L'AI nel lavoro: meno domande ai manager, più autonomia o isolamento?

L'AI nel lavoro: meno domande ai manager, più autonomia o isolamento?

Il panorama aziendale muta rapidamente, ridisegnando gerarchie e abitudini quotidiane. Una ricerca di Robert Walters illumina una trasformazione sorprendente nel modo in cui i professionisti affrontano le sfide di tutti i giorni. Un dato emerge con chiarezza: oltre il 30% degli specialisti consulta gli strumenti di intelligenza artificiale prima di rivolgersi al proprio superiore, riducendo le interazioni tradizionali. Questo cambiamento, se da un lato promette maggiore autonomia, dall'altro solleva interrogativi importanti sul futuro delle dinamiche lavorative e sulla coesione dei team.

Approfondendo i comportamenti, lo studio rivela che una parte significativa dei professionisti, il 14,3%, sceglie l'AI come prima risorsa per le proprie domande lavorative, superando persino il confronto diretto con il manager o i colleghi.



Benché il 42,9% preferisca ancora il dialogo con il proprio responsabile e il 28,6% si affidi ai colleghi, la tendenza è inequivocabile: l'AI sta guadagnando terreno come interlocutore primario.

Walter Papotti, Country Director di Robert Walters Italia, osserva che "l'AI sta cambiando il modo in cui i professionisti cercano risposte e risolvono problemi quotidiani, riducendo i tempi di attesa e favorendo una maggiore autonomia".

La rapidità con cui si ottengono risposte immediate alimenta questa crescente dipendenza. Ciononostante, questa evoluzione presenta un rovescio della medaglia. La diminuzione del confronto umano potrebbe minare lo sviluppo professionale e l'innovazione. La preoccupazione maggiore riguarda la formazione: la metà dei professionisti, il 57,1%, vede nella mancanza di un percorso formativo chiaro la sfida più grande per mantenere il proprio coinvolgimento nel ruolo. Inoltre, il 28,6% denuncia il rischio di burnout e di un eccessivo carico di lavoro. L'integrazione dell'AI nei processi aziendali è in atto, ma quasi la metà dei professionisti italiani, il 47,6%, dichiara di non aver ricevuto alcuna linea guida su come gestire attività o team in un contesto potenziato dall'AI.


Solo un esiguo 19% si ritiene adeguatamente formato, mentre il 28,6% giudica la formazione attuale insufficiente. La situazione mette in luce una lacuna critica. Molti manager si trovano a fronteggiare nuove responsabilità senza il supporto necessario. Papotti sottolinea che "la formazione è fondamentale per evitare che l'intelligenza artificiale diventi una scorciatoia che riduce il confronto e il trasferimento di competenze".

È essenziale che le aziende investano nella preparazione dei propri leader, insegnando loro a collaborare efficacemente con l'AI. Questo permetterebbe di delegare le richieste più operative alla tecnologia, liberando energie per attività strategiche e di natura relazionale. In un contesto lavorativo in continua evoluzione tecnologica, il ruolo dei manager conserva una centralità insostituibile.

L'intelligenza artificiale può indubbiamente potenziare l'efficienza aziendale, ma non potrà mai sostituire il valore intrinseco dell'esperienza e dell'interazione umana.


I leader che sapranno integrare l'AI con saggezza, mantenendo un contatto saldo con i propri team, deterranno la chiave per costruire organizzazioni più flessibili, motivate e capaci di affrontare le sfide del futuro. La capacità di bilanciare innovazione tecnologica e profonda comprensione umana delineerà il successo di domani.


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