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08/04/2015

economia

Tra Grexit, Brexit e rischio banche in Austria, l'Italia esce dai riflettori

de Vries (Kempen Capital Management): essere lontani dalla ribalta non significa cadere in disgrazia. Tenuto conto dell’attuale valutazione del rischio, in Europa non sembrano esserci alternative migliori ai titoli del Belpaese

Ormai i mercati di capitali europei sembrano essersi totalmente abituati al programma di acquisto di titoli del settore pubblico (PSPP) lanciato dalla BCE. Vi è stata una prima reazione allarmata all'avvio del programma lo scorso 9 marzo. Questa ha causato una flessione dei rendimenti delle obbligazioni europee verso nuovi minimi storici. Gli operatori di mercato appaiono meno sorpresi dall'operato delle banche centrali sui mercati obbligazionari. In realtà, sul fronte dei Titoli di Stato europei non è successo granché nella settimana appena trascorsa. Contrariamente alle aspettative, infatti, i mercati obbligazionari non sono andati incontro a un'implosione per mancanza di offerta. Anche perché la BCE non sembra avere molte difficoltà ad acquistare oltre 3 miliardi di euro di titoli pubblici al giorno.
Gli spread tra Italia e Germania sono rimasti stabili dall'inizio effettivo del programma di acquisti. Quindi, è come se dopo tutto il programma di Draghi non avesse un grande impatto?
In realtà, negli ultimi mesi è avvenuto un altro cambiamento più importante: la valutazione del rischio Paese da parte degli investitori obbligazionari è cambiata radicalmente.

Dagli ultimi sentiment survey emerge che gli investitori non percepiscono più l'Italia come un rischio maggiore. I sondaggi sul sentiment degli investitori segnalano la Russia come il rischio sovrano più difficile e più importante da valutare.
Inoltre, in tali sondaggi si fa spesso riferimento alla situazione politica in Europa. Quali rischi politici si intravedono? In primo piano spiccano le elezioni in Gran Bretagna con una possibile "Brexit" come risultato. Naturalmente la Grecia e la possibile "Grexit" rimangono sempre di attualità. L'incertezza politica in Spagna e il boom degli euroscettici in Francia sono chiaramente altri argomenti in vista. E, "last but not least", la debolezza del sistema bancario austriaco attira molte attenzioni, poiché ha un evidente impatto sul rating dell'Austria. L'Italia non viene quasi più neanche citata negli ultimi sondaggi.
Non essere più una priorità in termini di gestione del rischio del portafoglio è di fatto positivo: pare che la politica di riforme portata avanti lentamente ma gradualmente dal governo italiano stia dando i suoi frutti.


Grazie anche ad alcuni sviluppi macroeconomici positivi, come il calo del prezzo del petrolio e la svalutazione dell'Euro, sembra che l'Italia stia lentamente uscendo dalla recessione.
Quindi che cosa dobbiamo aspettarci nei prossimi mesi?
Essere lontani dai riflettori non significa cadere in disgrazia. I rendimenti per i compratori di BTP italiani sono stati altissimi quest'anno, con un +5% nel primo trimestre 2015. Inoltre, tenuto conto dell'attuale valutazione del rischio, non sembrano esserci alternative migliori. Nel breve termine, i BTP italiani offrono un rendimento maggiore dei loro equivalenti francesi o spagnoli.

William de Vries, Head of Core Fixed Income, Kempen Capital Management
 


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