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17/02/2016

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Amati (ASA): l'imballaggio metallico e' il futuro del packaging ecosostenibile

Il Gruppo di San Marino si impone sul mercato internazionale grazie alla copertura dell'intero ciclo produttivo e alla flessibilità. E cresce con acquisizioni mirate in Italia e all'estero

Un'azienda familiare che nel giro di una generazione fa sette acquisizioni e crea quattro startup produttive non si incontra spesso. Se poi riesce a crescere in un settore, quello del packaging metallico, dominato da gruppi multinazionali, merita rispetto e suscita curiosità. Per questo abbiamo intervistato Emilio Amati, presidente di Gruppo ASA.

Come si può descrivere attualmente la congiuntura del vostro mercato, a livello nazionale e internazionale?

Come altri settori dell'economia, l'imballaggio metallico beneficia e soffre dei cicli che stiamo attraversando. Quindi, siccome questo è finalizzato a utilizzare e contenere prodotti dei vari settori merceologici, il loro andamento ha grande influenza. Per esempio, tutto quello che è legato a prodotti tecnici dell'edilizia, oggi è in grave sofferenza. Stimiamo una perdita in volumi dei 24-25% nel mercato italiano dal 2008 ad oggi, e ancora non si vedono grandi segni di ripresa per tutto quello che riguarda vernici, solventi, diluenti, colle per pavimenti. Tutto questo genere di packaging è quindi in crisi.


L'alimentare è invece abbastanza stabile e il mio gruppo beneficia del fatto che abbiamo intrapreso da 7-8 anni una politica di export. Devo dire che questo è premiante, e alla fine siamo riusciti ad avere fatturati stabili/crescenti attraversando questi anni di congiuntura negativa.

ASA copre l'intero processo produttivo dei contenitori in metallo. Quali sono le vostre peculiarità e quali comparti coprite?

La nostra maggiore pecularità è proprio coprire l'intero ciclo produttivo. Recentemente, siamo partiti con un importante centro di taglio, dove i coil che acquistiamo vengono trasformati in packaging, pronti per il successivo trattamento litografico di stampa. Il taglio coil è una prerogativa che in Italia, su 30 competitor, abbiamo in 2-3. Inoltre, fin dall'inizio abbiamo investito pesantemente nella stampa, la litografia su metallo: siamo l'unica azienda dotata di una stampa a 2-6 colori e siamo stati tra i primi in Europa ad avere tutto il processo dell'artwork passato in digitale. Con il primo computer-to-plate (un'attrezzatura che serve a passare da un file ad una lastra che poi verrà utilizzata nelle macchine rotative) ASA è sempre stata all'avanguardia.


Se guardiamo ai settori merceologici, oggi al primo posto abbiamo l'olio alimentare, in cui siamo leader da sempre, seguito dal comparto tecnico (pitture, vernici e smalti), e l'aerosol (bombolette spray). Copriamo inoltre il settore ittico per stati come Croazia, quelli del Maghreb e regioni come la Sicilia.

A differenza chi si sposta a San Marino per motivi fiscali, voi invece nascete proprio sul Titano...

Occorre andare indietro nel tempo. Noi nasciamo nel 1961 come una costola di una azienda alimentare di Riccione, la Fratelli Amati, che inscatolava vongole. Quest'ultima era stata fondata nel 1902 dal nonno. Quando mio padre decide di fabbricare scatole per acciughe e sardine, parte con una attività artigianale a San Marino con 30 dipendenti. Finito quel mercato, perchè la tecnologia si spostava, l'azienda deve inventarsi un futuro nell'imballaggio metallico: guarda ai mercati dell'Italia centrale e tipicamente lo spoletino, con gli oli umbri. Da lì parte un cammino che continua a tutt'oggi.
Lo sviluppo è stato fatto crescendo inizialmente nell'olio alimentare, ma poichè noi facciamo imballaggi vuoti, ad un certo punto è stato obbligatorio andare a produrre vicino ai mercati di riferimento.

Per cui senza fare battaglie di prezzo, per conquistare i mercati è stata scelta la strada di acquisire concorrenti in difficoltà e poi operare attraverso ristrutturazioni o sinergie di gruppo.

E questo porta alle recenti acquisizioni: qual è la strategia sottostante?

Bisogna tener presente come il gruppo è cresciuto e dove è arrivato. ASA è cresciuta vincendo sfide sui mercati, rilevando dei concorrenti: aziende familiari, senza accesso a capitali esterni, magari decotte o in crisi. Inserendo know how ed economie di scala è stato possibile acquisire di fatto dei mercati, rendendo le aziende competitive e realizzando sinergie. Per arrivare allo stato attuale ci sono state nel tempo sette acquisizioni di concorrenti, partendo sempre da San Marino. Sono state effettuate anche quattro startup: nel 1989 il gruppo Ferruzzi ci chiamò per costruire uno stabilimento muro a muro con la loro raffineria di Ravenna, che ha portato ad una nostra crescita abbastanza significativa. Altre startup sono quella di Anversa in Belgio, a Bucarest in Romania.


Ne abbiamo fatta una anche a Sfax in Tunisia: il governo libico nella persona di Gheddafi, faceva riempire 120-150 milioni di lattine con olio tunisino che veniva poi distribuito ai cittadini libici insieme a tanti altri beni.
Oggi il Gruppo ha tutte le direzioni generali posizionate a San Marino, da dove parte anche il ciclo completo di produzione, e con l'assemblaggio dei componenti che danno volume alla scatola (trasportiamo peso e realizziamo volumi vicino ai mercati di competenza). Ad oggi il gruppo conta uno stabilimento di recente acquisizione a Liverpool, un altro acquisito nel 2001 in Svizzera sul lago di Costanza, e poi tre impianti nell'italia del Nord (Imperia, Chignolo Po e Rovato di Brescia), e uno nel Sud a Bari.
Il gruppo ASA, con le recenti acquisizioni, conta circa 480 collaboratori, con un fatturato raggiunto di circa 105 milioni di euro e 48mila tonnellate di materiale trasformato. Teniamo presente che nel 1979, quando ho iniziato a lavorare, i dipendenti erano 35 e le tonnellate lavorate erano 400, e gli 88mila mq coperti di oggi erano 2.


500. Questo a testimoniare un percorso industriale di sviluppo.
Credo che continueremo a perseguire la stessa modalità di sviluppo: acquisizioni e sinergie con i servizi centrali di San Marino, dove la litografia è dominante, dove la capacità di acquisto è in funzione dei volumi acquisiti. Questo significa che una piccola azienda acquisita beneficia immediatamente dei livelli di prezzo delle forniture.
Ovviamente la strategia non può essere quella di una crescita continua. Abbiamo un azionariato familliare, quindi abbastanza diffuso, e vediamo nella Borsa o nella fusione con gruppi ancora più grandi, la possibilità di restituire un po' di libertà alle scelte individuali dei singoli. Credo che la borsa, uno degli scenari più probabili, sia un obiettivo raggiungibile in 3-5 anni, avendo già fin d'ora un bilancio consolidato e certificato.

Emergere in un mercato di grandi multinazionali non è semplice. Come ci riesce un'azienda Italiana?

Quando parliamo di imballaggio metallico la memoria di tutti va a quello che prendono quotidianamente in mano: la lattina di una Coca Cola, una birra o quella della conserva di pomodoro.


Qui ci sono volumi sterminati, si parla di centinaia di miliardi di pezzi prodotti, e ci sono quattro multinazionali. Basti pensare che lo stabliimento di Chignolo Po l'abbiamo acquisito dalla Crown Cork, un gruppo con 23mila dipendenti e otto miliardi di dollari di fatturato, 160 stabilimenti nel mondo. Queste imprese si concentrano sulle grandissime produzioni di massa. Un'azienda familiare come la nostra - anche se ora a livello europeo siamo il quarto gruppo e primi in Italia - non può che rivolgersi a quei mercati in cui non si richiedano investimenti colossali. Si vanno quindi a cercare delle nicchie, poichè l'imballaggio metallico si trova ovunque: in cucina con le conserve, in officina come le vernici, dal parrucchiere con la lacca per capelli, ecc. Certamente ASA non è presente dove i numeri parlano di miliardi di pezzi.
In quest'ambito è premiante la flessibilità: parliamo di piccole tirature, con linee di produzione sempre e completamente in cambiamento. La flessibilità è un valore superiore alla produttività. Devo dire che essere un'azienda familiare con forti motivazioni, che ha un rapporto forte con le proprie strutture ed i propri dipendenti è stato un fattore vincente, proprio per la capacità di rispondere alle esigenze di mercato.




Le prospettive dell'imballaggio metallico

L'imballaggio metallico è forse il più antico dei modi di conservare alimenti. Amo ripetere che le prime lattine sono state quelle che il cuoco di Napoleone aveva inventato come ciclo di conservazione del cibo in vista delle campagne di Russia e altri Paesi. Parliamo della fine del 1700. Da allora c'è stata un'evoluzione continua, ma il prodotto è tutt'altro che antico.
Specialmente oggi, in cui i temi dominanti sono quelli del riciclo, del non portare in discarica imballaggi usati ma rimetterli all'interno di un'economia circolare. In questo caso, il prodotto viene rifuso e utilizzato per creare un prodotto analogo. Parliamo quindi di materiali permanenti, come lo è l'acciaio. Può esser riciclato infinite volte, sempre rimanendo di prima qualità. Risponde meglio alle esigenze del mondo di oggi rispetto, per esempio, alla plastica: di questa, solo il 25% ritorna ad essere plastica, un altro 25% finisce negli inceneritori e un 50% nelle discariche. L'imballaggio metallico è riciclato ad oggi al 78% e ritorna tutto ad esser materiale di prima scelta.



Le prospettive sono tutte nelle mani del legislatore e credo che ci sarà spazio anche per crescite di mercato del nostro prodotto.

Quali sono le vostre sfide per il futuro?

Rimanere agili e veloci, nonostante che le nostre dimensioni stiano crescendo. La sfida è quella di non burocratizzarci troppo, con un controllo di gestione efficace ma non elefantiaco. Il secondo aspetto riguarda il cavalcare le nuove tecnologie, introducendo innovazione nel nostro settore, che è abbastanza statico. Abbiamo vinto degli Oscar dell'imballaggio in cui c'erano lattine che dovevano sostituire le bottiglie di vetro nel ciclo produttivo.
Ma dobbiamo continuare investire in ricerca ma, soprattutto, che il comparto riesca a far passare il messaggio che chi aiuta l'ambiente compra una lattina, non acquista plastica o altre cose. Questi ultimi hanno purtroppo molti più capitali di noi e possono influenzare i media in modo diverso.


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