Mercati finanziari: banche centrali, trimestrali e nuovi equilibri

Mercati finanziari: banche centrali, trimestrali e nuovi equilibri

Si apre un nuovo capitolo per i mercati finanziari mondiali, con le banche centrali pronte a ridefinire le strategie monetarie e le aziende che si preparano a svelare i risultati trimestrali. Dopo l'insediamento di Donald Trump, i mercati sembrano aver accolto positivamente i primi segnali di una politica meno aggressiva sui dazi. Ma è l'appuntamento con le banche centrali a tenere banco, con la Bank of Japan che ha già mosso le sue pedine, mentre Federal Reserve e BCE si apprestano a fare altrettanto.

La BCE, dopo quattro riduzioni dei tassi nel 2024, si prepara a un ulteriore allentamento monetario. Gli analisti prevedono un taglio di un quarto di punto nella riunione del 30 gennaio, e un secondo ribasso a marzo.



La Federal Reserve, invece, dovrebbe mantenere invariati i tassi dopo i tre tagli del 2024, che hanno portato il tasso ufficiale nel range 4,25-4,50%. La Bank of England, sulla scia di un'inflazione in calo, dovrebbe optare per un taglio di 25 punti base. In controtendenza, la Bank of Japan ha aumentato i tassi allo 0,50% e ha avvertito che continuerà ad alzarli, raggiungendo livelli che non si vedevano dal 1995, per via di un'inflazione più alta e una crescita più lenta.

L'economia dell'Eurozona mostra segnali misti. A gennaio, l'Indice PMI manifatturiero di S&P Global è salito a 46,1 punti, il massimo degli ultimi otto mesi. Di contro, l'Indice PMI del settore dei servizi è sceso a 51,4 punti. Negli USA, il settore dei servizi resta in espansione, anche se l'indice PMI è sceso a 52,8 punti, il livello più basso in otto mesi. Il settore manifatturiero, invece, è tornato in espansione, con l'indice a 50,2 punti.

Nonostante il taglio dei tassi da parte della Federal Reserve, il dollaro ha proseguito la sua corsa al rialzo.


Il FOMC ha rivisto al rialzo le stime di crescita del PIL e dell'inflazione degli Stati Uniti per il 2025. Le previsioni indicano solo due tagli dei tassi nel 2025. Secondo Michael Lok di Union Bancaire Privée (UBP), il dollaro manterrà un profilo elevato nel primo trimestre, a causa delle incertezze legate al commercio e ai dazi. Il franco svizzero, al contrario, si è indebolito dopo il taglio di 50 punti percentuali del tasso della BNS (Banca Nazionale Svizzera). L'oro e l'argento hanno registrato una modesta flessione, nonostante gli acquisti da parte delle banche centrali e l'aumento dei rendimenti obbligazionari trentennali che spesso riflettono i timori per l'inflazione.

Sul fronte azionario, Parigi ha guidato i rialzi settimanali con un +3,8%, seguita da Francoforte (+3,58%) e Londra (+1,3%). Anche Milano (+1,06%) e Madrid (+1,14%) hanno chiuso in positivo.


A Piazza Affari, MPS ha registrato il peggior andamento (-8%) dopo l'OPS totalitaria lanciata su Mediobanca, che ha invece guidato la classifica con un +9%. Tra le altre banche, Unicredit è salita (+4%) dopo le dichiarazioni dell'amministratore delegato Andrea Orcel in merito a possibili aggregazioni con Banco BPM e la situazione con il governo tedesco in merito a Commerzbank. Tra i migliori titoli, spicca il rally di Buzzi (+8%), seguito dal lusso con Moncler (+7%) e Brunello Cucinelli (+6%). Il settore energetico ha invece registrato ribassi con Eni (-3%), Enel (-6%) e Saipem (-5%).

Le prossime settimane saranno cruciali per capire l'evoluzione delle politiche monetarie e l'impatto dei risultati trimestrali sulle performance aziendali. Gli investitori si trovano in un contesto di grande incertezza, dove le decisioni delle banche centrali e i risultati delle aziende saranno fondamentali per delineare i nuovi equilibri dei mercati finanziari.



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