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03/06/2015

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Lardera (i-Faber): la supply chain pretende valore

Un mercato in continua evoluzione, ma l'attenzione ai bisogni in continuo cambiamento dei clienti è un fattore determinante. Per questo la consulenza nella fase di setup e di gestione operativa è fondamentale

Abbiamo incontrato Ludovica Lardera, Ceo di i-Faber, per fare il punto della situazione sulla supply chain italiana, ma anche per conoscere un po' più da vicino una realtà che oggi porta reale innovazione al settore e che aggiunge costantemente nuove funzionalità alle proprie soluzioni.

Quali sono i principali trend del mercato della supply chain?

E' difficile definirli, quantomeno nel mercato italiano. A livello globale quello che abbiamo visto negli ultimi anni è un trend crescente dell'e-procurement. Nel 2013 c'era stata una crescita del 5%. Nel 2014 il mercato è ulteriormente cresciuto, passando da un +5% a un +10% e alcune fonti parlano di una crescita del 15% dal 2015 al 2017. Questi numeri calati nel mercato italiano sono molto più difficili da far rientrare in percentuali perché è molto complicato definire il perimetro. Quello che come I-Faber vediamo è che l'Italia vive un riflesso di alcune tendenze globali. Ci aspettiamo ovviamente una crescita dell'e-procurement nei prossimi anni, sicuramente favorita anche da un contesto normativo che è appena entrato in essere nella PA, con la fatturazione digitale, e che agevolerà il pensiero "tecnologico" delle aziende, sia pubbliche sia private ed è un fattore positivo.

Dal 2017 anche per le imprese private sarà d'obbligo la fattura digitale e darà ulteriore spinta al pensiero delle imprese e alla digitalizzazione di alcuni componenti del catena del valore di un'impresa che la renderanno più snella e dinamica e a volte anche più innovativa. Questo, in termini di contesto, è il trend che ci aspettiamo sulla supply chain. Anche il SaaS (Software-as-a-service) è un trend costantemente crescente, mentre il business di vendita delle licenza ha mostrato un calo progressivo negli ultimi anni.

Quali sono i punti di forza di i-Faber?

Il valore aggiunto di i-Faber è avere un'azienda che ti accompagna. Sembra un'affermazione semplice, forse anche un po' banale, ma di fatto anche la migliore tecnologia se non è "accompagnata", rischia di non essere poi vissuta. Il vero successo di un progetto è misurato dal livello di adozione dello strumento e di quanto sia l'intensità di utilizzo nell'ambito del processo, altrimenti resta un elemento tecnologicamente avanzato, ma non fa cambiare il comportamento.

Quale considerate il vostro valore aggiunto?

La consulenza è il vero valore aggiunto.

Sia in fase di setup o progettuale nell'introdurre lo strumento, sia nella capacità della comprensione del contesto, e quindi quanto spingerci in un'approccio graduale, da quali categorie partire, con quale approccio, con quale affiancamento sia nel territorio, sia lato fornitore sia lato cliente. Ricordiamoci che un prodotto di supply chain impatta sull'azienda e anche sulla sua filiera. La capacità di adozione è tanto più elevata quanto più si è capaci di "portare a bordo" gli stackholders ma anche tutti i propri fornitori. Nell'ambito della PA tutti gli operatori economici del territorio devono essere coinvolti, e altri stackholders che hanno una rilevanza nell'opinione pubblica e di influenza. La consulenza nella fase di setup e di gestione operativa è fondamentale, perché non è sufficiente avere il supporto nella fase di implementazione. E' importante poi l'accompagnamento nel continuum, come dimostrato in molti nostri clienti: laddove hanno anche un supporto operativo da parte nostra, il livello di adozione è molto più alto rispetto a quelli che decidono di gestirselo in casa.

i-Faber sta cambiando molto, lei che impronta ha voluto dare all'azienda?

Il mio arrivo in azienda è connotato da una continuità nel cambiamento.

Io credo che sia molto importante dare continuità rispetto alle persone, a un posizionamento di un'azienda, ai colleghi e ai clienti. Credo che l'elemento della continuità sia un valore aggiunto in sé. Ma al tempo stesso bisogna introdurre il cambiamento. Stiamo cercando di portarlo in un'approccio è che insito e innato in i-Faber - quindi con l'ascolto di quelli che sono stakeholders, aziende e fornitori - per includerlo in una strategia un po' più innovativa di sviluppo prodotto, che abbiano dei clicli più brevi, adottando quella capacità tipicamente diffusa in alcuni contesti dove si vuole applicare, di uno sviluppo innovativo agile. Lo stiamo applicando a livello tecnologico, non lo stiamo ancora applicando nella gestione della progettualità dei clienti. Per me fare innovazione è anche la capacità di accompagnare il cambiamento, e quindi credo che questo sia un qualcosa che avverrà gradualmente nella gestione progettuale dei clienti, perché è un doppio cambiamento culturale. Si passa da processi manuali a processi informatizzati alla gestione di progetti in sviluppo agile. Il doppio salto sarebbe troppo complesso da gestire rispetto a molte realtà italiane.



Un ulteriore cambiamento sarà utilizzare in senso positivo le idee, la creatività e l'energia dei nostri clienti per generare nuovi servizi. Moltissime idee sono oggi generate proprio da chi quortidianamente li utilizza. Talvolta non c'è un processo strutturato nelle aziende e che vada ad incorporare queste idee. Noi stiamo facendo proprio questo, accogliendo le idee dei nostri clienti. E molte nuove idee di servizi sono emerse perché rispondono esattamente a quello che è un loro bisogno. Non c'è niente di meglio che sapere esattamente qual è il bsogno dei clienti e come soddisfarlo.

Come si immagina il mercato della supply chain tra cinque anni?

In quest'epoca di grandissimi cambiameni, in molti settori cinque anni rappresentano un'epoca ed è difficile oggi descrivere cosa accadrà nella supply chain tra cinque anni. Posso immaginare, Ci sono ambiti, dal settore bancario a tutto il mondo dei servizi, che potranno subire grandi cambiamenti. Credo che sia importante essere vincenti o saranno vincenti quelle aziende che sapranno guardare ai nuovi player, che sapranno rispondere a nuovi bisogni e non si limiteranno a pensare alla supply chain in modo tradizionale  come è avvenuto fino ad oggi.


Il perimetro e la dimensione del mercato potrà essere molto diversa da quella che è oggi e bisogna guardare a tutto ciò che è limitrofo. Questo almeno è quello che noi stiamo approcciando per arricchire quella che è la nostra componente di servizio e soddisfare i bisogni. Per soddisfare i bisogni dei CPO, in particolare sulla capacità di scouting, di sostituire dei componenti all'interno del loro prodotto ma garantendo la qualità - e anche la capacità di supportarli meglio nell'ampliare il parco forniture - è come diventare degli analisti di specifici mercati: le competenze sono ovvimente complesse e anche sparse tra più player oggi.

Se dovesse affiancare tre termini a i-Faber, quali sarebbero?

Abbiamo appena fatto questa stessa domanda ai nostri colleghi di i-Faber e devo rispondere come hanno risposto loro: decisamente rock. Noi avevamo chiesto se era pop, rock jazz o classica e la maggior parte hanno risposto che è "decisamente rock". Questo è un termine per descrivere l'energia che stiamo oggi vivendo in i-Faber e che forse è sempre stato storicamente presente. Io usereri anche il termine "passione" e il termine "creatività ed energia".


Sono i tre elementi che ci caratterizzano. C'è un grandissimo orientamento al cliente: dai colleghi dell'amministrazione a quelli di business, dai colleghi del customer support a quelli dell'IT stesso che lavorano a stretto contatto con tutti i nostri colleghi di business. Dunque, l'attenzione al cliente, la passione e la creatività con un ritmo rock.  


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