Un piano ambizioso, ma che necessita di più tempo rispetto ai tempi stretti del decreto fiscale. Il rinvio, dunque, sembra una scelta strategica per garantire un intervento più efficace ed organico.
Dettagli sulle modifiche rimandate
L'emendamento Gelmetti, prima della riformulazione, prevedeva il passaggio da tre a due scaglioni di investimento (fino a 10 milioni e da 10 a 50 milioni di euro), aumenti delle aliquote (fino a 10 milioni: 50%, 55%, 60%; da 10 a 50 milioni: 15%, 20%, 25%), nuove maggiorazioni per i pannelli fotovoltaici (tipo a: 30%, tipo b: 40%, tipo c: 50%) e la cumulabilità con il credito d'imposta ZES. Altre modifiche, come una proroga al 30 aprile 2026, la semplificazione del calcolo del risparmio energetico per la sostituzione di macchinari vecchi di più di sette anni e l'eliminazione di restrizioni sulla cumulabilità con misure finanziate con risorse nazionali, erano attese con la Legge di Bilancio.
Transizione 4.0: stanziamenti aggiuntivi
La riformulazione dell'emendamento porta una novità per il piano Transizione 4.0. A causa di un utilizzo del credito d'imposta superiore alle previsioni per il 2024, sono stati stanziati ulteriori 4,7 miliardi di euro per coprire l'extra-spesa. Questo dimostra, seppur indirettamente, l'interesse del governo per gli incentivi fiscali legati alla transizione energetica.
In definitiva, sebbene il rinvio possa causare qualche disagio, la scelta di un approccio più oculato e unificato potrebbe portare a risultati migliori a lungo termine. L’entrata in vigore delle nuove norme, è prevista per gennaio, con retroattività. Non resta che attendere l'approvazione definitiva della Legge di Bilancio.
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