Ripresa economica e credito bancario
Per porre rimedio a tali carenze e distorsioni sono stati intrapresi vari provvedimenti.
I primi e forse i più noti, volti ad assicurare che il sistema bancario sia in grado di supportare l'economia "reale" in via continuativa, hanno un carattere quantitativo e sono declinabili nell'inasprimento di alcuni "ratios" preesistenti e nell'introduzione di nuovi.
Questo processo è stato affiancato da un altro di revisione "qualitativa" degli stessi coefficienti, avendo riguardo alla concreta capacità degli strumenti finanziari che li compongono di assorbire perdite che dovessero manifestarsi ed alle loro caratteristiche di "stabile permanenza", anche in condizioni di stress, presso l'intermediario.
Proprio in materia di economia "reale" è infatti opinione comune che la tanto attesa ripresa economica richieda un forte supporto da parte del credito bancario.
Due forze, per molti versi contrapposte ed entrambe originate dalla Banca Centrale Europea (BCE), stanno condizionando (e continueranno a condizionare per il futuro prevedibile) le politiche creditizie delle banche.
Da una parte il programma di Quantitative Easing (QE), che immette una grande massa di liquidità sul mercato attraverso l'acquisto di titoli, dall'altra una regolamentazione sui requisiti patrimoniali, nel quadro del più ampio progetto di European Banking Union, che limita le effettive potenzialità di erogazione da parte delle banche.
A spingere verso il credit easing concorrono la riduzione sia del rischio Paese sia, di conseguenza, dei tassi di mercato (quelli a breve sono diventati addirittura negativi), che hanno reso meno pesanti gli oneri finanziari per le imprese e, sia pure indirettamente, ne hanno migliorato il rating; stante quanto sopra, il credito bancario rappresenta ora un forma di impiego comparativamente più interessante rispetto ai titoli di Stato.
Nuovi criteri di classificazione
Un effetto restrittivo avranno invece i nuovi criteri di classificazione dei crediti deteriorati (concetto più esteso di quello di "sofferenza"), con più specifico riferimento sia alle rate scadute su mutui e prestiti e agli sconfinamenti sui conti correnti sia alle operazioni di rinegoziazione o rifinanziamento dei debitori in (anche potenziale) difficoltà finanziaria.
Si tratta di fattori che, seppure non completamente ostativi, rappresentano però un freno ad un più ampio trasferimento della liquidità generata dal QE verso il credito ad imprese e famiglie.
Come se non bastasse, a Basilea 3 non ancora completamente implementata, si profila all'orizzonte una "Basilea 4", con un cambiamento dei criteri di calcolo del rischio di credito ancora più drastico di quello introdotto con Basilea 3.
Un altro dei fattori che hanno contribuito ad amplificare la portata della crisi economico finanziaria può essere ascritto all'utilizzo, eccessivo o improprio, della leva finanziaria.
Questa circostanza, insieme ai richiamati errori di modello che si erano palesati, ha indotto il regolatore a prevedere, a fianco delle misure di primo pilastro "risk weighted" - la cui entità è funzione delle dimensioni e tipologia dei rischi assunti -, un indice di leva, o leverage ratio di tipo "non risk weighted", destinato a divenire anch'esso misura di primo pilastro dal 2018, con la duplice finalità di costituire una sorta di tutela contro errori di modello e di porre un limite alla crescita eccessiva della leva finanziaria (ed ai conseguenti processi di deleveraging nel sistema, contribuendo alla sua stabilità nel tempo.
Se la rivisitazione dei criteri alla base della gestione del rischio creditizio di controparte è stata oggetto di ampia divulgazione ed analisi per timore che potessero condurre ad una stretta creditizia, non meno rilevanti ai fini della gestione e stabilità degli intermediari creditizi possono dirsi le modifiche intervenute sui presidi del rischio di mercato.
Nuovi algoritmi
La prima e maggiormente percepibile innovazione inerente la gestione dei rischi di mercato riguarda la revisione della loro ponderazione: con Basilea 3 termina il periodo di "underweight" che il precedente quadro regolamentare assegnava agli investimenti di natura finanziaria, e che aveva condotto (complice la possibilità di alcuni arbitraggi regolamentari) a privilegiare - spesso impropriamente - operazioni di tipo finanziario ad altre di carattere creditizio.
Ma non solo.
I nuovi algoritmi mostrano di coniugarsi, meglio dei precedenti, al nuovo divenire dei mercati, recependo da un lato i rischi connessi allo svolgimento di operazioni con controparti di dimensioni sistemiche, dall'altro le opportunità offerte dalla accresciuta possibilità di operare tramite controparti centrali.
Senza poi dimenticare nella determinazione dell'esposizione ai rischi, la previsione di condizioni di stress gravi e perduranti nel tempo.
E si potrebbe continuare, parlando delle nuove e più severe misure introdotte per le cartolarizzazioni complesse e dei nuovi ratios e criteri di misura previsti per il trading book, che vedono misurare, in misura più accurata e tempestiva che nel passato, il rischio di insolvenza e di rettifica di valore della componente creditizia dei prodotti derivati e, di conseguenza, del costo di una loro sostituzione.
Centrale, poi, l'ultimazione del processo di revisione delle matrici delle correlazioni iniziato con Basilea 2.5.
Per maggiori approfondimenti, questi e altri argomenti saranno oggetto di approfondimento e discussione da parte ASSIOM FOREX ( www.assiomforex.it ) l'11 e il 12 giugno prossimi, in occasione dei corsi su Rischio di Mercato e Rischio di Credito, condotti da Claudia Segre, Alberto Ghiurghi e Eugenio Vaccari.
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