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04/02/2015

economia

Cinque approcci di gestione del rischio negli azionari dei Mercati Emergenti

Yu e Harting (AllianceBernstein): Rimanere attivi, informati e diversificati è la chiave del successo

I titoli azionari dei mercati emergenti (ME) sono molto più soggetti a turbolenze rispetto ai loro omologhi dei mercati sviluppati, ma gli investitori hanno a disposizione parecchie possibilità per sfruttare il massimo potenziale di rendimento riducendo la volatilità. Rimanere attivi è la base del successo.
Il progresso economico e le riforme strutturali degli ultimi venti anni hanno ridotto la volatilità in molti paesi dei mercati emergenti. Tuttavia, i mercati azionari dei ME sono ancora più volatili rispetto ai loro omologhi dei mercati sviluppati (MS) e, inoltre, la volatilità delle singole azioni dei ME tende ad aumentare notevolmente in tempi di crisi. Secondo la nostra ricerca, dal 1996 la probabilità di perdere oltre il 30% di un investimento in una singola azione era molto più frequente nei ME che nei MS. In cali di circa o oltre il 30%, anche la perdita media era superiore per i ME rispetto ai MS.

Il problema dell'indicizzazione

Acquistare l'indice può sembrare un approccio a basso rischio.

Tuttavia, i quattro mercati emergenti a più alto rischio negli ultimi 20 anni —- Russia, Indonesia, Corea del Sud e Brasile -— all'inizio di quest'anno rappresentavano oltre il 35% della capitalizzazione di mercato dell'indice dei ME. Volendo concentrare l'investimento in paesi che presentano la più alta volatilità, un indice passivo lo esporrà a un notevole eccesso di rischio. Noi riteniamo che adottare i cinque criteri, esposti di seguito, possa aiutare gli investitori a ridurre i rischi in modo proattivo.

Non affrettarsi a reinvestire nei titoli perdenti

I mercati emergenti sono caratterizzati da una potente dinamica dei prezzi. Le azioni vincenti normalmente rimangono tali molto più a lungo che nei MS, e lo stesso succede per quelle perdenti. Quindi, secondo noi, se un'azione in perdita segue un andamento fortemente sfavorevole gli investitori devono pensarci due volte prima di puntare nuovamente sulla stessa, e considerare alla svelta la possibilità di vendere una posizione.

Investire in società meno volatili

Occorre mirare alle società dei mercati emergenti che hanno flussi di cassa stabili, una gestione responsabile del capitale e/o una bassa sensibilità ai cicli economici.

La nostra ricerca dimostra che il quintile beta più basso delle azioni dei ME aveva tre punti percentuali in meno di probabilità di scendere oltre il 30% rispetto alla totalità del mercato ME. Ciò ha determinato un incremento significativo dei rendimenti a lungo termine. Le azioni di tali società potrebbero non avere tale successo in mercati esuberanti. Tuttavia, c'è stata una tendenza da parte loro a sovraperformare il mercato durante cicli di mercato completi. In poche parole: come guadagnare di più perdendo meno.

Copertura dei rischi valutari nei periodi di crisi

Per gli investitori esteri la valuta è una componente importante dei rendimenti azionari. La nostra ricerca evidenzia come a partire dal 1997, esista una sottile relazione tra i mercati azionari dei ME più performanti e le loro valute, in normali condizioni di mercato, ma, in presenza di un'elevata volatilità, il legame tra la valuta di un paese misurata dal tasso di cambio effettivo reale (REER) e i suoi rendimenti azionari tende a rafforzarsi in modo significativo. Quindi, i gestori azionari dei mercati emergenti dovrebbero sempre tenere in considerazione il rischio di forti oscillazioni valutarie.




La diversificazione conta molto di più nei ME

Eventi inattesi e spesso imprevedibili accadono molto più di frequente nei paesi in via di sviluppo. Siamo convinti che, nei mercati sviluppati, ci vogliano in genere almeno 40 titoli per diversificare il 95% del rischio. Tuttavia, a causa degli alti livelli di volatilità dei titoli singoli e di una maggiore correlazione tra questi titoli, nei ME ce ne vogliono almeno il doppio per avere lo stesso livello di riduzione del rischio. Seguire i titoli migliori di un indice può portare a involontarie concentrazioni in specifici paesi, settori o stili. Per esempio, se acquistiamo i 75 titoli migliori dei mercati emergenti, oltre il 65% del portafoglio sarebbe investo in appena quattro paesi, con quasi il 70% collocato su titoli finanziari, tecnologici ed energetici. Non dobbiamo temere di assumere un alto rischio attivo, ma bisogna combinarlo con una prudente diversificazione.

Combinare azioni e obbligazioni in modo olistico

Occorre guardare oltre i titoli azionari quando si prende in considerazione la diversificazione.


Combinare azioni, obbligazioni e valute dei ME, gestendole secondo una strategia attiva, svincolata e integrata può generare rendimenti simili a quelli offerti da una strategia solo azionaria dei ME, ma con molta meno volatilità. Inoltre, consente maggiore flessibilità rispetto a un portafoglio azionario o obbligazionario non integrato, favorendo rendimenti migliori proporzionati al rischio. Il controllo del rischio rappresenta un aspetto fondamentale nella gestione di un portafoglio azionario nei ME. Poiché i rischi di perdita sono più alti, riteniamo che gli investitori nei ME debbano sviluppare un approccio sistematico, che li metta in grado di ottenere una maggiore capitalizzazione dei loro guadagni nel lungo periodo.

Nelson Yu, Co-Direttore della Equity Quantitative Research e gestore di portafoglio 
Morgan C. Harting (nella foto), gestore di portafoglio del settore Mercati Emergenti di AllianceBernstein



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