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25/06/2014

economia

Titoli obbligazionari a lunga scadenza: 30 anni e non sentirli

Giani (JCI Capital): Mentre molti titoli di stato decennali dell’Eurozona hanno raggiunto a maggio nuovi minimi assoluti di rendimento, i tassi delle scadenze più lunghe ad oggi ancora molto distanti da quelli minimi visti gli scorsi anni

Dall’analisi effettuata da JCI Capital Ltd, il mercato obbligazionario dei Paesi della periferia europea, da diversi mesi è caratterizzato da un lento e costante calo dei rendimenti che interessa in misura più o meno ampia tutte le scadenze della curva. “Al momento i cali di minor portata si sono verificati sulle scadenze più elevate, e questo costituisce, a nostro avviso, una buona opportunità di investimento, con rendimenti ancora superiori al 4%, in un contesto di tassi bassissimi”, commenta Barbara Giani, analista di JCI Capital Ltd. “Mentre molti titoli di stato decennali emessi da Paesi dell’Eurozona hanno raggiunto alla fine dello scorso maggio nuovi minimi assoluti di rendimento, tale fenomeno non ha interessato le scadenze più lunghe che sono ad oggi ancora molto distanti dai tassi minimi visti gli scorsi anni”. “I trentennali di Italia e Spagna ci appaiono infatti interessanti a livelli di rendimento in un contesto in cui le prospettive di ulteriore ribasso dei tassi sono saldamente in piedi”, prosegue Giani.

Uno scenario di crescita piuttosto fragile, unito ad un sentiero inflazionistico sempre sottotono e ad un crescente supporto istituzionale da parte delle autorità monetarie, confermato anche dalle misure annunciate da Draghi in occasione dell’ultima conferenza stampa BCE, compongono un quadro congiunturale a nostro avviso particolarmente favorevole ad una buona performance dei titoli obbligazionari, in particolare quelli a lunga scadenza. La ricerca di ritorni tuttora discreti continuerà probabilmente a spingere al rialzo i prezzi dei titoli e di conseguenza al ribasso il loro yield, soprattutto per i Paesi della periferia Euro.  Gli elementi di rischio, pur evidenti sia a livello interno sia a livello europeo, e che riguardano i timori sull’efficacia delle riforme, sulle misure per contrastare la disoccupazione, sugli stimoli per rilanciare la crescita nonché sugli strumenti per contenere la continua ascesa del debito, nella fase attuale infatti vengono completamente ignorati”.


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