Nel 2025, la disparità di genere nelle posizioni dirigenziali italiane persiste. Le donne rappresentano una minoranza significativa, con un divario accentuato nei settori chiave. Questo articolo analizza i dati di una recente ricerca, evidenziando le sfide e le potenziali soluzioni per un futuro più equo.
Uno studio condotto da Sda Bocconi School of Management e Eric Salmon & Partners su 320 grandi imprese italiane ha rivelato una preoccupante disparità. Le donne rappresentano solo il 17% degli executive e appena il 6% degli amministratori delegati.
La situazione è peggiore nelle aziende quotate, dove la presenza femminile ai vertici è ancora più scarsa. Il divario è evidente in tutti i settori, con una maggiore rappresentanza femminile in ruoli di staff piuttosto che in posizioni di business. Nelle imprese non quotate, le donne alla direzione generale raggiungono il 35%, scendendo al 3% in quelle quotate. Un'ulteriore differenza si nota nel ruolo di amministratrici delegate, con il 9% nelle aziende non quotate contro un misero 3% in quelle quotate. Questo evidenzia una discrepanza significativa rispetto ai progressi fatti nei Consigli di amministrazione grazie alla legge Golfo-Mosca.
La ricerca indica una correlazione tra formazione e carriera. La metà degli executive ha una laurea in economia o management, ma solo il 17% delle donne possiede una laurea STEM (scienze, tecnologia, ingegneria e matematica), a fronte del 39% degli uomini.
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