L'inversione di tendenza più marcata è quella di Taiwan, dove solo il 19% si dice molto fiducioso in una crescita a breve termine della propria azienda, rispetto al 65% dello scorso anno (con un sorprendente crollo di 46 punti).
Ciononostante è la Svizzera a far registrare il grado di fiducia più basso, laddove solo il 16% dei dirigenti svizzeri credono in una crescita del fatturato rispetto al 24% del 2015.
L'indice di fiducia nella crescita del fatturato è basso rispetto all'anno scorso anche per quasi tutte le principali economie del mondo: Cina 24% (2015: 36%), Stati Uniti 33% (2015: 46%), Regno Unito 33% (2015: 39%) e Germania 28% (2015: 35%).
Solo la Russia resiste alla tendenza, con un rialzo della fiducia dai bassissimi livelli dello scorso anno (16%) al 26%.
I mercati obiettivo per la crescita
Quanto alle prospettive di investimento, Stati Uniti, Cina, Germania e Regno Unito rimangono i paesi che i CEO considerano più importanti per la crescita dei prossimi 12 mesi. Anche Messico e EAU entrano tra i primi dieci, scalzando Indonesia e Australia.
Anche per i CEO italiani USA, Germania e Cina sono i Paesi maggiormente attraenti per investire; in particolare, il rallentamento delle prospettive di crescita in Cina ha favorito la Germania che rimane punto di riferimento per l'economia europea.
Penalizzato il Brasile che perde appeal per le aziende italiane in relazione alla situazione di recessione e crisi politica che sta vivendo nell'ultimo periodo.
Minacce all'orizzonte
Con le preoccupazioni accresciute della geopolitica, rispetto a tre anni fa due terzi dei CEO (66%) vedono oggi più minacce per la propria azienda.
Situazione diversa in Italia, il 45% degli intervistati ha affermato di percepire maggiori minacce per la propria azienda, mentre il 57% vede più opportunità di crescita oggi rispetto a tre anni fa.
La percezione italiana potrebbe essere influenzata dai primi segnali di crescita economica dopo un lungo periodo di pesante recessione.
La prima minaccia indicata dai CEO a livello mondiale si conferma per il 4° anno la sovra-regolamentazione citata dal 79%, seguita dall'incertezza geopolitica balzata al secondo posto, citata dal 74% degli intervistati e dalla volatilità del tasso di cambio al terzo posto (73%).
Le preoccupazioni circa la disponibilità delle competenze professionali fondamentali sono passate quindi dal secondo al quarto posto, rimanendo tuttavia un pensiero per quasi tre quarti (72%) dei CEO interpellati.
Per i CEO italiani l'incertezza geopolitica e l'aumento del carico fiscale sono due tra le principali minacce macro, mentre la disponibilità di adeguate competenze delle risorse umane e la volatilità delle materie prime e dei mercati finanziari sono considerati fattori critici di business significativi per gli Amministratori delegati del nostro Paese.
Anche la cyber security, che rappresenta una minaccia agli interessi nazionali e commerciali, preoccupa il 61% dei CEO, con livelli più alti fra i dirigenti di USA, Australia e Regno Unito (74%+) e nel settore bancario, tecnologico e assicurativo.
Competenze e nuove risorse
Il 48% dei CEO prevede di aumentare l'organico nel corso dei prossimi 12 mesi, in leggero calo rispetto all'anno scorso (50%).
L'attività di selezione di risorse aziendali è ai massimi livelli in India (70%), Regno Unito (66%) e Cina (57%).
In Italia, il 37% dei CEO intervistati afferma di voler aumentare il numero dei dipendenti, valore leggermente in aumento rispetto all'anno scorso, probabilmente in relazione anche ad alcune misure governative per favorire nuova occupazione (Jobs Act).
Le preoccupazioni circa la disponibilità delle competenze fondamentali rimangono diffuse (72%).
Diversi settori mostrano livelli di incertezza particolarmente elevati, primi fra tutti il comparto dell'intrattenimento e dei media e della tecnologia, malgrado emergano anche i settori tradizionalmente più allineati alle competenze STEM' (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica), fra cui il manifatturiero, il farmaceutico e delle life sciences.
In termini geografici, le preoccupazioni maggiori si riscontrano nell'area dell'Asia-Pacifico (81%), del Medio Oriente (83%) e dell'Africa (86%), mentre sono più basse nell'Europa occidentale (59%).
Il ruolo dei governi e le richieste dei CEO
La priorità numero uno per il governo dovrebbe essere un sistema fiscale efficace, almeno secondo il 56% dei CEO, seguito da una forza lavoro qualificata, formata e adattabile (53%) e dalle infrastrutture (50%), sia fisiche sia digitali.
Anche i CEO italiani sottolineano l'importanza di avere un sistema fiscale facilmente comprensibile, stabile ed efficace (82%) al fine di facilitare la propria attività.
Tuttavia, a differenza di altri Paesi, in Italia gli imprenditori intervistati affermano che il governo dovrebbe anche focalizzarsi maggiormente sugli investimenti in infrastrutture fisiche e digitali (82%).
Circa un terzo dei CEO a livello globale (33%) giudica i governi inefficaci nella tutela dei dati personali (26% li giudica efficaci), con Cina (46%), USA (60%), Brasile (72%) e Argentina (52%) a manifestare i livelli massimi di preoccupazione.
Il 32% dei CEO italiani considera il governo inefficace nell'adottare misure di protezione per l'uso dei dati personali, ma il maggiore peso è dato all'inefficacia del governo italiano di fornire adeguate infrastrutture fisiche e digitali (58%).
Tecnologia
L'indagine sottolinea la forza della tecnologia nello spingere al cambiamento e verso una migliore comprensione dei clienti e degli stakeholder nel mondo delle aziende.
Il 90% dei CEO afferma di modificare il proprio modo di utilizzare la tecnologia per valutare meglio le aspettative dei clienti e della più ampia base di stakeholder.
I cambiamenti più significativi si registrano nei settori con aspettative di customer service tradizionalmente elevate, inclusi quello bancario e i mercati dei capitali (90%), il settore assicurativo (95%), dell'ospitalità e del tempo libero (94%) e la sanità (93%).
Complessivamente, oltre tre quarti (77%) dei dirigenti ritengono che il progresso tecnologico avrà trasformato le aspettative dei clienti nell'arco dei prossimi cinque anni.
Data e analytical tool, insieme ai sistemi CRM, sono considerati elementi a maggior valore aggiunto per coinvolgere i diversi stakeholder nello sviluppo aziendale.
Seguono R&D ed innovazione, citati dal 53% degli interpellati a livello mondiale, con i CEO di Taiwan (76%), Brasile (72%), Francia (71%) e Germania (67%) che assegnano una priorità più alta della media globale.
In Italia, i sistemi di gestione dei rapporti con i clienti (CRM) ricoprono un ruolo fondamentale per il 73% dei CEO intervistati, seguono l'uso di tecnologie per la raccolta di dati e analisi complesse (53%) e la ricerca e sviluppo di nuove tecnologie (53%) in linea con i trend globali.
Vision aziendale e coinvolgimento degli stakeholder
Il sondaggio di quest'anno esamina la modalità in cui i CEO si preparano a rispondere alle aspettative mutevoli dei clienti e di una base più ampia di stakeholder.
Il 59% dei CEO afferma che le aziende devono adoperarsi di più per comunicare le proprie finalità e i propri valori.
La fiducia è certamente una preoccupazione alla luce delle esigenze dei diversi stakeholder: oltre la metà (55%) dei CEO sono preoccupati dalla mancanza di fiducia nel business, rispetto al 37% di soli tre anni fa.
In Italia viene data maggiore importanza al progresso tecnologico rispetto alla media globale, con l'87% degli intervistati che ritiene che le nuove tecnologie siano il fattore che più influenzerà la gestione e le aspettative dei diversi stakeholder aziendali.
Questi ultimi sono sempre più al centro della vision aziendale (72%) delle società italiane, una vision che è sempre più orientata al lungo termine contro lo "shortemismo" finanziario.
Il 90% dei CEO italiani hanno dichiarato di dare maggiore importanza alla redditività a lungo termine a scapito di una prospettiva di business e strategia a breve termine.
Nicola Anzivino conclude: "Al centro della vision aziendale i nostri Amministratori Delegati includono sempre di più i diversi stakeholder e le loro aspettative in un'ottica di medio periodo contro lo "shortermismo" finanziario degli ultimi anni.
In effetti, la redditività di business nel medio periodo e la capacità di ritorni adeguati di investimenti strategici e non tattici sono considerati chiave per ideare una strategia di business credibile.
I CEO italiani sono preoccupati soprattutto dei rischi geopolitici e della volatilità dei mercati finanziari e delle materie prime, chiedono al Governo la competitività e semplificazione del sistema fiscale domestico e nuovi investimenti in infrastrutture fisiche e digitali".
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