Proteggere sempre di più le aziende online dalle falsificazioni di brand e prodotti, specialmente con i nuovi domini. Oggi la pirateria pesa moltissimo sui fatturati delle imprese. Occorrono strategie e strumenti specifici
E’ internet la nuova frontiera delle frodi aziendali. E con i nuovi domini gTLD la tutela dei propri brand e prodotti sarà sempre più complessa e integrata. A meno di non intraprendere una strategia efficace e globale. Ne abbiamo incontrato Jerome Sicard, Regional Manager Southern Europe di MarkMonitor Europe.
Perché un\'azienda si rivolge a voi?
La ragione principale è per la vasta tematica della protezione del brand online. E\' una problematica molto generale che copre l\'area della proprietà intellettuale e la protezione dei prodotti. La maggior parte dei nostri clienti o ha già lanciato il proprio sistema di e-commerce o ci sta riflettendo. Queste aziende - sia nel mondo del lusso, della moda, dell\'automotive e praticamente in ogni settore in cui si vendono prodotti o servizi - vogliono verificare la propria presenza online. La presenza multichannel passa non solo dai negozi fisici, non solo dai negozi online, ma anche dai social media, dalle app. E da questo sistema commerciale integrato e le aziende hanno bisogno di rassicurare i propri clienti.

Un’esigenza di base, ma stiamo parlando di mercati enormi...
Si. Ci rendiamo conto che le aziende spendono moltissimo per promuovere la loro immagine online, senza rendersi conto che altre aziende e altri individui stanno sfruttando il loro brand senza nessuna autorizzazione, e riescono persino a monetizzare questo abuso. Questo si traduce nella creazione di siti che vendono prodotti falsi, ma anche le aste online, cose piuttosto semplici da realizzare.
In cosa consiste il vostro supporto?
Il nostro lavoro è quello di verificare e identificare, immediatamente e quotidianamente, ciò che non appartiene al brand. Sottolineo la parola quotidianamente perché su internet le cose cambiano rapidamente e serve un\'attenzione quotidiana su quello che accade. La nostra attività ci porta ad individuare e identificare le commercializzazioni non autorizzate, sia parallele sia per i prodotti falsi, ma anche impersonificazioni o abusi delle proprietà intellettuali. In Italia lavoriamo in modo particolare con aziende del lusso e della moda, per le quali chiudiamo ogni anno ventimila siti, dai siti normali alle aste. Su quest\'ultime, per capire il giro d\'affari illegale, facciamo chiudere aste per un valore di centiniaia di milioni l\'anno, ma anche sui social network facciamo chiudere pagine e profili che si spacciano per brand dei nostri clienti o vendono prodotti contraffatti relazionati ai loro brand.
Quali sono le problematiche più attuali in questo settore?
Per queste aziende, il gTLD è un problema. L’introduzione dei nuovi "Global Top-Level Domain" (gTLD) riguarda i brand e bisogna preparare le aziende a questa rivoluzione che riguarderà internet, almeno per la parte commerciale, per i prossimi anni. Nuovi nomi significa che non basteranno i ".com", ".it", ma ce ne saranno tantissimi altri e diventeranno 1600 nei prossimi tre anni. Ogni settimana giungono nuove estensioni, segmenteranno internet per il consumer e lo muoveranno in base al desiderio informativo. Il ".Bike", per esempio, individuerà gli appassionati di ciclismo e quindi gli operatori dovranno tenerne conto. Proseguendo su questo esempio, il problema per il nostro cliente che opera nel settore del ciclismo è quello di assicurarsi che si impossessi di questo spazio nella nuova parte di internet. Fino a ieri bastava avere il ".com" e il ".it", ma gli utenti si abitueranno ad usare le nuove estensioni e se le aziende si muoveranno troppo tardi arriveranno tardi.
Quali sono le sfide per i brand italiani?
Prima di tutto c\'è un problema di costi. I brand italiani devono investire moltissimo per registrare questi domini senza averlo pianificato. Non sappiamo oggi quale estensione "vincerà" per certi segmenti. Prendo l\'esempio del settore vinicolo: c’è ".wine", ma esiste anche il ".vin", la versione francese. Tutte e due saranno aperte al pubblico, due formati come Betamax e VHS che offriranno lo stesso servizio, ma uno solo si imporrà sul mercato. Per un mio cliente è impossibile capire quale sarà l\'estensione vincente e devono pianificare su entrambi. Per i clienti del lusso e della moda l\'interesse è verso l\'estensione ".luxury", che diventerà un hub di tutto il lusso su internet. Diventerà una piattaforma più sicura e per rassicurare il consumatore che si tratta del vero brand. Ma esiste il ".fashion", il ".review". Quest\'ultimo apparentemente poco relazionato con la moda, ma è prevedibile che l\'informazione passerà da lì e sappiamo come le recensioni e i blogger stiano diventando sempre più rilevanti. Chiunque potrebbe registrare, per esempio, "dolceegabbana.review" distribuendo informazioni sulle nuove collezioni di un particolare brand. Se fatto a livello di fan va bene, ci potrebbero essere recensioni positive e recensioni negative, ma il problema interviene quando un malintenzionato vuole registrare il nome e quindi monetizzare poi queste recensioni, magari con link a repliche. Sia per il consumatore sia per il brand questa è una situazione molto pericolosa, ma è un\'opportunità commerciale importante. Ci sono esempi come Gucci o Ferrero che hanno capito l\'importanza del nome e hanno investito molto per avere una presenza importante acquistando il loro ".gucci" e ".ferrero". Anche Fiat ha comprato il ".fiat", perché ha capito che è importante per avere e creare la propria comunità su internet e sono in una situazione privilegiata rispetto alle altre aziende italiane. Tutte le altre dovranno creare la loro immagine e il loro universo tra tutti questi nomi di estensioni e dovranno lottare per essere i primi ad arrivare e occupare il territorio al posto di malintenzionati.
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