L'emendamento propone la creazione di sei macroaree, accorpando anche regioni a statuto speciale e province autonome. Questo modello, secondo l'associazione, si pone in netto contrasto con i principi dell'ordinamento costituzionale, minando l'autonomia e l'efficacia della magistratura contabile.
In una nota ufficiale, il direttivo ha espresso profonda preoccupazione: "Questo nuovo emendamento suscita sgomento e preoccupazione tra i magistrati della Corte dei conti per l’intero impianto normativo perché il Paese rischia di perdere il giudice contabile sul territorio, il solo capace di garantire la corretta gestione dei conti pubblici e la lotta contro le cattive gestioni o il malaffare in ambito locale". I magistrati temono che questa riforma possa allontanare il giudice contabile dai territori, riducendo la capacità di vigilare sull'uso corretto delle risorse.
La vicinanza del giudice contabile al territorio è considerata fondamentale per garantire che i fondi pubblici siano gestiti con trasparenza e correttezza. La riorganizzazione proposta mira, secondo l'associazione, a centralizzare le funzioni dei magistrati contabili, imbrigliandole in processi che ne comprometterebbero l'effettività. "Solo la prossimità con il territorio del giudice contabile può garantire ai cittadini che i loro soldi vengano gestiti in modo corretto. Il disegno complessivo mira a riorganizzare gli uffici e soprattutto le funzioni dei magistrati contabili, imbrigliandole in processi di verticalizzazione, centralizzazione e accorpamento che ne mortificheranno l'effettività, in un momento in cui l’Unione Europea chiede all'Italia la massima attenzione nell'uso delle risorse pubbliche", si legge nella nota. La preoccupazione dei magistrati si concentra quindi sulla possibile inefficacia dei controlli in un momento in cui l'Unione Europea chiede massima attenzione alla spesa pubblica.
In sintesi, la riforma proposta dal Governo comporterebbe una centralizzazione delle funzioni della Corte dei Conti con la creazione di sei macroaree, eliminando di fatto le sezioni e le procure regionali, questo provocherebbe secondo l'associazione un allontanamento del giudice contabile dai territori, riducendo la capacità di vigilare sulla spesa pubblica e contrastare le cattive gestioni. L'Associazione Magistrati della Corte dei conti si oppone fermamente a questa riorganizzazione, ritenendola lesiva dei principi costituzionali e dell'efficacia del controllo sui conti pubblici, soprattutto in un momento di particolare attenzione da parte dell'UE.
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