sostanzialmente in linea con le nostre ultime previsioni di autunno. Dobbiamo però mantenere alta l'attenzione: la crescita moderata che caratterizza l'Europa si trova ad affrontare un numero crescente di ostacoli, dal rallentamento della crescita nei mercati emergenti, come la Cina, alla debolezza del commercio mondiale, oltre alle tensioni geopolitiche nel vicinato europeo. È importante proseguire con le riforme strutturali che possono favorire la crescita delle nostre economie mettendole al riparo da shock futuri e offrire maggiori opportunità di lavoro ai nostri cittadini".
Secondo Pierre Moscovici (nella foto), Commissario per gli Affari economici e finanziari, la fiscalità e le dogane, "quest'inverno l'economia europea sta fronteggiando con successo nuove sfide, grazie anche al tasso di cambio dell'euro e alla discesa del prezzo del petrolio e dei tassi di interesse. Tuttavia la debolezza della congiuntura internazionale costituisce un rischio: per questo è necessario essere estremamente vigili.

Dobbiamo impegnarci ulteriormente per rafforzare gli investimenti, aumentare la nostra competitività in maniera intelligente e completare il lavoro di risanamento delle finanze pubbliche".

Un'ampia ripresa in tutti gli Stati membri

Nel 2015 la produzione economica di tutti gli Stati membri ha registrato un incremento o è rimasta stabile. Entro il 2017 si prevede un'espansione delle economie di tutti gli Stati membri, anche se con tassi di crescita del PIL che continueranno ad essere considerevolmente diversi, a causa sia di caratteristiche strutturali che di situazioni congiunturali.
Sia per l'anno in corso che per il prossimo i consumi privati rimarranno il principale motore della crescita, sostenuti da un miglioramento del mercato del lavoro e della crescita del reddito reale disponibile. Anche gli investimenti dovrebbero beneficiare gradualmente dell'aumento della domanda, dei maggiori margini di profitto, delle condizioni di finanziamento favorevoli e di una progressiva attenuazione delle pressioni per la riduzione dell'indebitamento.

Continua il miglioramento del mercato del lavoro

L'occupazione dovrebbe continuare a crescere, anche se in misura modesta.


Parallelamente dovrebbe proseguire la diminuzione dei tassi di disoccupazione, anche se a un ritmo più lento rispetto all'anno scorso. Questa riduzione dovrebbe essere più marcata negli Stati membri che hanno riformato il mercato del lavoro. Il tasso di disoccupazione della zona euro dovrebbe passare dall'11% del 2015 al 10,5% del 2016, per attestarsi al 10,2% nel 2017. Nell'UE la disoccupazione dovrebbe scendere dal 9,5% del 2015 al 9,0% di quest'anno, raggiungendo l'8,7% l'anno prossimo.

Una politica di bilancio più favorevole: calano ulteriormente i disavanzi

Il disavanzo pubblico aggregato della zona euro dovrebbe diminuire ulteriormente grazie a un'attività economica più forte e, in misura minore, a una diminuzione della spesa per interessi.
Secondo le previsioni, il disavanzo pubblico della zona euro nel 2015 dovrebbe essere diminuito, attestandosi al 2,2% del PIL (UE 2,5%), e dovrebbe calare ulteriormente raggiungendo l'1,9% del PIL (UE 2,2%) quest'anno e l'1,6% del PIL (UE 1,8%) nel 2017. Inoltre quest'anno la politica di bilancio della zona euro dovrebbe essere leggermente più favorevole alla ripresa economica.


Nell'UE nel suo complesso dovrebbe invece rimanere sostanzialmente neutra. Il rapporto debito/PIL della zona euro dovrebbe scendere dal picco del 94,5% del 2014 (UE 88,6%) al 91,3% previsto per il 2017 (UE 85,7%).

Cala temporaneamente l'inflazione grazie all'ulteriore discesa dei prezzi del petrolio

verso la fine del 2015 il dato annuale per la zona euro ha infatti superato di poco lo zero, soprattutto a causa di un'ulteriore riduzione dei prezzi del petrolio. I prezzi al consumo nella zona euro dovrebbero aumentare in misura molto limitata nella prima metà dell'anno, per poi salire in maniera più consistente nella seconda metà, quando si sarà riassorbito l'impatto del forte calo dei prezzi del petrolio. Secondo le stime attuali, nel 2016 il tasso annuo di inflazione nella zona euro dovrebbe essere solo dello 0,5%, in parte a causa del permanere di una limitata crescita dei salari. L'inflazione dovrebbe salire gradualmente fino a raggiungere l'1,5% nel 2017 per effetto delle maggiori pressioni sui prezzi dovute all'aumento dei salari, alla crescita della domanda interna e a un moderato incremento dei prezzi petroliferi.




Tengono le esportazioni nonostante un ulteriore rallentamento della crescita mondiale

Il deterioramento delle prospettive economiche mondiali dovrebbe tradursi in un rallentamento della ripresa dell'economia mondiale (esclusa l'UE) rispetto alle previsioni d'autunno. In effetti si calcola che nel 2015 la crescita mondiale abbia raggiunto il livello minimo dal 2009. La crescita delle esportazioni della zona euro dovrebbe subire un'accelerazione nel corso del 2016 dopo la frenata della seconda metà del 2015, a causa del perdurare degli effetti del deprezzamento dell'euro, del minor costo del lavoro per unità di prodotto e di un graduale aumento della domanda estera.

Aumentano i rischi che pesano sulle previsioni

Le prospettive economiche rimangono assai incerte, mentre aumentano i rischi complessivi. Tra questi figurano l'indebolimento della crescita nei mercati emergenti, un aggiustamento disordinato in Cina e la possibilità che ulteriori aumenti dei tassi d'interesse statunitensi possano provocare perturbazioni sui mercati finanziari o danneggiare economie emergenti vulnerabili, e ripercuotersi sulle prospettive economiche.


Un ulteriore calo dei prezzi petroliferi potrebbe anche avere effetti negativi sui Paesi esportatori di petrolio e ridurre la domanda di esportazioni dall'UE. I rischi all'interno dell'UE potrebbero inoltre pesare sulla fiducia e sugli investimenti. D'altro canto, la combinazione degli attuali fattori di sostegno potrebbe tradursi in una spinta maggiore del previsto, soprattutto in caso di ripresa degli investimenti.  


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