L'uso dei pagamenti digitali in Italia è in costante aumento, trainato da cambiamenti nelle abitudini dei consumatori, innovazioni tecnologiche e politiche governative a sostegno del cashless. Un'indagine condotta da The European House – Ambrosetti (TEHA) su 500 esercenti italiani rivela che i pagamenti digitali rappresentano una parte significativa del fatturato per la maggior parte delle aziende, con una crescita costante negli ultimi anni.
Negli ultimi dieci anni, il valore delle transazioni con carte ed e-money è cresciuto esponenzialmente, passando da 174,3 miliardi di euro nel 2015 a una stima di 471 miliardi di euro per il 2024.
Questo incremento è stato favorito da diverse politiche a favore del cashless e dall'adozione diffusa di pagamenti tramite smartphone e dispositivi indossabili. Anche le micro-transazioni, quelle di importo inferiore a 5 euro, hanno registrato un aumento significativo, superiore al 500% negli ultimi quattro anni. Un dato che dimostra come gli italiani stiano cambiando le proprie abitudini di pagamento, scegliendo sempre più spesso le soluzioni digitali.
L'indagine di TEHA evidenzia che solo il 4% degli esercenti italiani non accetta pagamenti cashless. Per la metà degli intervistati, i pagamenti digitali rappresentano oltre il 50% del fatturato. Questo è dovuto principalmente alla domanda dei clienti, che preferiscono sempre più pagare con carte o altri metodi digitali. Circa un esercente su due ritiene che perderebbe clienti se smettesse di accettare pagamenti cashless.
La nuova Legge di Bilancio prevede, ad esempio, l'obbligo per le aziende di abbandonare l'uso del contante per le spese deducibili a partire dal 2025 e il collegamento diretto dei registratori di cassa telematici agli strumenti di pagamento dal 2026. Queste misure mirano a favorire la tracciabilità dei pagamenti e a contrastare l'evasione fiscale. Secondo le stime questi cambiamenti porteranno ad un incremento di gettito fiscale.