Come era prevedibile, con la recessione ormai conclamata della Germania, nostro miglior cliente, la nostra industria ne risente negativamente, specialmente se a questo si sommano anche i problemi geopolitici e il calo della domanda estera, sia nell’eurozona, sia a livello globale. E il futuro non è erto roseo. Per l’Istat infatti dopo due mesi di crescita congiunturale l’indice destagionalizzato della produzione industriale registra, a luglio, una diminuzione; questa è diffusa ai principali comparti, con l’esclusione dell’energia. Risulta negativo anche l’andamento congiunturale complessivo nella media degli ultimi tre mesi.
In termini tendenziali, al netto degli effetti di calendario, l’indice generale è in flessione. Il calo su base annua di luglio riguarda tutti i principali raggruppamenti di industrie, salvo l’energia. Ma passiamo ai dati.
Secondo quanto comunicato dall’Istat, a luglio 2024 si stima che l’indice destagionalizzato della produzione industriale diminuisca dello 0,9% rispetto a giugno. Nella media del periodo maggio-luglio si registra un calo del livello della produzione dello 0,4% rispetto ai tre mesi precedenti.
L’indice destagionalizzato mensile cresce su base congiunturale solo per l’energia (+2,3%); mentre cala per i beni intermedi (-0,7%), i beni strumentali (-1,2%) e i beni di consumo (-2,3%).
Al netto degli effetti di calendario, a luglio 2024 l’indice complessivo diminuisce in termini tendenziali del 3,3% (i giorni lavorativi di calendario sono stati 23 contro i 21 di luglio 2023). Si registrano incrementi tendenziali solo per l’energia (+1,5%); calano, invece, i beni intermedi (-2,8%) e in misura più accentuata i beni strumentali (-4,2%) e i beni di consumo (-5,2%).
I settori di attività economica che registrano gli incrementi tendenziali maggiori sono la fabbricazione di prodotti chimici (+3,9%), le industrie alimentari, bevande e tabacco (+2,5%) e la fornitura di energia elettrica, gas, vapore ed aria (+1,9%). Le flessioni più ampie si registrano nelle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-18,3%), nella fabbricazione di mezzi di trasporto (-11,4%) e nell’attività estrattiva (-5,9%).