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28/01/2015

economia

La politica dei tassi di interesse: l'impatto sulle valute

La forza del dollaro USA è stato uno dei temi dominanti per il mercato nella seconda metà del 2014. Si tratta di un fenomeno di breve durata, o stiamo entrando in una nuova fase di rialzi? E come reagiranno le valute alla normalizzazione dei tassi ufficiali?

Le prospettive per il dollaro statunitense, l'Euro, il Renminbi, lo Yen e le altre valute sono analizzate in un nuovo studio condotto da Deutsche AWM dal titolo "Opinione sulla politica dei tassi di interesse: l'impatto sulle valute", preparato dal professore della UC Berkeley Barry Eichengreen e da Dirk Aufderheide, Deutsche AWM Chief Currency Strategist.
Gli esperti sono concordi nel prevedere che il dollaro si rafforzerà rispetto all'euro e allo yen. Quando gli analisti di mercato sono unanimi nel prevedere un certo risultato, vale la pena di fare un passo indietro e chiedere se possono essere sbagliati.
La base per la previsione è semplice. Mentre la Fed è sulla buona strada per iniziare a aumentare i tassi di interesse nel 2015, sia la BCE che la BOJ sono sotto pressione per proseguire una politica espansiva. Ad un certo punto, la Fed dovrà alzare i tassi per evitare una significativa accelerazione dell'inflazione. L'Europa, d'altra parte, rimane a rischio di decrescita.

Un Quantitative Easing all'americana non può essere politicamente accettabile, ma la BCE ha spazio per accelerare ulteriormente i propri acquisti inclusi, tra l'altro, i prestiti bancari cartolarizzati. La BOJ da parte sua non ha alcuna reticenza a impegnarsi nel quantitative easing e continua a lottare per aumentare l'inflazione al di sopra dell'1%, dando luogo alle aspettative che farà di più.
E i tassi di interesse più alti in America relativi a Europa e Giappone indurranno i flussi di capitali verso gli Stati Uniti. Gli investitori nel reddito fisso saranno incoraggiati a destinare maggiori quote del loro portafoglio nel biglietto verde, facendo salire il tasso di cambio. Ma se gli investitori si aspettano che il Dollaro salga perché la Fed avrà alzato i tassi di interesse il prossimo anno, hanno un incentivo a comprarlo ora, mentre è ancora a buon mercato. Infatti, il Dollaro è salito già del 9% nei confronti dell'euro e del 7% nei confronti dello yen nel secondo e terzo trimestre del 2014, riflettendo le aspettative delle politiche divergenti delle banche centrali. Salirà ulteriormente solo se l'economia americana si rafforzerà ancor più velocemente del previsto o se le condizioni si deteriorano più radicalmente delle previsioni in Europa e in Giappone, costringendo la BCE e BOJ ad allentare ancora di più la politica monetaria.


Negli Stati Uniti, l'incertezza verte sul mercato del lavoro e sul fatto che la partecipazione alla forza lavoro aumenterà mentre l'economia continua ad espandersi. L'idea che la Fed acceleri verso una politica monetaria più restrittiva si basa sull'idea che il calo dell'occupazione non sia ciclico, e che coloro che hanno lasciato la forza lavoro non rientrarenno. Siamo scettici su questo punto di vista; gran parte del calo dell'occupazione è relativo a individui di età compresa tra i 18 e i 55 anni, che hanno famiglie da mantenere e affitto da pagare. Pensiamo che si rimetteranno in cerca di lavoro, quando ve ne sarà l'occasione. Le prospettive di crescita dell'Europa sono modeste, ma sono già scontate dal mercato. E con l'Asset Quality Review e gli stress test bancari, la zona euro è infine, sulla strada verso la messa in sicurezza delle sue banche - il più passo importante per evitare che le cose peggiorino. I pessimisti sul Giappone temono che il Primo Ministro Abe non faccia sul serio con la sua "terza freccia" delle riforme strutturali. Non siamo di questo avviso, ma certamente Abe deve superare una forte resistenza politica, il che significa che la riforma prenderò tempo.




 


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