
A Parigi si è registrato un calo dello 0,91%.
Francoforte ha segnato -0,58%.
Anche Londra ha chiuso in rosso, perdendo lo 0,44%.
Questo andamento si è verificato mentre gli investitori attendevano con ansia le indicazioni in arrivo dalla Fed, in particolare dal presidente Jerome Powell, fondamentali per decifrare le prospettive economiche secondo la banca centrale USA.
La speranza di un allentamento delle tensioni commerciali tra Cina e Stati Uniti ha offerto un certo sostegno ai listini asiatici. L'annuncio dell'incontro in Svizzera tra il segretario al tesoro americano, Scott Bessent, e il rappresentante per il commercio, Jamieson Greer, con i loro omologhi cinesi, ha acceso una piccola scintilla.
Ciò non è bastato, però, a infondere ottimismo nei mercati europei, che hanno mantenuto un atteggiamento cauto, se non negativo.
Sul fronte della politica monetaria, oltre alla Fed, i riflettori sono puntati sulla Banca d'Inghilterra. Per quest'ultima si prevede un possibile taglio del costo del denaro dello 0,25% nella giornata di domani.
Importante anche il capitolo dei risultati societari. Dopo una tornata di conti che ha animato la vigilia, l'attenzione è alta su diverse realtà. Oggi erano in calendario, tra gli altri, i numeri di Tim, Banco Bpm, Bper. Intanto, il consiglio di amministrazione di Generali si è riunito per discutere l'Ops lanciata da Mediobanca su Banca Generali.
Nel mercato dei cambi, l'euro ha chiuso poco mosso nei confronti del dollaro.
Si è attestato su valori leggermente inferiori al picco di quasi tre anni toccato ad aprile. La moneta unica continua a trarre vantaggio dalla debolezza generalizzata del biglietto verde. L'euro scambiava a 1,1365 dollari, registrando un lieve calo dello 0,03%. Era invece in rialzo sullo yen, a 162,80 (+0,46%). Anche il cambio dollaro/yen era positivo, a 143,26 (+0,51%).
Lo status del dollaro come valuta rifugio è stato eroso da diversi fattori. Tra questi, gli annunci imprevedibili sui dazi e i cambiamenti repentini nelle politiche monetarie hanno destabilizzato gli investitori. Crescono inoltre le preoccupazioni sulle prospettive fiscali degli Stati Uniti, esacerbate dalla contrazione economica dell'ultimo trimestre e dai timori crescenti di recessione.
Questi elementi hanno ulteriormente pesato sul sentiment. Nondimeno, l'Eurozona ha dimostrato una relativa resilienza economica, nonostante le proprie sfide.
I principali indici europei sono stati appesantiti anche dal settore della farmaceutica, che ha perso l'1,4%, in vista delle decisioni di Donald Trump relative a possibili dazi specifici per il comparto. Male anche l'energia (-0,5%), con il prezzo del petrolio ancora in discesa.

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