L'economia italiana ha messo a segno un passo avanti inatteso nel primo trimestre del 2025. Il PIL è cresciuto dello 0,3%, un dato che ha superato la Francia e la Germania. Eppure, la Spagna ha fatto meglio. Il contesto globale rimane fitto di ombre. L'attività economica mondiale rallenta, e le decisioni di politica commerciale dagli Stati Uniti aggiungono un carico pesante di incertezza al quadro.
Guardando oltre i confini nazionali, gli Stati Uniti hanno visto il loro PIL contrarsi leggermente (-0,1%), un dato sorprendente che non accadeva da tempo.
La ragione principale? Un'impennata delle importazioni. Intanto, l'area euro ha mostrato una certa tenuta, con una crescita complessiva dello 0,4%. Ma sotto la superficie, la fiducia di imprese e consumatori sta calando, sia negli Stati Uniti che in Europa, segnalando un peggioramento delle prospettive future.
Tornando all'Italia, la produzione industriale ha disegnato un profilo a 'dente di sega' nei primi tre mesi dell'anno. È salita a gennaio, poi è scesa, e infine si è stabilizzata a marzo. Nonostante questa instabilità, il saldo trimestrale è stato positivo (+0,4%). Però, il sentimento generale è peggiorato. La fiducia di imprese e consumatori è scesa per il terzo mese consecutivo ad aprile, un segnale preoccupante che attraversa tutti i settori economici. Ciononostante, il mercato del lavoro ha mostrato una notevole resilienza.
L'occupazione è cresciuta in modo significativo nel trimestre (+0,9%), toccando diverse fasce d'età e tipi di contratto, anche se c'è stato un piccolo passo indietro a marzo (-16mila unità).
Il quadro del commercio internazionale mostra segnali di affanno. L'indice globale che anticipa gli scambi (il PMI per i nuovi ordini all'export) è tornato sotto la soglia che indica espansione (a 47,5 punti), un chiaro campanello d'allarme. Questo colpisce in particolare le nostre imprese che vivono di export, soprattutto quelle con bilanci meno solidi. L'incertezza sui dazi americani ha addirittura spinto le aziende a 'fare scorta' di importazioni prima che diventassero più care.
Intanto, i prezzi dell'energia continuano a scendere, un fattore che di solito frena l'inflazione. Eppure, l'inflazione in Italia è risalita leggermente.
L'indice NIC ha toccato il 2,0% ad aprile, continuando una lenta ripresa iniziata mesi fa. L'inflazione armonizzata (IPCA), usata per confronti europei, è rimasta ferma al 2,1%, molto vicina al 2,2% dell'intera area euro. Osservando più da vicino, notiamo un aumento preoccupante dei prezzi dei beni alimentari, sia quelli freschi che quelli lavorati (+3,0% tendenziale). Anche i servizi sono diventati più cari (+3,0% tendenziale). Al contrario, i prezzi dei beni energetici sono diminuiti in modo significativo (-0,3% tendenziale). Questa situazione complessa si riflette anche nelle aspettative: i consumatori italiani temono che l'inflazione continuerà a salire nei prossimi dodici mesi (il 53,2% si attende un rialzo).
Altri indicatori dipingono un quadro misto. Il settore delle costruzioni ha mostrato forza nel trimestre (+2,6% nel periodo dicembre 2024 - febbraio 2025), ma con un passo meno deciso a febbraio (+0,3%) rispetto all'inizio dell'anno.
I segnali che guardano avanti, come i permessi a costruire nel quarto trimestre 2024, non sono del tutto positivi, specialmente per le abitazioni residenziali (-3,1% il numero). Anche nei servizi, dopo un avvio d'anno dinamico, si è vista una frenata nel fatturato a febbraio (-1,3%). Passando agli investimenti delle imprese non finanziarie, c'è stata una ripresa del 2,5% alla fine del 2024, dopo un periodo di calo. Ciò nonostante, la quota di profitto delle aziende continua a ridursi lentamente. La spesa delle famiglie mostra difficoltà: le vendite al dettaglio sono diminuite dello 0,5% a marzo sia in valore che in volume, confermando una debolezza nel complesso del primo trimestre (-0,2% in valore, -0,5% in volume). Eppure, c'è una nota positiva sui salari: le retribuzioni contrattuali orarie continuano a salire (+4,0% tendenziale a marzo), sostenute in particolare dal settore privato.
Il quadro che emerge è complesso. L'Italia naviga in acque agitate. La crescita del PIL e la tenuta dell'occupazione rappresentano punti di forza inattesi. Ma l'aria che si respira tra imprese e consumatori è pesante, carica di preoccupazione. Le sfide esterne, dai dazi americani al rallentamento globale, si sommano alle pressioni interne, come l'aumento dei prezzi dei beni essenziali. La strada per una ripresa solida appare ancora lunga e costellata di ostacoli.
Dir. Responsabile Gigi Beltrame - Dir. Editoriale Claudio Gandolfo
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