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06/08/2014

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ESCP Europe Business School: eccellenza al servizio di imprenditoria e start up

Rattalino: Grande attenzione all'internazionalizzazione, competenze e contaminazione culturale

Fondata nel 1819, come la più antica business school del mondo, ESCP Europe è pioniere nella formazione manageriale “europea” con il modello “multicampus” presente da oltre 40 anni, famosa per aver formato intere generazioni di leader e pensatori d’avanguardia in ambito economico e manageriale a livello europeo, durante i primi dieci anni di attività in Italia, la business school ha formato oltre 1.500 studenti e diverse centinaia di manager, tra cui figure chiave in aziende come McKinsey & Company, Morgan Stanley (Londra e New York), Value Partners, Down Jones, STX Fixed Income, Eaton Corporation, Iveco, Bombardier Transportation.
Abbiamo incontrato Francesco Rattalino, direttore generale di ESCP Europe Torino, per raccontarci i dieci anni di attività della scuola in Italia e quali sono le peculiatità.

Da dove siete partiti?

La nostra è una business school che nasce in Francia quasi 200 anni fa. Negli anni 70 la Camera di Commercio di Parigi, la proprietà, estende il modello della Grand Ecole al resto d'Europa, aprendo campus a Londra, Berlino, Madrid e nel 2004 a Torino.


Noi formiamo quella che è la classe dirigente europea, ma oggi tanti nostri studenti, dopo aver conseguito il proprio master aprono la propria startup. Un nostro ex allievo ha recentemente aperto una startup a Londra che si occupa di gelato confezionato e va in diretta competizione con Haagen Dazs. Si è diplomato nel 2011, entrando nel mondo del lavoro nel 2010 dopo uno stage obbligatorio. Ha lasciato il lavoro precedente per entrare nel mondo del gelato confezionato e di qualità, che riprende la tradizione torinese, a Londra.

Il legame con l'imprenditorialità è molto forte?

La scuola ha una forte tradizione nel mondo dell'imprenditorialità, e uno dei nostri fondatori è colui che ha inventato il termine imprenditore, per cui ce l'abbiamo nel nostro DNA. Noi formiamo i nostri ragazzi dalla laurea magistrale in avanti e studiano in tre anni in tre Paesi diversi, con 100 partner, tra cui abbiamo appena aggiunto MIT di Boston, ma anche Università in Cina. La dimensione internazionale per noi è normale, nel 1974 è nalta la business school euroepa e l'Europa non c'era.



In un periodo di crisi nascono tante startup? Come si differenziano le startup create dei vostri studenti?

Una startup è fatta dall'imprenditore e dal team. I nostri ragazzi hanno avuto una formazione d'eccellenza, ma non vorrei parlarne perché è come quando l'oste parla del proprio vino. Questa formazione li ha comunque aiutati a un'esposizione ad un ambiente internazionale e capire quali sono le opportunità. Essenziale è il completare gli stage nelle aziende, andando a lavorare già da giovani.
Un conto è avere l'idea, ma un conto è metterla in pratica. Il team poi è fondamentale. La maggior parte delle start-up dei nostri allievi vede un team di ex compagni di classe o provenienti dalla stessa scuola. Si bypassano i problemi iniziali, ci si conosce e il team è coeso.

Generare l'idea è importante, ma poi?

Noi lavoriamo sull'esecuzione delle idee, quindi portare a compimento queste idee, facendo un lavoro enorme. Lavoriamo sull'imbuto. La statistica ci dice che da 100 startup ne arriva in fondo una: se riusciamo a farne arrivare 10 otteniamo un risultato incredibile.

Lavorando sull'esecuzione si possono ottenere i risultati.
Selezionando le idee che fanno leva sull'esperienza internazionale, guardando le idee che ci sono. Si valutano i gap di offerta, per esempio per chi ha creato una startup per studiare l'inglese, e stando all'estero ci si accorge di questo. Con Fluentify lasciamo gli studenti a casa a loro e il mantenimento della lingua fatto in casa.
L'anima IT di questa azienda è italiana. Ma ci sono altri esempi. Una specie di FreePress per studenti universitari, un quaderno che deve essere bello da portarsi in giro ed è uno strumento di marketing interessante. Non è un'idea originale, ma di implementazione migliore.

Trasformare l'idea: quanto conta?

Avere i fondamenti di imprenditorialità aiuta, nella pratica, e permette di lavorare sulle idea. La mentalità italiana è importante. Il manager è una categoria molto massacrata. Il manager imprenditore è una categoria che in Italia fatica a trovare spazio. I ragazzi che arrivano alla nostra scuola hanno voglia di fare e hanno visto l'imprenditoria intorno a loro.


Nasce cosi' un'impreditoria che parte dal basso, senza grandi capitali. Siamo molto bravi nella finanza, il nostro Master specialistico è tra i migliori d'Europa, e diventa un elemento chiave per parlare con i banchieri nel modo corretto. Questo è un anello importante per la negoziazione. Il mix di italianità che ha creatività e voglia di fare impresa, insieme all'esperienza internazionale che permette di dialogare alla pari per attrarre il capitale delle banche d'affari, puo' creare qualcosa di positivo. Le nostre start up crescono più in fretta della media ed è un merito. Un ingengnere da solo non va da nessuna parte, un manager da solo non va da nessuna parte; il team puo' essere vincente. Il valore positivo per sostenere la formazione manageriale qui in Italia, è rappresentato da pochissime istituzioni rispetto agli altri Paesi europei.

Riesce a farci una breve carrellata dei Master?

Abbiamo dei Master per i manager, Executive MBA che è al venticinquesmo posto al mondo secondo il Financial Times e viene erogato nei cinque campus della scuola e con dei seminari internazionali per completare la formazione dei manager sui due assi fondamentali: innovazione, fatto negli USA, l'altro nei Paesi emergenti dove i nostri manager possono scegliere di passare una settimana.


E' un programma che porta anche a creare altre start up perché i partecipanti vengono contaminati dall'humus.
Abbiamo dei master più specialistici che sono erogati nei nostri Campus, per esempio nella gestione dei beni culturali, turismo e marketing. Abbiamo un master, di successo qui a Torino, che è il Master European Business che è un Master post laurea, indicato per ragazzi che hanno un'esperienza lavorativa di uno o due anni e che vogliono completare la loro formazione con un Master in General Management. La maggior parte non ha una formazione manageriale e dura due semestri, in due Paesi diversi, super intensivo e hanno delle carriere eccezionali proprio perché lavorano molto.
Spostandoci sui ragazzi più giovani, c'è il Master Mim, che è quello storico, tre anni in tre paesi diversi ed è molto tradizionale con metodologie didattiche da business school, pur essendo una laurea magistrale.

E per diffondere la cultura manageriale e imprenditoriale, cosa fate?

Realizziamo una serie di conferenze. L'ultima riguardava come connettere le idee, l'innovazione e il capitale.


Crediamo che le idee siano importanti, l'innovazione sia importante, la creatività sia importante, i soldi siano importanti. Ma per riuscire ad avere un impatto bisogna lavorare su come vengono messe insieme queste cose. Per fare in modo che da 100 idee se ne possano portare avanti più di una.

L'identikit dell'imprenditore che vuole partecipare ai vostri corsi?

E' un imprenditore che ha già fatto una serie di passaggi mentali di crescita e guarda all'internazionalizzazione. Decidere di investire nella formazione quando si è già imprenditori non è nelle prime dieci priorità. Portare questo investimento tra i primi cinque è un passaggio importante che poi ripaga. Essere esposti a un network internazionale e a una scuola di questo tipo è importante. I nostri ragazzi oltre ai corsi normali fanno un company project, una piccola consulenza che può provenire da una società strutturata o da una start up. Qui i ragazzi lavorano senza fare ricerche sul campo, facendo analisi di mercato e si avvicinano a una business school.


Questo permette di evolversi, di toccare con mano le realtà. L'imprenditore che viene da noi è un imprenditore piuttosto evoluto. Noi apriamo la business school anche solo con dei seminari e con delle conferenze, gratuite e aperte a tutti, per fare capire all'esterno che c'è molto valore nel lavorare con la business school e il mondo accademico che ha voglia di lavorare con le aziende. Solo facendo network si riesce a progredire ed estrarre molto valore dal network stesso. I nostri professori arrivano dal mondo del management e non sono solo accademici, e questa commistione la vogliamo avere già dal primo giorno. Di casi di successo ce ne sono tantissimi. Start up non è solo un "partiamo"; ci mettiamo assieme, scherziamo e ci divertiamo come in Google, con un ambiente molto fun. Ma una start up è anche "raddrizzare" una strada sbagliata, e noi lavoriamo molto in questo senso.  


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