S&P Global PMI flash composito Eurozona: a settembre la pressione sui prezzi peggiora la contrazione
S&P Global PMI flash composito Eurozona: a settembre la pressione sui prezzi peggiora la contrazione


A settembre si intensifica il calo dell’economia dell’eurozona, registrando il terzo mese consecutivo di contrazione dell’attività economica. Anche se solo modesto, il tasso di declino è accelerato ad un ritmo che, escluso il periodo di restrizioni anti pandemia, è stato il più forte dal 2013. Gli indicatori anticipatori di tendenze, quali l’afflusso dei nuovi ordini, il lavoro inevaso e le aspettative future indicano che la contrazione incrementerà nei prossimi mesi. Il peggioramento è stato osservato sia nel manifatturiero che nel terziario, con un maggiore deterioramento della domanda in entrambi i settori visto l’aumento del costo della vita e le prospettive future sempre più cupe. L’impennata dei prezzi energetici ha aggiunto peso ulteriore sui costi delle aziende, in alcuni casi limitandone la produzione, facendo schizzare in alto gli indicatori dei prezzi e registrando una nuova accelerazione delle pressioni inflazionistiche.



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Terzo mese consecutivo di contrazione

Dalla lettura dei dati preliminari ‘flash’, che si basano approssimativamente sull’85% delle risposte totali dell’indagine, l’Indice destagionalizzato S&P Global PMI Composito della Produzione dell’Eurozona è sceso a settembre a 48.2 da 48.9 di agosto. Salgono a tre i mesi consecutivi in cui l’Indice PMI registra un valore inferiore alla soglia di non cambiamento di 50.0. Ciò pertanto mostra un declino progressivo del tasso di contrazione nel corso del terzo trimestre, che a settembre è aumentato toccando il valore più rapido da gennaio 2021. Se escludiamo gli sconvolgimenti avvenuti durante la pandemia, quest’ultimo dato segna il valore più basso da maggio 2013.
A guidare la contrazione c’è il manifatturiero, con il quarto crollo mensile consecutivo della produzione industriale. Il tasso di declino è peraltro leggermente accelerato, segnando il valore più veloce da maggio 2020. Anche la produzione terziaria ha segnato la seconda contrazione mensile consecutiva e ad un tasso che non vedevamo da febbraio 2021. Il calo del settore servizi è stato notevole, il più elevato dal 2013 sempre escludendo quelli registrati durante i periodi di restrizioni anti pandemiche. Tale declino si è soprattutto avvertito nelle forti perdite del settore viaggi, turismo, attività ricreative, immobiliare e assicurativo.

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Male la Germania, meglio la Francia

Analizzando le singole nazioni, la Germania, come si osserva da tre mesi a questa parte, ha registrato una riduzione dell’attività, con il PMI composito precipitato al valore minore da maggio 2020 di 45.9 e, escludendo il periodo pandemico, il più debole da giugno 2009. A parte le prime chiusure legate al Covid-19 di inizio 2020, il calo del settore terziario tedesco è stato il più severo da giugno 2009. La produzione manifatturiera ha continuato a diminuire in tutta la Germania, anche se il tasso di declino si è moderato grazie in parte alla riduzione dei disagi sulla catena distributiva. In Francia, la produzione ha indicato un aumento solo modesto, con l’indice PMI composito posizionatosi su 51.2. Anche se tale valore ha indicato un incremento rispetto alla quasi stagnazione di agosto, l’indagine ha rivelato un forte rallentamento della crescita dell’economia francese nel terzo trimestre rispetto al secondo. La crescita più rapida del settore servizi ha contribuito a controbilanciare il peggioramento della contrazione manifatturiera. Le fabbriche francesi hanno riportato un crollo della produzione che, tolto l’iniziale collasso durante le chiusure di inizio pandemia, è stato il peggiore da marzo 2013. Nelle altre nazioni dell’eurozona, la produzione ha indicato il primo calo da febbraio 2021, poiché la terza contrazione mensile consecutiva della produzione manifatturiera si è unita al primo declino dell’attività terziaria da gennaio.

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Nuovi ordini ancora in calo

I nuovi ordini di beni e servizi si sono fortemente ridotti per il terzo mese consecutivo, indicando il più rapido tasso di contrazione da aprile 2013, escludendo i periodi di chiusura anti pandemica. Gli ordini manifatturieri sono diminuiti in modo particolarmente elevato, ma anche quelli terziari sono scesi a tasso più forte, riducendosi ambedue più velocemente rispetto alla produzione, facendo quindi presagire perdite di produzione più rapide nel prossimo ottobre. Similmente, il volume degli ordini inevasi si è molto ridotto, e per il terzo mese consecutivo. Il calo accelerato degli ordini in giacenza del manifatturiero si è unito alla nuova contrazione registrata nel terziario, rivelando la capacità in eccesso rispetto alla relativa crescita della domanda.
Se la crescita occupazionale è rimasta invariata nel corso del mese, quello di agosto è stato l’incremento minore in 17 mesi. Questo recente raffreddamento del mercato del lavoro rispecchia la maggiore cautela delle assunzioni di fronte all’aumento dei costi e delle incertezze sull’economia. Anche se la produzione industriale è rimasta in molti casi vincolata dalla carenza di componenti, e gli evidenti sviluppi del mercato energetico hanno a loro volta limitato le capacità produttive, i tempi di consegna hanno indicato l’incremento minore da ottobre 2020, con i dati che hanno riportato meno carenze di fattori produttivi e migliorate condizioni logistiche e distributive in alcuni settori.



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I costi dell’energia alimentano l’inflazione

Nonostante la riduzione delle difficoltà di approvvigionamento di materie prime abbia contribuito ad alleviare parte delle pressioni inflazionistiche, la nuova risalita dell’inflazione dei prezzi d’acquisto del manifatturiero e del terziario è stata ampiamente collegata all’aumento dei costi energetici. Il complessivo incremento dei costi è stato il più forte da giugno. L’incremento della pressione sui costi, dopo quattro mesi di calo, ha causato anche un aumento più rapido dei prezzi di vendita di beni e servizi, il più elevato da giugno, e questo poiché le aziende hanno tentato di proteggere i loro margini di guadagno. Guardando in avanti, le previsioni economiche per l’anno a venire sono crollate ancora più in basso, fino ad indicare il valore più debole da maggio 2020 ed il più basso, ad esclusione del periodo pandemico, da novembre 2012. Senza ombra di dubbio, il collasso più elevato si è osservato in Germania. Al contrario, in Francia si è registrato un leggero miglioramento dell’ottimismo e nel resto dell’eurozona una fiducia rispettivamente più resiliente, anche se ha indicato in entrambi i casi valori molto ridotti rispetto ai mesi precedenti. Le negative prospettive future rispecchiano soprattutto le preoccupazioni sull’impennata dei prezzi energetici e le dannose conseguenze di una crescente inflazione sui costi aziendali e sulla domanda da parte dei clienti. Sono state ampiamente citati anche i crescenti tassi di interesse e le attuali carenze della catena di approvvigionamento, così come l’ulteriore tendenza sia dei produttori manifatturieri che dei loro clienti a diminuire il livello di scorte.



Aumentano le possibilità di recessione

Secondo Chris Williamson, Chief Business Economist presso S&P Global Market Intelligence, “C’è la possibilità che l’eurozona vada in recessione, poiché le aziende riportano un peggioramento delle condizioni economiche e un intensificarsi della pressione sui prezzi collegabile all’impennata dei costi energetici. La stima flash del PMI mostra una contrazione economica nel terzo trimestre dello 0.1%, con un tasso di declino in accelerazione nel corso degli ultimi tre mesi fino a settembre, con quest’ultimo che, esclusi i mesi con le restrizioni anti pandemiche, ha indicato la prestazione economica peggiore dal 2013. La Germania sta affrontando le condizioni più critiche, con un’economia in contrazione ad un tasso che, tolto il periodo pandemico, non si è mai osservato dalla crisi globale finanziaria.
Conseguentemente al crollo della domanda e alle previsioni sul futuro sempre più pessimistiche delle aziende, gli indicatori dell’indagine che anticipano le tendenze prevedono nel quarto trimestre un peggioramento del declino dell’economia dell’eurozona, il che aumenta sempre più la possibilità di una caduta dell’eurozona in zona recessione. Malgrado ci sia qualche segnale positivo di rallentamento dei vincoli a cui è soggetta la catena di distribuzione, il motivo di preoccupazione si è chiaramente trasferito dalla catena di fornitura all’energia e all’aumento del costo della vita. Ciò non ha soltanto colpito la domanda ma ha anche limitato la produzione manifatturiera e, in alcuni casi, l’attività del settore dei servizi. Allo stesso tempo, l’impennata dei costi energetici ha riacceso la pressione inflazionistica che, dopo aver mostrato nei mesi precedenti segnali di rallentamento grazie alle minori carenze sulla fornitura, ha ripreso ad accelerare. La sfida dei responsabili delle politiche di cercare di domare l’inflazione ed evitare allo stesso tempo un forte impatto all’economia, sta diventando quindi sempre più difficile”.


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