La volatilita' prolungata terra' bassi i tassi di interesse
Burgess (Columbia Threadneedle): il dilemma Cina, il costo delle materie prime e l'incertezza della politica monetaria frenano la crescita globale
I mercati evidenziano un andamento volatile da fine agosto, una tendenza che mostra pochi segnali di attenuazione nel breve termine.
A mio avviso tre aspetti esercitano un impatto destabilizzante sui mercati:
a) l'incertezza economica in Cina, e in particolare la capacità delle autorità cinesi di orchestrare un atterraggio "morbido" dell'economia;
b) la debolezza dei mercati delle materie prime e le conseguenti ripercussioni sui produttori e sugli esportatori di commodity;

c) l'incertezza sulla politica monetaria, giacché la Fed si approssima al primo rialzo dei tassi d'interesse dal 2006.
In Cina le autorità sembrano aver adottato un approccio al capitalismo che potremmo definire della "scatola di cioccolatini", sostenendo di buon grado gli aspetti che vedono con favore (come l'aumento del tenore di vita e la crescente importanza della Cina sulla scena mondiale), ma dimostrandosi più contrariate per gli esiti "indesiderati" che il capitalismo talvolta produce, come la flessione dei mercati azionari.
Resta da vedere se il recente crollo dei listini farà deragliare il programma di riforme economiche in Cina, ma si può senz'altro affermare che l'economia è interessata da una netta decelerazione.
L'interrogativo più importante suscitato da tale rallentamento è se la Cina riuscirà ad attuare una transizione verso una crescita più lenta ma di qualità migliore, che in definitiva sarebbe favorevole per gli asset rischiosi, o se invece gli eventi prenderanno una piega peggiore.
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