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09/09/2015

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Lavoro: 910mila posti nelle imprese nel 2015 (+15% rispetto al 2014)

Unioncamere: saldo occupazionale ancora negativo (-60mila) ma in riduzione. Meccanica e Terziario avanzato tornano in positivo. Piccole imprese e Sud in affanno, bene la Lombardia

Sono oltre 910mila entrate programmate dalle imprese dell'industria e dei servizi con almeno un dipendente, 119mila in più rispetto al 2014; una ripresa della manifattura italiana in chiave di innovazione e qualità; ancora negativo ma in miglioramento il saldo fra "entrate" e "uscite" nel settore privato. Sono le notizie per l'anno 2015 del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Ministero del Lavoro. Che segnala anche la stabilizzazione, grazie alle misure introdotte dal Jobs act, di circa 170mila lavoratori e la creazione di circa 55mila nuovi posti di lavoro che non si sarebbero avuti quest'anno a legislazione invariata.
La manifattura italiana, soprattutto quella più innovativa e proiettata sui mercati esteri (dalla meccanica all'alimentare, dal chimico-farmaceutico alla plastica), pare sia passata al contrattacco: nel 2015 una industria su cinque assumerà personale dipendente, mentre nel 2014 era una su sei.
Nel complesso, sono 186.600 le entrate attese in questo settore (+31.300 rispetto allo scorso anno). Nel mirino dei "cacciatori di teste" delle imprese del Made in Italy, figure professionali a maggior qualificazione da impiegare nella progettazione (aumenta la richiesta di ingegneri), nell'innovazione digitale (a cominciare dagli analisti e progettisti di software) e nell'ideazione di nuove strategie commerciali (grazie ai tecnici delle vendite).

Ma anche tanti operai specializzati richiesti soprattutto dall'industria alimentare e meccanica. Aumenta poi di due punti percentuali la quota di imprese dei servizi che ha programmato assunzioni di personale dipendente, passando dal 13,8% al 15,9%. Oltre 639mila i lavoratori complessivi in ingresso in questo settore (+73.200 rispetto al 2014).
A crescere in misura consistente quest'anno è il lavoro "stabile", a cominciare dai nuovi contratti a tutele crescenti che dovrebbero essere 249.200 rispetto ai 146mila "vecchi" contratti a tempo indeterminato programmati lo scorso anno. Interrogate su queste 249mila assunzioni, le imprese hanno indicato, quale media della motivazione prevalente, che 132.700 (il 53,2%) sarebbero comunque state messe in programma, che 35.400 non sarebbero state previste senza il Jobs Act (14,2%) e che, grazie a questo, oltre 19mila verrebbero anticipate a quest'anno (7,7%). Inoltre, per 62mila assunzioni circa si tratterebbe di un cambio rispetto a una tipologia contrattuale "atipica" originariamente prevista (24,9%). A quest'ultima quota di "precari" stabilizzati grazie al Jobs Act, va aggiunta una buona parte di quelle 117mila trasformazioni di contratti dal tempo determinato all'indeterminato di personale già alle dipendenze delle imprese che possono essere state influenzate o stimolate dall'introduzione della nuova disciplina.

Complessivamente, quindi, si può ritenere che quasi 54.500 delle assunzioni previste con contratto a tutele crescenti siano in effetti assunzioni aggiuntive favorite dal Jobs Act.

In aumento la domanda di lavoro

Nel corso del 2015, le imprese italiane dell'industria e dei servizi (con almeno un dipendente a inizio anno) hanno programmato di realizzare complessivamente oltre 910.300 "entrate" di nuovo personale: quasi 118.900 in più rispetto al 2014, con un incremento del +15,0%. Ne faranno parte oltre 721.700 assunzioni dirette (+17,7% quelle a carattere stagionale e non stagionale) e circa 188.600 nuovi contratti di lavoro atipici (di somministrazione o parasubordinati + 5,9%).

La riscossa del Made in Italy

Che la ripresa economica del nostro Paese abbia nella manifattura l'elemento trainante emerge con chiarezza dai programmi occupazionali formulati dalle imprese. L'allargamento della platea delle imprese intenzionate ad assumere (maggiore nella manifattura rispetto ai servizi), l'incremento delle assunzioni dirette (+19,7% nell'industria in senso stretto a fronte del +16,2% dei servizi) e, soprattutto, il più consistente investimento in profili professionali di livello elevato fanno capire che una parte della nostra industria leggera sta scommettendo sul suo futuro.


E lo fa puntando sull'innovazione e sulla qualità, investendo su quelle figure qualificate che possono fare la differenza in un mercato sempre più competitivo e allargato, ormai non solo nell'industria ma sempre più anche nei servizi.
Così va letta, all'interno delle 721.700 assunzioni alle dirette dipendenze delle imprese dei diversi settori economici programmate per quest'anno, la crescente domanda di professioni intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione (39.580, +6.420), tra le quali spicca la richiesta di Analisti e progettisti di software (8.050, +2.520 rispetto al 2014) e di Ingegneri (9.040, +1.780).
Tra le professioni tecniche (77.560 nel loro complesso, +15.770 rispetto al 2014), aumenta la domanda di quei profili che operano in campo scientifico, ingegneristico e della produzione (26.120, +6.730). Tra questi, i Disegnatori industriali (4.470, +1.960) sono la professione che registra la maggior variazione percentuale rispetto allo scorso anno. Tra le professioni tecniche in attività organizzative, amministrative, finanziarie e commerciali (36.160, +6.670), spicca la richiesta di Tecnici della vendita e della distribuzione (10.


170, +2.090).
In termini relativi, l'aumento più elevato della domanda tra i profili professionali "tecnici" riguarda tuttavia quelli del campo delle scienze della salute e della vita (10.500 assunzioni, con un incremento del +36,4%, pari a +2.800 dipendenti), tra i quali si distinguono in particolare le professioni sanitarie, infermieristiche e ostetriche (5.050, +1.720).
L'espansione della domanda di lavoro ha un riflesso notevole anche sui diversi profili di Operai specializzati (91.600 nel complesso, +7.500 rispetto al 2014) e soprattutto di Operai di macchinari fissi e mobili (85mila, +22.600), in particolar modo quelli addetti alle catene di montaggio automatizzate, alle lavorazioni metalliche, all'assemblaggio, ai macchinari dell'industria alimentare.

Meno precari nelle imprese

Ai 721.700 lavoratori stagionali e non stagionali alle dirette dipendenze delle imprese si aggiungono 110mila interinali, fino ad arrivare a un totale di circa 831.700 assunzioni di personale dipendente per il 2015. Per ricostruire il totale delle oltre 910.300 entrate programmate dalle imprese occorre, infine, tener conto anche dei 45.


700 lavoratori con contratti a progetto e i 33mila collaboratori a partita Iva e occasionali. Diversa è, però, la richiesta di queste diverse tipologie di lavoratori rispetto allo scorso anno: l'aumento più consistente è quello riguardante i contratti a tempo indeterminato (249.200, +103.200 rispetto al 2014), mentre decisamente meno consistente appare l'incremento dei contratti a tempo determinato (205.200, +15.150) e quello degli interinali (110mila, +25.500). Si ridurranno, invece, i contratti di apprendistato (34.100, -700) e i contratti a chiamata (12mila, -2.600). In diminuzione sensibile anche le forme atipiche: saranno 45.700 i contratti a progetto (-12.900) e 33mila le partite Iva (-2.100).

Lombardia a passo doppio

Se il Nord Ovest è l'area che concentra il maggior numero delle 910.300 entrate complessivamente previste (circa 270mila, pari a poco meno del 30% del totale), la Lombardia, prima regione nella classifica a livello nazionale, ha addirittura il passo doppio rispetto al Veneto, maglia d'argento nella graduatoria: 178.400 gli ingressi programmati contro 92.500. A seguire l'Emilia Romagna, con 87.


300 entrate, quindi il Lazio con 82.900. Sul fronte opposto, le tre "piccole" regioni italiane: Molise (3.200 entrate), Valle d'Aosta (3.900) e Basilicata (7.500). A livello provinciale, Milano è leader (83.600), seguita a una certa distanza da Roma (67.100). Napoli, al terzo posto, registra 36mila entrate, quindi Torino (34mila) e Verona (22mila).

Saldo ancora negativo ma ridotto rispetto al 2014

Ancora un segno meno potrebbe accompagnare il bilancio tra entrate e uscite nel settore privato anche nel 2015 ma con un forte miglioramento rispetto al 2014. Un saldo che, tuttavia, presenta margini di miglioramento nella seconda metà dell'anno, quando le uscite ormai già programmate dalle nostre imprese potrebbero essere maggiormente bilanciate da entrate di nuovo personale oggi non del tutto prevedibili ma che si manifesterebbero a seguito di segnali di ripresa più decisi.
Nel complesso, per quest'anno il saldo dovrebbe essere di 60.400 posti di lavoro in meno, in deciso miglioramento, quindi, rispetto ai -144mila previsti dalle imprese lo scorso anno. In altre parole, un aumento netto della domanda di lavoro di oltre 83mila unità, pari a quasi 94 entrate ogni 100 uscite, a fronte di un rapporto tra le due pari a 85 un anno fa.



Che la "macchina" dell'occupazione sia comunque in movimento è evidente dalle previsioni formulate dalle diverse "taglie" di impresa e dai singoli settori economici. La riduzione di posti di lavoro sarà ancora consistente tra le imprese minori (-47mila il saldo di quelle fino a 9 dipendenti e -17mila per quelle da 10 a 49 dipendenti), mentre si attenua nella classe intermedia (-7.200 per quelle con 50-249 dipendenti). In aumento, invece, l'occupazione nelle imprese maggiori: 1.200 posti in più verranno creati dalle imprese con 250-499 dipendenti e quasi 10mila da quelle con oltre 500 dipendenti.
Posti di lavoro in crescita in cinque settori manifatturieri: meccanica (+2.200), chimica e farmaceutica (+600), gomma e materie plastiche (+500) e alimentare (+200). Ancora consistente, invece, la riduzione di personale attesa soprattutto dalle industrie tessili, dell'abbigliamento e delle calzature (-4.660), del legno e mobile (-2.620) e della lavorazione dei minerali non metalliferi (-2.130). Tra i servizi, è attivo il bilancio fra entrate e uscite per i Servizi informatici e delle comunicazioni (+2.100) e per i Servizi avanzati di supporto alle imprese (+2.


500). Elevata, invece, la contrazione di personale prevista dal Commercio al dettaglio (-6.650) e dai Servizi di alloggio e ristorazione (-7.890).
Considerando i soli lavoratori stagionali e non stagionali, tutte le regioni dovrebbero registrare a fine anno una riduzione di personale compresa tra i -200 lavoratori della Basilicata e i -8.850 della Lombardia. A livello provinciale, spiccano invece i dati positivi di Milano e di Catania, in cui Excelsior prevede un incremento occupazionale pari a 2.200 posti di lavoro, nel primo caso, e a +600 nel secondo (rispettivamente, +0,2% e +0,5% i saldi in percentuale). Inoltre, a Napoli e Matera le imprese prevedono di mantenere stabili i posti di lavoro attuali.  


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