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18/03/2015

idee

Donne Manager: Roma batte Milano 20,1% a 17,9%

Aumentano le donne dirigenti (+18% 2008-2013) che sono il 15,1% nel settore privato. Crescono ancor più le donne quadro (+25%, 28% del totale). Il Rapporto Donne 2015 di Manageritalia indica dove è meno difficile fare la manager

Nonostante la crisi, le donne occupate aumentano (+6,2% negli ultimi 10 anni, -3,9% per gli uomini) così come quelle nelle posizioni di vertice. Nel settore privato oggi il 15,1% dei dirigenti e il 28,4% dei quadri è donna. Siamo ancora lontani dall'Europa (25% le dirigenti nel privato), ma sicuramente in recupero. Un fenomeno certamente dovuto al ricambio che vede uscire tra le generazioni più senior solo o soprattutto uomini e entrare una buona percentuale di donne. Basti pensare che le donne dirigenti (15,1% sul totale generale) sono il 30% nella fascia d'età sino a 34 anni, il 25-20% tra 35 e 44 anni e il 10% o meno sopra i 55 anni. Stesso discorso vale per i quadri, con percentuali un po' più alte. Curioso poi che le donne siano negli ultimi anni il 44% dei cervelli in fuga.
Questo emerge dal Rapporto Donne 2015 di Manageritalia, sviluppato in collaborazione con AstraRicerche e JobPricing, che propone anche l'esclusiva classifica delle donne manager sul territorio nazionale.
A livello regionale -– a parte alcune realtà, soprattutto del Sud, non significative per il limitatissimo numero di dirigenti -– le dirigenti sono percentualmente più presenti in Lazio (19,7%) e Lombardia (17,1%).

Idem per i quadri, dove spiccano il 32,3%, del Lazio, seguito da Sardegna (31,6%), Valle d'Aosta (30,7%) e Lombardia (30%).
A livello provinciale -– a parte le realtà anche qui poco significative (Catanzaro per esempio è prima con 62 donne dirigenti, il 36,9% del totale) -– le dirigenti sono percentualmente più presenti a Pavia (250, 28,6%), Roma 9a (3.368, 20,1%) e Milano 13a (6.439, 17,9%). Nel caso dei quadri spicca al primo posto Asti (369 donne quadro, 37,7% del totale), seguita, saltando i casi che non fanno testo, da Roma 9a (18.666, 32,8%) e Milano 17a (33.788, 31,6%). In termini assoluti, le donne dirigenti sono di più a livello regionale in Lombardia (8.060, 47% del totale nazionale) e provinciale a Milano (6.439, 37,6%). Idem per i quadri: Lombardia 42.606, 35,2%) e Milano (33.788, 27,9%).
A livello settoriale, invece, i settori più rosa sono, sempre parlando del solo settore privato, Sanità e assistenza sociale (42,2%) e Istruzione (41,9%). A seguire troviamo Attività finanziarie, immobiliari, noleggio, informatica, ricerca, servizi alle imprese, quello che è il terziario avanzato, (18,5%) e ultime sono Industria manifatturiera (11,7%), Produzione e distribuzione di energia elettrica, gas e acqua (11,1%) e Costruzioni (7,8%).


Stessa cosa con percentuali più elevate tra i quadri, dove le donne sono addirittura superiori agli uomini (50,8%) nel settore Sanità e assistenza sociale.
A livello di funzioni aziendali, le donne dirigenti oggi sono in aumento nel general management, ci operano il 26% del totale, erano meno del 15% nel 2008, nell'Amministrazione, finanza e controllo (18,3%), nel Personale e organizzazione (7%), Marketing (7%) e Consulenza (7%), Commerciale (6,8%), Vendite (5,7%) e Comunicazione e pubblicità (5,1%). Come dicevamo, da sottolineare la forte crescita negli ultimi anni nelle funzioni di vertice di general management. Certo, le donne stanno crescendo forte, ma ancora quasi solo nelle aziende multinazionali e/o di grande dimensione.
Anche il divario retributivo si va assottigliando. A livello generale la retribuzione annua lorda media delle donne (27.890 euro) è inferiore del 6,7% a quella degli uomini (29.891 euro). Mentre a livello di inquadramento il gap retributivo, sempre sfavorevole alle donne, è minore tra i quadri (-4,9%), e a seguire vengono operai (-6,6%), dirigenti (-7,8%) e impiegati (-9,6%).



"La parità -– ha affermato Marisa Montegiove, coordinatrice Gruppo Donne Manager Manageritalia - ai vertici delle aziende e organizzazioni in generale, nel mondo del lavoro e nella società, non è più una necessità delle donne, ma lo è anche degli uomini e di tutta la società. Lo è per la competitività del sistema. Certo, una parità che deve far rima con merito, non con quote o altro. Solo se vinceremo tutti questa lotta per cambiare il mondo del lavoro, perché vada verso maggiore produttività e benessere di aziende e persone e di tutto il sistema, raggiungeremo la vera parità, non tra uomo e donna, ma nei confronti delle economie più competitive. Infatti, il lavoro che serve oggi per stare ai vertici dell'economia mondiale è profondamente cambiato, e va verso alcuni capisaldi che sino ad oggi sembravano un'esigenza solo femminile. Non è quindi un caso, né una regalia, che le donne ai vertici aumentino, ma questo spazio alla possibilità di esprimersi al meglio deve diventare prassi e toccare tutti per sesso, anagrafe, nazionalità e cultura. Serve, quindi, fare molto di più per competere e crescere davvero in tutti i sensi".



 


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