Monte Paschi: il governo italiano non esercita il golden power sull'offerta di MediobancaMonte Paschi: il governo italiano non esercita il golden power sull'offerta di Mediobanca


A soli tre giorni dall'assemblea straordinaria di Monte Paschi di Siena, il governo italiano ha comunicato che non ricorrerà al golden power riguardo all'Offerta Pubblica di Scambio (OPS) lanciata sulle azioni Mediobanca.

Una decisione che, in realtà, era ampiamente prevista, considerando che l'operazione di Rocca Salimbeni è stata gestita dal management in stretta collaborazione con i principali soci, tra cui il Tesoro, che detiene una quota residuale dell'11,73% dopo le cessioni di titoli avvenute nell'ultimo anno.



Proprio in vista dell'assemblea, si continuano a osservare movimenti significativi nel capitale di Monte Paschi.

Nella settimana precedente, Francesco Gaetano Caltagirone ha incrementato la sua partecipazione, superando il 9% rispetto all'8% dichiarato alla fine di febbraio.

L'imprenditore romano era entrato nel capitale di Siena in autunno, acquisendo il 3,5% dal Tesoro.

La stessa quota era stata acquistata da Delfin, la holding della famiglia Del Vecchio. Nei giorni scorsi, il fondo Algebris di Davide Serra si è espresso a favore dell'OPS.

Anche questa dichiarazione rappresenta un punto a favore dell'aumento di capitale che l'assemblea di Monte Paschi dovrà approvare per coprire l'operazione.

La maggioranza richiesta è dei due terzi del capitale presente.


Nell'assemblea precedente, era presente poco più della metà del capitale, ma questa volta è probabile che si presenterà un numero maggiore di soci per votare.

Ipotizzando che questi detengano i due terzi del capitale, il "sì" passerebbe con circa il 43-44%. Allo stato attuale, si prevede che voteranno a favore i seguenti soci:
- Tesoro: 11,73%;

- Delfin: 9,78%;

- Caltagirone: +9%;

- Banco BPM: 5%;

- Anima: 4%;

- Norges Bank: 2,9%;

- Algebris: 1,9%;

- PIMCO: 1,5%;

- Calstrs: 0,09%. In base a questi dati, almeno il 46% del capitale sarebbe favorevole all'aumento di Monte Paschi in assemblea.

Una soglia rassicurante per il CEO Luigi Lovaglio, a cui potrebbero aggiungersi i voti di altri fondi minori e di parte degli investitori retail.


I fondi USA, con l'eccezione dichiarata di Calstrs (fondo pensione degli insegnanti della California), e il fondo canadese CPP hanno espresso parere contrario. I proxy advisor, ovvero coloro che forniscono consulenza agli azionisti, hanno posizioni divergenti: ISS suggerisce di bocciare l'operazione, mentre Glass Lewis la promuove. Considerando i prezzi di mercato di venerdì 11, l'OPS non sembra sufficientemente привлекателен per invogliare gli azionisti di Mediobanca a cedere le proprie azioni.

Infatti, prevede l'emissione di 2,3 azioni Monte Paschi per ogni azione Mediobanca portata in adesione.

Il prezzo delle prime è attualmente di 6,178 euro, mentre quello di Piazzetta Cuccia è di 14,52 euro.

Questo implica che gli azionisti di quest'ultima si troverebbero in mano, in caso di adesione, titoli per un valore di mercato di circa 14,21 euro, leggermente inferiore al prezzo a cui potrebbero vendere a terzi i titoli posseduti.

Si tratta di uno sconto del 2,1%, a cui va aggiunto il costo per l'esercizio dei diritti. L'assemblea di Monte Paschi precede di una settimana esatta quella di Generali.

La compagnia di Trieste è partecipata al 13,1% da Mediobanca, che nei fatti la controlla.

L'obiettivo del duo Caltagirone-Delfin è esplicitamente quello di conquistare il Leone, acquisendo a monte Piazzetta Cuccia, attualmente guidata da Alberto Nagel, e a valle sconfiggendo l'uscente Philippe Donnet per impedirgli il quarto mandato.

Un'operazione complessa, ma che si basa sulle partecipazioni dei due in entrambe le società: Delfin detiene il 19,81% e Caltagirone il 7,66% di Mediobanca; in Generali sono rispettivamente al 9,93% e al 6,92%. Se, dopo l'assemblea, Monte Paschi riuscisse effettivamente a conquistare Mediobanca, la quota di quest'ultima in Generali porterebbe al 30% il nucleo degli azionisti anti-Donnet.

E ci sarebbe ancora da valutare la posizione di Unicredit, entrata recentemente nel capitale della compagnia con un pacchetto di oltre il 5%.

Ciononostante, da qui all'assemblea di Generali del 24 non ci sarebbe tempo per espugnare Mediobanca.

Ecco, quindi, che le dinamiche si sposteranno nell'immediato proprio su Trieste.

Il governo non rilascia commenti ufficiali, ma è noto il suo disappunto nei confronti del manager francese a causa della joint venture con Natixis, che potrebbe far defluire dall'Italia centinaia di miliardi di euro di risparmi.


Monte Paschi: il governo italiano non esercita il golden power sull'offerta di Mediobanca
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