

Escludendo quel singolo mese di miglioramento, i produttori italiani hanno visto un declino per un anno e mezzo ininterrotto, con l'ultima flessione che si configura come la più marcata degli ultimi tre mesi. Questa contrazione è stata guidata principalmente da una significativa riduzione dei nuovi ordini, il calo più rapido registrato da giugno. Le aziende hanno attribuito tale fenomeno all'incertezza economica, che rende i clienti più cauti negli acquisti.
Anche la domanda proveniente dall'estero ha risentito della situazione, mostrando un peggioramento notevole. I nuovi ordini destinati ai mercati internazionali sono diminuiti al ritmo più sostenuto da marzo, con le meno favorevoli condizioni della domanda nei mercati chiave quali Europa, Stati Uniti e Asia che hanno inciso pesantemente sulle nuove vendite. Di conseguenza, le aziende italiane hanno ridotto i loro livelli di produzione a settembre, con una contrazione modesta ma netta, in contrasto con la crescita robusta di agosto, la maggiore in quasi due anni e mezzo.
Le pressioni sui costi hanno ripreso vigore inaspettatamente. A settembre, dopo un breve calo il mese precedente, i prezzi di acquisto sono aumentati, in particolare per materie prime come il rame. Si è registrato un livello di inflazione negli acquisti che non si vedeva da marzo, sebbene resti ben al di sotto della media storica. Questo aumento dei costi operativi non si è però tradotto in maggiori prezzi di vendita. La forte concorrenza e la necessità di stimolare le nuove vendite hanno di fatto impedito alle aziende di trasferire questi rincari ai clienti, mantenendo i prezzi di vendita sostanzialmente invariati.
Un aspetto interessante e controintuitivo in questo scenario di contrazione è l'andamento dell'occupazione. Dopo undici mesi di tagli al personale, a settembre il settore ha visto una nuova crescita occupazionale. Questo incremento è stato sostenuto dai piani di investimento delle aziende, proiettate verso l'espansione delle operazioni commerciali. Nondimeno, il livello del lavoro inevaso ha continuato a diminuire, e a un ritmo sostenuto, suggerendo che le nuove assunzioni potrebbero essere più strategiche e meno legate all'attuale volume di lavoro immediato.
In linea con il calo dei nuovi ordini, le aziende manifatturiere italiane hanno ridotto le loro attività di acquisto in modo decisamente più rapido a settembre, registrando la contrazione più drastica degli ultimi sei mesi. Ma, nonostante una minore richiesta di beni, la performance dei fornitori ha continuato a mostrare segnali di peggioramento, benché a un tasso meno marcato rispetto ai mesi precedenti. La debole domanda da parte dei clienti ha inoltre portato a un secondo calo mensile consecutivo delle scorte di prodotti finiti e degli acquisti, con le giacenze utilizzate per supportare l'evasione dei nuovi ordini. Nonostante queste sfide contingenti, le aspettative delle aziende manifatturiere italiane sono state più ottimistiche a settembre. L'ottimismo riguardo alle prospettive di produzione è stato alimentato da pianificati investimenti in nuovi prodotti e dall'intenzione di esplorare nuovi mercati.

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