Un recente studio di PwC, la "Global Compliance Survey 2025", ha svelato come le aziende di tutto il mondo stiano affrontando le sfide, sempre più complesse, della conformità normativa. L'indagine, che ha coinvolto 1.802 responsabili delle funzioni di controllo interno in 63 Paesi, inclusa l'Italia con 41 referenti, ha analizzato le priorità e le difficoltà incontrate dalle imprese in diversi settori industriali. Tra questi figurano servizi finanziari (29%), prodotti e servizi industriali (20%), tecnologia, media e telecomunicazioni (14%), mercati di consumo (14%) e aziende sanitarie (10%). Un dato significativo è che il 54% delle aziende intervistate, sia a livello globale che italiano, ha un fatturato annuo superiore a 1 miliardo di dollari.
In un contesto globale che richiede sempre maggiore trasparenza, la ricerca evidenzia un panorama normativo in continua evoluzione. Le aziende devono quindi adeguarsi a requisiti sempre più stringenti e complessi in ambiti quali prodotti e servizi, governance e trasparenza, reporting, fiscalità, sostenibilità, sistemi IT e gestione dei dati, forza lavoro, salute e sicurezza.
La digitalizzazione crescente e l'uso dell'AI stanno trasformando il panorama della compliance aziendale. A livello globale, la cybersecurity
- si conferma una priorità assoluta per il 51% degli intervistati. In Italia, questa percentuale sale al 56%, sottolineando l'importanza di proteggere i dati e garantire la sicurezza informatica all'interno delle aziende.
Un altro dato interessante riguarda l'adozione dell'AI: il 57% degli intervistati italiani ha dichiarato che i requisiti di compliance stanno limitando l'implementazione dell'intelligenza artificiale, considerata fondamentale per l'innovazione.
A livello mondiale questa percentuale sale al 67%.
Tuttavia, lo scenario italiano presenta alcune peculiarità. Il 66% degli intervistati italiani indica l'anticorruzione e l'antiriciclaggio come principali aree di rischio per la compliance aziendale, contro il 38% a livello globale. Seguono poi:
- Cybersecurity (56% Italia vs 51% globale)
- Ambiente e sostenibilità (54% Italia vs 30% globale)
- Salute e sicurezza (51% Italia vs 17% globale)
Questi dati rivelano una maggiore attenzione alle normative nazionali in questi ambiti, rispetto al contesto globale dove tali tematiche hanno un peso inferiore.
Negli ultimi tre anni, il 93% delle aziende italiane ha riscontrato un aumento della complessità normativa. Questo impatta significativamente sulle imprese, che devono gestire nuovi requisiti in aree come fiscalità, sostenibilità, governance e gestione dei dati.
La tecnologia è l'aspetto più colpito, in particolare l'implementazione e la manutenzione dei sistemi IT, con l'87% degli intervistati italiani e l'89% a livello mondiale che segnalano difficoltà in questo ambito.
Oltre alla complessità normativa, le aziende italiane individuano altri fattori interni che ostacolano una gestione efficace della compliance. Tra questi:
- La cultura aziendale (54%)
- La complessità organizzativa (49%)
- La consapevolezza dei dipendenti (46%)
A livello globale, invece, la principale difficoltà è rappresentata dalla crescente regolamentazione (47%).
Giuseppe Garzillo, Partner e Risk Private Coordinator di PwC Italia, ha sottolineato come la regolamentazione, pur essendo fondamentale per un ecosistema aziendale sano, non debba ostacolare la crescita del business. Per superare questa sfida, le aziende dovrebbero comprendere la complessità e affrontare gli impatti negativi che ne derivano, sfruttando le opportunità offerte da nuove tecnologie come l'AI per semplificare la raccolta e la gestione dei dati, automatizzare i processi ripetitivi e ridurre i margini di errore.
Per affrontare le sfide della conformità normativa, molte aziende stanno investendo nella tecnologia. Il 73% delle aziende italiane prevede di aumentare gli investimenti in soluzioni digitali per ottimizzare le attività di compliance. Le aree di utilizzo principali sono:
- Formazione (76%)
- Valutazione dei rischi (76%)
- Due diligence dei clienti (70%)
Questi strumenti contribuiscono a migliorare l'efficienza e a ridurre il rischio di non conformità. Seguono poi la valutazione di terze parti e dei fornitori (69%) e il rilevamento delle frodi (65%).
Inoltre, l'80% degli intervistati in Italia ritiene fondamentale il ruolo della compliance nelle iniziative di trasformazione digitale aziendali previste nei prossimi tre anni.
L'AI rappresenta un'opportunità significativa per la compliance, ma anche una fonte di preoccupazione.
I principali timori riguardano:
- L'uso improprio, la disinformazione e la perdita di controllo (90%);
- L'affidabilità delle informazioni fornite (83%);
- La privacy dei dati (78%);
- La governance dell'AI (78%).
A livello globale, l'area in cui le aziende stanno maggiormente utilizzando o pianificando di utilizzare l'AI è l'analisi dei dati e l'analisi predittiva (46%). In Italia, solo il 27% degli intervistati ha dichiarato che la propria azienda sta testando o usando l'AI in tale ambito. Anche nell'intercettazione delle frodi, le aziende italiane restano indietro (19%) rispetto alla media globale (36%).
Per rispondere alle nuove sfide normative, le aziende italiane stanno puntando sullo sviluppo di competenze strategiche. Le più richieste sono nel campo del risk management, legal e audit (78%), seguite dalla capacità di comunicazione e collaborazione (61%) e dal pensiero critico (49%).
Inoltre, le competenze in pianificazione strategica e analisi dei dati stanno diventando sempre più essenziali per gestire la compliance in modo proattivo.
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Dir. Responsabile Gigi Beltrame - Dir. Editoriale Claudio Gandolfo
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