Il browser Chrome, secondo il governo statunitense, rappresenta un punto di accesso chiave per le ricerche online, e la sua separazione da Google dovrebbe promuovere una maggiore concorrenza. La possibilità di una scissione di Android rimane una spada di Damocle, una soluzione di riserva nel caso in cui le altre misure si rivelassero inefficaci nel ristabilire un mercato più competitivo. In pratica, il DOJ sta facendo leva su questa minaccia per indurre Google ad accettare gli altri provvedimenti proposti.
Altre misure per contrastare il monopolio di Google
Oltre alla cessione di Chrome, il DOJ ha richiesto una serie di altri provvedimenti. Tra questi, il divieto per Google di offrire denaro o altri vantaggi a terzi, come Apple e altri produttori di telefoni, per rendere il motore di ricerca Google quello predefinito, o per scoraggiare l'utilizzo di motori di ricerca concorrenti.
Il DOJ vuole anche vietare a Google di favorire il proprio motore di ricerca su piattaforme di sua proprietà, come YouTube o Gemini, e imporre l'accesso all'indice di ricerca di Google a costi marginali e continuativi ai rivali. Infine, richiede che Google condivida i propri risultati di ricerca, i segnali di ranking e i dati di query di origine statunitense per 10 anni. Un altro punto importante riguarda la possibilità per i siti web di disattivare le panoramiche di AI di Google senza subire penalizzazioni nei risultati di ricerca. Una richiesta ambiziosa che potrebbe cambiare il modo in cui l'AI è integrata nei motori di ricerca.
Il futuro del caso e le implicazioni per il mercato
Il giudice Mehta dovrà ora decidere il modo migliore per ripristinare la concorrenza nel mercato.
Il DOJ presenterà una versione rivista delle sue proposte a marzo, prima che il governo e Google tornino in tribunale ad aprile per un processo di due settimane sui rimedi. La decisione finale influenzerà profondamente il panorama tecnologico globale e le pratiche commerciali delle grandi aziende tecnologiche. Il caso, iniziato durante la presidenza Trump, indica che Google non è ancora fuori pericolo.
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