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19/11/2014

economia

Dopo il beta trade nei mercati emergenti

Harting e Suzuki (AllianceBernstein): L'era dei rendimenti azionari facili trainati dagli indici sembra tramontata. Per individuare i vincitori di domani nei ME saranno necessari una ricerca rigorosa, che si avvalga di conoscenze locali e analisi settoriali globali, e un occhio selettivo

Generare rendimenti azionari nei mercati emergenti (ME) sta diventando più difficile. La semplice replica dell'indice, il cosiddetto beta trade, ormai non funziona più. Nel corso dell?ultimo decennio, il ritmo sostenuto dell'espansione economica nella regione è coinciso con rendimenti altrettanto elevati. Nei dieci anni fino al 31 dicembre 2013, le azioni e le obbligazioni dei mercati emergenti hanno messo rispettivamente a segno guadagni annualizzati dell'11,2 e dell'11,8%, sovraperformando di gran lunga i rendimenti azionari dei mercati sviluppati (MS), attestatisi a quota 7%.  

Cosa aspettarsi? Per i rendimenti legati al beta si prospettano:

 

Nuove sfide in un ambiente in evoluzione. L'era dei rendimenti azionari facili trainati dagli indici sembra tramontata. La crescita economica ha evidenziato un rallentamento. I cicli del credito, delle materie prime e degli investimenti hanno raggiunto il picco. Le iniziative riformiste si sono arenate o hanno addirittura subito una regressione in molti Paesi emergenti. La difficile transizione economica e il calo della domanda di materie prime in Cina stanno avendo un impatto negativo.

Inoltre, la graduale normalizzazione delle politiche monetarie ultra-espansive negli Stati Uniti e le conseguenti ripercussioni sui flussi di capitali offuscano maggiormente le prospettive. Con la correzione degli ultimi due anni circa, le valutazioni delle azioni dei mercati emergenti hanno subito una flessione e attualmente quotano ad alcuni degli sconti più pronunciati dello scorso decennio rispetto agli omologhi titoli dei mercati sviluppati. Sebbene le società dei ME siano oggi più redditizie, il divario tra il mondo emergente e quello sviluppato in termini di redditività delle imprese è molto meno marcato di quanto non fosse nel 2003.  

Individuare società interessanti. In questo scenario, i rendimenti dei ME sembrano destinati a essere più modesti rispetto agli ultimi 10 anni. È quindi consigliabile non investire in quest'area? Crediamo di no. Società molto valide sono presenti nei paesi in via di sviluppo, anche in economie non particolarmente fiorenti. Un buon esempio è quello della catena sudafricana di negozi di abbigliamento a basso costo Mr Price Group, che ha registrato una crescita annuale degli utili del 24% negli ultimi dieci anni, nonostante la debolezza dell'economia nazionale.

I mercati emergenti inoltre non sono estranei all'innovazione tecnologica. A Taiwan i progressi su questo fronte stanno creando nuovi leader in diversi settori, tra cui quello tessile, dei semiconduttori e dei componenti industriali chiave (ad esempio, per il gigante della tecnologia Apple e per la casa automobilistica Tesla Motors). L'ascesa della classe media nei ME sta generando nuove fonti di domanda per società tanto diverse quanto possono esserlo la brasiliana Cielo, che si occupa di elaborazione di pagamenti con carta di credito, e la cinese Haier, produttrice di elettrodomestici. Negli ultimi vent'anni inoltre nei mercati emergenti abbiamo assistito alla nascita di società di caratura mondiale (quali ad esempio Tata Consultancy Services e Hyundai Motor), dotate di validi organi direttivi, marchi forti e tecnologie differenziate.  

Ancora numerose opportunità di Alfa.  Nei mercati emergenti vi sono opportunità di generazione di alfa o rendimenti superiori al mercato? La nostra ricerca dimostra che questi mercati sono ancora molto più inefficienti e più ricchi di potenziale di alfa rispetto a quelli del mondo sviluppato.


In ambito azionario, alcuni fattori quali la valutazione, la dinamica dei prezzi e la qualità dei bilanci, si sono rivelati driver di extra-rendimento di gran lunga più affidabili nei ME che nei mercati avanzati.  

Molti fattori di generazione di alfa funzionano meglio nei ME che nei MS. Altri strumenti sono meno efficaci. Ad esempio, investire solamente in società con una crescita sostenuta del fatturato non si è rivelata una buona strategia d'investimento nella maggior parte delle regioni del mondo e i mercati emergenti non fanno eccezione a questa regola. La nostra ricerca mostra inoltre che focalizzarsi sul potenziale di crescita economica di un paese ha avuto un valore predittivo scarso o nullo nell'assistere gli investitori nella selezione di paesi e titoli nei mercati in via di sviluppo. Il Messico ad esempio ha rappresentato una delle economie emergenti con la crescita più lenta per oltre vent'anni, eppure il suo mercato azionario è stato uno di quelli che hanno conseguito le performance più brillanti nello stesso periodo.  

Piano d'azione per l'investimento nei ME. Al di là delle cifre, per avere successo nei mercati emergenti gli investitori dovranno identificare le società in grado di destreggiarsi al meglio nel nuovo scenario.


Per individuare i vincitori di domani nei ME saranno necessari una ricerca rigorosa, che si avvalga di conoscenze locali e analisi settoriali globali, e un occhio selettivo. In linea generale, allontanarsi dal benchmark e puntare su società caratterizzate da una solida gestione del capitale, elevate probabilità di sorprese positive in fatto di utili e valutazioni interessanti dovrebbe rivelarsi una formula vincente per coloro che investono nei mercati emergenti, anche dopo il beta trade.  

Sammy Suzuki, Portfolio Manager per Emerging Markets Core Equities e Director of Research per Emerging Markets Value Equities, e Morgan C. Harting, Emerging Markets Portfolio Manager presso AllianceBernstein

 


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