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09/09/2015

economia

La ripresa del dollaro USA: quali spunti operativi?

Gargantini (Assiom Forex): la valuta statunitense ha una buona impostazione di fondo che però potrebbe esser messa a rischio da un rallentamento dell'economia globale

Rientrato il rischio della "Grexit" almeno nel breve periodo, sul mercato valutario i temi dominanti, di queste ultime sessioni, sono stati da un lato la rinnovata aspettativa di divergenti politiche monetarie tra Stati Uniti ed Europa e dall'altro il forte ribasso delle commodities che ha impattato in particolare modo sulle divise dei paesi emergenti.
In questo contesto il dollar index ha messo a segno, nel mese di luglio, un limitato rialzo nei confronti delle major currencies mentre più consistente è stato l'apprezzamento nei riguardi delle monete dei Paesi emergenti.
Tra queste, in particolare, hanno subito pesanti flessioni, superiori al 6 per cento, il Peso colombiano, il Rublo russo ed il Real Brasiliano. Tali monete hanno accusato dei forti ribassi dei prezzi delle materie prime e del petrolio, in primis, oltre che dell'aumento del rischio di rialzo tassi da parte della Federal Reserve Bank entro il 2015.
A tale proposito la banca centrale statunitense, nell'ultimo meeting tenutosi il 28-29 luglio scorso, ha lasciato aperto l'opzione dell'avvio della politica monetaria di normalizzazione, dopo quasi dieci anni di manovre monetarie espansive ed ultraespansive.

Nel comunicato diffuso, l'istituto centrale sottolinea che il miglioramento del mercato lavoro statunitense unito al buon andamento del settore immobiliare e alla ragionevole aspettativa del raggiungimento del 2 per cento, nel medio periodo, dell'inflazione "core" sono condizioni che se confermate, anche nelle rilevazioni del mese di agosto, supporteranno l'avvio della politica monetaria restrittiva, forse già da settembre.
Operativamente il cross eur/usd, nel corso del mese di luglio, si è mosso nel range compreso tra il massimo intraday a quota 1,1215 e il minimo in area 1,0809 in un contesto che ha visto nell'ultime sedute calare la volatilità.
In ottica di breve periodo, si riconferma la validità del livello di minimo in area 1,08 che aveva già fornito un valido supporto a fine maggio scorso. Il nuovo test su tale quota nei giorni 20-21 luglio ha confermato, con una figura tecnica di doppio minimo relativo, la consistenza del livello la cui tenuta è propedeutica per un nuovo allungo dell'euro verso 1,1215 e con successiva possibile estensione in direzione di 1,1470; area di transito di una resistenza dinamica di lungo periodo.

Dall'altro lato la violazione del supporto posizionato a 1,08 aprirebbe la strada per una nuova fase di rafforzamento del biglietto verde con primo target l'area tra 1,0450-1,04.
In ottica di medio/lungo periodo permane la tendenza all'apprezzamento del biglietto verde anche se il consensus di mercato vede ridurre la percentuale di coloro che si attendono il raggiungimento della parità della cambio eur/usd tra la fine anno ed inizio del 2016 e ciò rispetto alle stime di aprile. In altre parole sembra che il mercato, da lato si aspetta un rialzo dei tassi dalla Fed e dall'altro registra a favore della moneta comune una riduzione del rischio Grecia unito al miglioramento delle prospettiva di crescita dell'area euro grazie anche ai ribassi del prezzo del petrolio. Il risultato combinato di queste due forze contrapposte è un probabile movimento di ulteriore rafforzamento del dollaro contro euro ma con più gradualità e minore intensità. Tale scenario è avvalorato anche dal calo del costo delle coperture sull'euro che ha fatto segnare un ribasso dell'1,66% nel mese di luglio.
Per la sterlina gli investitori si attendono che la Bank of England sarà tra le prime banche centrali dei Paesi del G10 a seguire la Fed nella politica monetaria restrittiva con una tempistica che stima al più tardi entro marzo 2016 il primo rialzo tassi.


Con queste permesse la divisa inglese risulta ben supportata anche dal punto di vista dei fondamentali. Il miglioramento dei dati macroeconomici sembra proiettare il cable ( cross sterlina contro dollaro ) alla rottura della resistenza statica in area 1,5675 verso i massimi del giugno scorso appena sopra 1,59. Al ribasso i supporti da monitorare sono a 1,545 e più in basso a 1,53.
Per quanto riguarda le divise "safe heaven" lo yen giapponese durante il mese di luglio ha consolidato i livelli precedentemente raggiunti sia contro dollaro che contro euro in un clima che mostra una riduzione dell'avversione al rischio. Quella che il mercato definisce "Kuroda line", livello del dollaro contro jpy in area 124,5 - 125,5, rappresenta il vero test della coppia di divise. Tale livello fù così definito in seguito alle dichiarazioni, nel giugno scorso, del governatore della banca giapponese il quale evidenziò che a quel valore il tasso di cambio effettivo reale dello yen contro usd era "molto debole". Quelle parole innescarono l'avvio di una spinta correttiva verso l'area 122,50 e successivamente un ulteriore allungo ribassista in direzione di 120.


Dal punto di vista macroeconomico la Boj è ottimista sulla crescita dei prezzi in Giappone e per la prima volta nel meeting del 14-15 luglio ha pubblicato il livello dell'inflazione "core" (esclusi alimentari ed energia) che ha fatto segnare un +0,7% in maggio, ben sopra la media dello 0,1%, ma comunque lontano dal target del 2%. Operativamente si consiglia di monitorare il movimento del tasso di cambio nell'area della resistenza definita "Kuroda line". Poiché la violazione confermata di tale linea fornirebbe un valido segnale per una nuova spinta ribassista sulla divisa giapponese con target 126,20 e in estensione verso 128-130 ; mentre dalla parte opposta i primi validi supporti da controllare sono posizionati a 122,50 e 120,30.
In conclusione possiamo dire che il dollaro statunitense presenta una buona impostazione di fondo, che è supportata sia da fattori endogeni, quali la crescita dell'economia a stelle e strisce unita al miglioramento del mercato del lavoro, sia da fattori esogeni, tra i quali troviamo la strutturale discesa dei prezzi delle materie prime e del petrolio, sul quale pesa l'entrata di un nuovo player: l'Iran.



Il venir meno di questo scenario è legato ai rischi che potrebbero derivare da una brusca frenata dell'economia cinese e di quella dei Paesi emergenti, tale da compromettere in maniera seria la crescita globale, oltre che dal riaccendersi delle tensioni geopolitiche nell'area mediorientale e tra la Russia e l'Ucraina.

Rossella Gargantini, Assiom Forex, commissione Forex


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