L'Europa frena sui dazi usa: vera tregua o pausa tattica?L'Europa frena sui dazi usa: vera tregua o pausa tattica?


La Commissione Europea ha optato per una sospensione di 90 giorni delle contromisure verso gli Stati Uniti, una risposta al congelamento parziale dei dazi annunciato dall'allora presidente Donald Trump. Non si tratta di una fiducia incondizionata, precisano da Bruxelles, ma di un'opportunità per valutare l'effettiva possibilità di un negoziato. Il pacchetto di misure europee, del valore di quasi 21 miliardi di euro, rimane pronto, ma per il momento resta in sospeso. A Bruxelles si lavora attivamente alla preparazione di un tavolo negoziale, sebbene al momento non siano state fissate date né definiti i partecipanti ufficiali.



Parallelamente, si intensificano le manovre diplomatiche: contatti con la Cina, analisi del mercato del gas americano e iniziative regolatorie nei confronti delle piattaforme usa. In questo contesto, l'Unione Europea si trova a dover gestire equilibri delicati tra chi sostiene una linea più dura e chi, al contrario, preferirebbe evitare l'ennesima disputa transatlantica.

La Commissione Europea ha formalizzato la tregua sui dazi, sospendendo le contromisure per un periodo di novanta giorni. "Prendiamo atto dell'annuncio del presidente Donald Trump. Vogliamo dare una possibilità ai negoziati", hanno dichiarato fonti istituzionali.

La sospensione è arrivata mentre si completava l'approvazione di un pacchetto di misure da quasi 21 miliardi di euro, mirate a colpire specifici prodotti usa, dalla soia alle motociclette.


La prima tranche, del valore di circa 3,9 miliardi, era pronta per essere implementata, con entrata in vigore prevista per il 15 aprile. Ora, tutto è in stand-by. Non per un atto di fede, ma per strategia.

Questa decisione è stata presa a seguito di una riunione straordinaria dei delegati permanenti degli Stati membri, durante la quale l'esecutivo comunitario ha illustrato la proposta. Fonti diplomatiche riferiscono che non è stata menzionata la disparità tra la sospensione annunciata da Washington e quella decisa da Bruxelles. La Commissione avrebbe sottolineato segnali positivi provenienti dagli Stati Uniti, tali da giustificare un'apertura temporanea.

Il provvedimento ha raccolto un consenso ampio, ma non unanime. Alcune capitali, in particolare quella francese, hanno espresso delle riserve. La preoccupazione principale è che l'UE possa apparire come se stesse cedendo alle pressioni di un interlocutore percepito come imprevedibile.


Trump, con il suo abituale tono compiaciuto, ha affermato di essere stato sommerso da chiamate di leader stranieri disposti a tutto pur di evitare le sue barriere doganali. Questa affermazione non è stata accolta positivamente dai funzionari europei, alimentando i dubbi sull'efficacia della strategia di concedere tregue a chi non si distingue per coerenza.

Al momento, non sono stati fissati incontri ufficiali tra Bruxelles e Washington. L'apertura dichiarata da entrambe le parti rimane, per ora, solo sulla carta. I funzionari dell'Unione preferiscono non affrettare i tempi e vogliono prima valutare l'evoluzione della situazione. Il clima è di attesa cauta, senza illusioni.

Il portavoce per il Commercio della Commissione ha confermato l'assenza di incontri ufficiali imminenti. Ha aggiunto che c'è stata una telefonata tra Maros Sefcovic e il segretario americano al Commercio, Howard Lutnick.

Uno scambio utile, certamente, ma avvenuto prima che Trump decidesse di bloccare (temporaneamente) i dazi. Niente di più.

Parallelamente alle dinamiche con Washington, Bruxelles continua a dialogare anche con la Cina. Ursula von der Leyen ha avuto un colloquio telefonico con il premier Li Qiang, con l'obiettivo di diversificare i rapporti commerciali e ridurre la dipendenza da interlocutori considerati instabili. L'Europa, infatti, non intende restare esclusa da alternative strategiche, mentre gli Stati Uniti, secondo alcune analisi, sembrano puntare a creare un fronte comune proprio contro Pechino.

Considerata l'imprevedibilità di Trump, la Commissione continua a valutare strumenti da utilizzare in caso di nuove tensioni.

Tra le misure in discussione, figurano possibili interventi nel settore dei servizi digitali, dove gli Stati Uniti vantano un saldo attivo, o interventi normativi che riguardano le grandi piattaforme tecnologiche. Non viene escluso nemmeno il ricorso al meccanismo anti-coercizione, che permetterebbe di limitare l'accesso delle imprese straniere al mercato europeo in caso di comportamenti ostili.

In sintesi, la decisione della Commissione Europea rappresenta una mossa tattica, volta a valutare la reale volontà negoziale degli Stati Uniti, senza però rinunciare alla possibilità di rispondere con fermezza in caso di nuove escalation. La prudenza è d'obbligo, soprattutto in un contesto internazionale caratterizzato da incertezza e cambiamenti rapidi.

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